Mentre ci troviamo di fronte all’ennesima crisi di governo con il conseguente avvio della campagna elettorale, crediamo giusto ribadire dal punto di vista del “lavoro” quali debbano essere le priorità da affrontare per dare risposte alle tante diseguaglianze prodottesi e che si vanno allargando, anche a causa degli effetti deleteri dell’inflazione, della guerra e della conseguente speculazione in atto che finisce per colpire ancor più le fasce più deboli della popolazione oltre che mettere in difficoltà le stesse imprese.
Tali problematiche colpiscono anche la nostra Provincia: se mai ci fosse bisogno di conferma, lo dimostrano i recenti dati di “Veneto Lavoro” dove emerge, di nuovo, che il Polesine la crescita delle assunzioni nel primo semestre 2022 è del solo 5%, dato ampiamente più basso rispetto alle altre Province del Veneto (Padova e Vicenza più 28%, Treviso più 23%, Verona più 21%, Belluno più 17% e Venezia addirittura con più 57%), mentre nel nostro Territorio a giugno 2022. rispetto a giugno del 2021, calano di quasi il 3%. Un segno negativo, che in questo caso riguarda tutto il Veneto, che non deve essere sottovalutato.
A questo si aggiunge, come segnalato con preoccupazione molte volte dal Sindacato confederale, che la parziale ripresa – dopo la fase più acuta della pandemia – si basa ancora una volta sul lavoro precario (oltre 80% sul totale di nuove assunzioni in Italia e quasi il 90% in Provincia di Rovigo.).
Infine c’è un fenomeno che è ripreso dallo scorso mese nel nostro Territorio e che spesso passa sotto silenzio: la cessazione di molti contratti a termine e somministrati. Tale questione rappresenta un ulteriore campanello d’allarme e che mette in difficoltà molte persone (con una percentuale alta di giovani) su cui vengono scaricati i primi segni di rallentamento che colpisce il mondo delle imprese, con perdita anche di professionalità interessanti. Flessibilità che si traduce in precarietà lavorativa e di vita. Come Cgil di Rovigo nei settori industriali abbiamo registrato la cessazione di poco più di sessanta contratti a termine o di somministrazione solo tra giugno e luglio di quest’anno.
Da qui nascono le priorità che a nostro avviso deve darsi chi governa dal livello locale a quello nazionale, oltre che essere oggetto di un forte appello alle stesse nostre controparti datoriali: contrasto vero al lavoro povero con un aumento delle retribuzioni attraverso la via contrattuale nazionale ed aziendale ed attraverso la “leva fiscale” che deve però avere la caratteristica di una reale progressività a favore dei redditi più bassi da lavoro e da pensione accompagnata da una forte azione di contrasto all’evasione fiscale, senza condoni più o meno mascherati.
Superamento delle forme più inaccettabili di lavoro precario (spesso l’altra faccia della medaglia del lavoro povero) con un contratto a tempo indeterminato a contenuto formativo permanente come modalità centrale d’inserimento al lavoro, puntando alla valorizzazione delle risorse umane, attraverso l’istruzione e formazione di qualità. Diversamente continueremo a puntare alla via bassa dello sviluppo basata invece sulla “svalutazione” del lavoro per far vivere le aziende nel mercato e che si è rivelata nei fatti perdente in questi anni, invece di puntare ad uno sviluppo fondato sull’innovazione organizzativa e di prodotto che presuppone l’investimento serio sulle persone che lavorano ed adeguate politiche industriali ed ambientali/energetiche. Lavoro di qualità in una parola che presuppone anche risolvere il gravissimo problema della sicurezza sul lavoro che ancora vede i dati dei morti sul lavoro in aumento, con la nostra Provincia la peggiore del Veneto in rapporto alla popolazione lavorativa.
Questi dovrebbero essere tra i temi urgenti che come Cgil crediamo debbano essere presi in carico dalle forze politiche che si candidano a governare il Paese. Temi che se risolti possono aiutare a dare risposte al mondo del lavoro, soprattutto a favore di chi oggi è più in difficoltà, ed affrontare seriamente la questione sociale evitando l’acuirsi del disagio sociale e del conseguente allontanamento di larghe parti della popolazione alla partecipazione attiva alla vita sociale e politica che è sempre un cattivo segnale per una democrazia.
Temi che devono essere affrontati certamente anche a livello locale, se guardiamo ai “numeri” elencati prima, a cui si aggiunge per il nostro Territorio il grave fenomeno dello spopolamento che coinvolge anche una elevata percentuale di persone in età da lavoro.
Alle controparti datoriali chiediamo pertanto, nella contrattazione di secondo livello territoriale, di poterci occupare oltre che dell’aspetto retributivo anche della riduzione significativa – attraverso accordi di progressiva stabilizzazione – dell’utilizzo di contratti cosiddetti flessibili che generano spesso scoraggiamento e scarsa fideizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori stessi, così come di una seria riflessione per invertire la rotta nell’utilizzo di filiere di appalti e sub-appalti che hanno frammentato il lavoro e lo hanno reso spesso più povero, insicuro e con diritti limitati.
Anche insieme alle Istituzioni ed alla politica locale si possono poi affrontare le priorità sopra descritte. Condividendo e programmando uno sviluppo sostenibile e di qualità, anche del lavoro, del nostro Territorio, facendo sinergia tra welfare territoriale-aziendale e welfare pubblico locale e governando virtuosamente possibili nuovi insediamenti (oltre a quelli già presenti) per evitare che “altri” da fuori lo facciano privilegiando però interessi particolari a scapito della nostra Comunità.
Per questo vediamo con favore l’accoglimento da parte della Provincia la richiesta di Cisl, Uil e Cgil di Rovigo (condivisa poi anche da alcune Associazioni Datoriali) di riavvio del tavolo dell’economia e dello sviluppo che può diventare il luogo in cui tutti gli attori del Territorio discutono e condividono, davvero in sinergia, idee e progettualità fino ad una possibile co-progettazione d’interventi utili al Territorio. Credo che ciò sarà ancora più importante ora che, con la caduta del Governo e le prossime elezioni a fine settembre, rischiamo quantomeno gravi ritardi rispetto a possibili “strumenti” a disposizione per il Polesine, a partire in questa fase dalla ZLS, che deve essere accompagnata, come già proposto, dalla indispensabile realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali e servizi correlati che rendano davvero funzionale tale “strumento” ed attrattiva la nostra Provincia per imprese e lavoratori. Su tutto ciò non c’è tempo da perdere e bisogna spingere tutti nella stessa direzione per avere forza nei confronti della politica e delle istituzioni regionali e nazionali.
Pieralberto Colombo – segretario generale Cgil Rovigo