Molto partecipata la manifestazione a Rovigo in occasione dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, con un corteo conclusosi a Piazza Matteotti dove si sono susseguiti gli interventi finali di lavoratrici, lavoratori, studenti, pensionati e dei segretari generali di Cgil e Uil Rovigo.
Un migliaio le persone che hanno partecipato al corteo ed alla manifestazione, affollata come da molti anni non si vedeva in Provincia di Rovigo.
in apertura del comizio finale in Piazza Matteotti è stato letto un appello di CGIL e UIL (come in tutte le piazze d’Italia) contro la violenza e le discriminazioni nei confronti delle donne, anche alle luce del recente drammatico femminicidio di Giulia Cecchettin. Al termine della lettura, dalla piazza gremita, come aveva chiesto la stessa famiglia di Giulia, è stato effettuato un “minuto di NON silenzio” ma di rumore ed applauso.
Anche le percentuali d’adesione allo sciopero odierno, che riguarda tutti i settori del “privato”, sono state significative:
Nell’industria metalmeccanica mediamente l’80% di adesioni, con punte del 100% nei Cantieri Navali Visentini e oltre l’80% in Draxton, RPM, TMB. IRSAP ed Agritalia.
Tra il 70 ed 80% nelle Aziende del settore chimico e gomma-plastica e punte di circa il 50% in alcune realtà della Grande Distribuzione.
L’ampia partecipazione allo sciopero, soprattutto nei settori dove i lavoratori non sono “ricattabili” perché precari, ed alla stessa manifestazione sono la migliore risposta a chi nel Governo cerca di impedire in vari modi il libero esercizio del diritto di sciopero, previsto dalla nostra Costituzione e che è la massima espressione di democrazia nel mondo del lavoro.
Una mobilitazione iniziata da alcuni mesi, preceduta da molte assemblee territoriali e nei luoghi di lavoro, sfociata nello sciopero generale per contrastare le politiche economico-sociali del Governo, peggiorate dalla ultima legge di bilancio, che non affrontano realmente il grave impoverimento di chi vive di lavoro e pensione, non contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, anzi le ampliano e non produce crescita che aiuti la stessa domanda interna.
Non sono previsti provvedimenti per redistribuire la ricchezza prodotta, non si valorizza il lavoro puntando sulla qualità. Anzi si fa cassa sui poveri, sul welfare e sulle pensioni.
Inaccettabile l’ulteriore taglio, nei fatti, alle risorse per lo stato sociale, a partire dalla Sanità pubblica, che dovrebbe invece garantire per tutti il godimento di importanti diritti pubblici universali, tutelando soprattutto le fasce sociali meno abbienti.
Nella legge di bilancio, come nei precedenti provvedimenti del Governo, non esiste un vero intervento strutturale che garantisca, attraverso la leva fiscale, la redistribuzione del reddito a favore di lavoratori e pensionati con redditi medio-bassi che da sempre pagano regolarmente le tasse, ma solo “mance” buone per la propaganda e nessun vero intervento di maggior tassazione delle grandi rendite finanziarie, degli extra profitti aziendali e di contrasto serio alla evasione ed elusione fiscale … al contrario condoni più o meno mascherati, concordati e flat tax per gli autonomi; nessuna reale previsione di contrasto alla precarietà, anzi la si allarga, che è l’altra faccia della medaglia del lavoro povero, nulla sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ed anzi si liberalizza il ricorso ad appalti e sub-appalti in cui spesso la sicurezza è vista solo come un fastidioso costo.
Grave peggioramento inoltre delle norme sulla previdenza, senza alcuna attenzione alle nuove generazioni ed alle donne.
A vedere oggettivamente e per intero i recenti numeri sull’occupazione dell’Osservatorio Inps, si vede che a fronte del tanto celebrata aumento dell’occupazione, i contratti stabili aumentano solo del 3%, mentre i contratti precari a tempo determinato crescono del 6,9% (in Polesine circa 8%) ed il lavoro stagionale del 13%. Ancora una volta il lavoro si fonda soprattutto sulla precarietà e sui settori con lavoro “povero”.
Cgil e Uil hanno invece da tempo presentato altre proposte alternative che valorizzino il lavoro di qualità e l’innovazione come motori di crescita e per investimenti concreti sullo stato sociale, indicando anche precisamente dove ricavare le risorse. Ma il Governo non ha mai aperto un vero dialogo con le Organizzazioni Sindacali per non disturbare a loro dire “chi produce” e non ha accolto tali proposte. Per questo si è resa urgente la mobilitazione che, se necessario, proseguirà.
E se caliamo questa situazione nel nostro Territorio dove abbiamo ancora le retribuzioni e pensioni mediamente più basse del Veneto, una popolazione sempre più anziana con oltre il 25% di over 65enni, con i pensionati che dall’anno scorso hanno superato per numero i lavoratori attivi con tutte le conseguenze negative in termini di finanziamento dei servizi pubblici universali e di mercato del lavoro, con un trasporto pubblico molto carente ed una Sanità territoriale quasi inesistente è evidente che diventa ancora più necessario mobilitarsi perché le politiche sbagliate di questo Governo ci danneggiano in misura ancora maggiore e non ci aiutano certo a creare le condizioni per uno sviluppo di qualità (che passa anche per un lavoro sinergico di programmazione e progettualità territoriale) che renda nuovamente attrattivo il Polesine.
Pieralberto Colombo – segretario generale Cgil Rovigo
Gino Gregnanin – Coordinatore Provinciale Uil Rovigo