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27 gennaio Giornata della memoria – la cerimonia in Provincia

Si è svolta nella sala consiliare della provincia la cerimonia in occasione della Giornata della memoria, che ricorda la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz il 27 gennaio 1945.

Il Presidente della Provincia Enrico Ferrarese ha detto: Fare memoria significa fare onore alle vittime, tanto grande è stato l’orrore che è difficile capacitarsene; poi, citando Primo Levi, ha detto: meglio Shoah (catastrofe) che olocausto (sacrificio); infine ha ricordato che la singolarità di un evento tanto terribile non impedisce l’universalità della lezione che se ne trae.

Il Sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo ha iniziato il suo intervento (riportato per esteso in altro articolo ndr) dicendo: il silenzio è la prima reazione a questo crimine contro l’umanità, ma è imperativo parlare di questo abisso dell’umanità stessa; la Shoah è la nostra storia, non è solo lontano e non riguarda solo il popolo ebraico, nulla giustifica l’antisemitismo che era presente anche prima dell’olocausto e ancora riemerge: l’importante è non essere indifferenti.
Don Andrea Varliero, rappresentante della Diocesi di Adria e rovigo ha detto: fortissimo è  il ricordo delle  mie visite ad Auschwitz ed a Gerusalemme allo Yad Vashem e il memoriale dei bambini,e citando  Anna Arendt: il pensiero cerca il male in profondità e non trova nulla! Ha infine concluso dicendo: vorrei essere un prete migliore per loro, per la loro memoria.
Il Prefetto di Rovigo Clemente Di Nuzzo ha ricordato il valore della memoria come spunto per una riflessione sul presente e sul futuro; poi ha ricordato Liliana Segre che ha parlato di assuefazione del ricordo, ed il fatto che le vittime della Shoah non furono solo ebrei ma anche molti altri “diversi”, chiedendosi: come tutto ciò fu possibile? Annientamento di un popolo è stata ricostruita da Claudio Vercelli nella conferenza all’Archivio di Stato del 24 gennaio, ricordando che il nazismo arriva dopo elezioni democratiche, e che le violenze sugli ebrei avvennero senza risposte da parte dell’opinione pubblica, sulla base di notizie false, ma anche sulla base di un fattore razziale sulla supposta inferiorità che, secondo chi produsse volontariamente tale falsità, poteva essere pericolosa per gli altri (ricordando anche la stagione vergognosa del fascismo in Italia, attraverso le pubblicazioni della rivista La difesa della razza), la soluzione finale ne costituì l’epilogo; infine ha ricordato che anche recentemente, in occasione della pandemia di Covid, sono emerse teorie improbabili e negazioniste,e paure di complotti; infine ha ricordato che la barbarie è tra noi (Iran, Isis, Ucraina), serve una cultura del dialogo e tolleranza, come nella Costituzione nata da Resistenza.
Gli alunni della Classe 3 del Liceo Celio hanno ricordato le responsabilità verso le vittime, e che la democrazia liberale è l’ultima barriera (a partire dall’art 3 della Costituzione) e la tolleranza religiosa deve essere un cardine e la democrazia vive solo se il popolo la difende; oggi è una giornata di dolore, ricordare è necessario, non si deve essere indifferenti, bisogna ricordare la dignità delle persone per non perdere la speranza nel futuro; infine un invito a lasciare ai giovani la possibilità delle scelte, chiarendo che la guerra non è mai la scelta giusta.
Il rabbino di Padova Adolfo Aaron Locci ha detto: l’antisemitismo è tra noi oggi (ha fatto sentire un intervento di un razzista antiebraico del 13 gennaio 2023); ha ricordato che le cifre totali delle vittime sono forse superiori a quanto sinora calcolato, e che su 6 milioni di ebrei, 1,5 milioni furono bambini, i cui nomi vengono pronunciati allo Yad Vashem; è necessario distinguere campi di concentramento da campi di sterminio, in Veneto vi furono molti campi di raccolta di ebrei e prigionieri politici, in Polesine più che altrove, anche per ebrei stranieri da espellere dall’Italia; si è infine chiesto: cosa può rimanere della Shoah senza i sopravvissuti? I testimoni scompaiono, ma la memoria deve sopravvivere con gli scritti. Il Processo Eichmann vide testimoni convinti a partecipare, per fare storia e memoria della Shoah (“se ti racconto non ci credi”): ci sono infinite prove, indispensabili quando non ci saranno più voci e ora, purtroppo, non legge più nessuno. Molti documenti a disposizione furono fatti dalla stessa burocrazia dei carnefici, e quanto successo non si può nascondere, anche se oggi per qualcuno serve ridurlo, banalizzarlo, negarlo. Molti testimoni non sono riusciti a sopportare il ricordo e il fatto di non essere creduti e si sono suicidati. Quando discriminiamo una persona, anche nel nostro presente, non si tiene conto del ricordo di quanto accaduto, che dovrebbe servire per cambiare. Ha infine fatto una citazione bibblica: ci sono due alberi nel giardino dell’eden, quello della vita e quello della conoscenza del bene e del male. E va ricordato che “La parola crea e la parola distrugge”.
Infine la consegna ai famigliari delle medaglie a ricordo di militari polesani che perirono nei campi di lavoro, avendo voluto dire “no!” alla richiesta di arruolamento tra le forze nazi fasciste dopo l’8 settembre 1943.
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