Negli ultimi giorni Rovigo è stata teatro di episodi inquietanti: una donna senza fissa dimora violentata nei pressi della stazione, accoltellamenti, una lite mortale. Non possiamo restare indifferenti: è nostro dovere riflettere sulla condizione sociale della città ed esprimiamo cordoglio alla famiglia di Amine Gara.
Questa spirale di violenza arriva dopo un anno di amministrazione della sindaca Valeria Cittadin, espressione del centrodestra. La giunta, presentata come simbolo del cambiamento, si è rivelata una macchina del consenso basata su selfie, brindisi e inaugurazioni, priva però di strategia, interventi strutturali o visione. La retorica della “rinascita” si è fermata agli aperitivi in piazza. I recenti fatti non sono isolati, ma segnali di un disagio più profondo, legato a sicurezza, integrazione e gestione degli spazi pubblici. L’amministrazione ha il dovere di garantire che il divertimento non si traduca in degrado e pericolo.
Con la giunta Cittadin, la già fragile rete dei servizi sociali è stata praticamente azzerata. Anche la Polizia Locale è in crisi: in stato di agitazione sindacale da mesi, senza risorse né direzione. Il silenzio dell’amministrazione è assordante, mentre la coesione sociale si sgretola. Cercare visibilità non basta: governare una città richiede competenza, dedizione quotidiana e visione, e la giunta Gaffeo aveva intrapreso proprio questo percorso.
La narrazione entusiastica si scontra ora con la realtà. Animare Rovigo è importante, ma serve chiedersi quale modello di città stiamo costruendo. Quando l’intrattenimento prende il sopravvento su cultura, inclusione e responsabilità, il risultato può essere quello che stiamo vivendo.
Dopo l’ennesima notte di sangue, è evidente: non possiamo permetterci altri mesi di improvvisazione. Governare non è solo comunicare, ma costruire un futuro per tutta la comunità.


