Il 25 luglio del 1943, a seguito della riunione del “Gran Consiglio del fascismo” Mussolini veniva arrestato e di fatto si metteva fine al ventennio iniziato nell’ottobre del 1922.
Poi seguirono gli anni bui della guerra, dell’invasione nazista, della collaborazione fascista con la nascita della repubblica di Salò, fino alla rinascita del 25 aprile 1945.
Ma la data del 25 luglio segna anche l’inizio della lotta al fascismo, anche con episodi spontanei, come fu quello della festa in piazza organizzata dai fratelli Cervi a Campegine, che rimase nella storia e viene giustamente ricordata ogni 25 luglio, con quella che ormai si chiama la pastasciutta antifascista. Di seguito una breve storia della manifestazione.
Quest’anno in Polesine e vicino a noi si svolgono molte manifestazioni, a partire dal 21 luglio a Limena, con la festa regionale dell’ANPI, passando per le pastasciutte del 25 luglio a Pontecchio, Gaiba e Magnolina, fino alla serata a Castelbaldo organizzata dalle sezioni ANPI di Legnago e Montagnana, insieme ad ISERS di Badia polesine.
Buona pastasciutta antifascista a tutti!
L’ORIGINE DELLA PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA
Il 25 luglio del 1943, a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini viene destituito e arrestato. Dopo 21 anni terminava il governo del Partito Fascista. Il Re designò il Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.
Nonostante la caduta del Fascismo, la guerra continuava a fianco dei tedeschi: nei giorni successivi l’arresto vi furono numerose sollevazioni popolari; il 28 luglio, a Reggio Emilia, i soldati spararono contro gli operai delle Officine Reggiane facendo 9 morti.
I Cervi non vennero immediatamente a conoscenza della notizia della caduta di Mussolini perché impegnati nei campi, ma fu sulla via del ritorno a casa che incontrarono numerose persone in festa.
Sebbene sapessero che la guerra non era davvero terminata, decisero di festeggiare comunque l’evento, un momento di pace dopo 21 anni di dittatura fascista. Si procurarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pasta.
Una volta che questa fu pronta, caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con indosso una camicia nera (forse era l’ultima rimasta?) fu invitato da Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta.
La pastasciutta distribuita dai Cervi in piazza a Campegine non fu solo un momento di festa, ma anche un modo simbolico per riappropriarsi del luogo principe della socialità cittadina riconvertito da anni a spazio dedicato unicamente agli eventi legati al partito fascista. Nel 1931 furono vietati gli assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico senza l’autorizzazione del Questore. In particolare furono vietate tutte le riunioni di stampo politico o che potessero apparire sediziose nei confronti dell’autorità.
Ben presto la piazza divenne un luogo dove celebrare il partito: era nelle piazze che si ascoltavano i discorsi del Duce o che i giovani prendevano parte al sabato fascista. I Cervi, più o meno coscientemente, si riappropriano di quello spazio distribuendo festosamente la pastasciutta alla popolazione di Campegine.
Quando gli stessi carabinieri si avvicinarono per disperdere l’assembramento non sapevano che fare: i giorni subito dopo il 25 luglio erano divenuti una terra grigia, non si capiva più quali regole valessero ancora e quali no.
Alla fine anche loro si unirono ai festeggiamenti godendosi quell’apparente attimo di pace.