Cristina Sartorello ben prima di diventare fotografa è stata una bambina che ha trascorso lunghe incursioni nell’estremo delta del Po, perché suo padre era un coordinatore di attività produttive agricolo-vallive e durante le sue funzioni portava la famiglia con sé.
Una lezione di vita del genitore echeggia ancora nei pensieri di Cristina: “Per sopravvivere nella natura bisogna conoscerla per difendersi dai propri predatori e non sembrare delle prede”, parole che le sono servite per essere preparata a reagire ai predatori, siano essi animali o umani.
Da disorientata qual era forse all’inizio, Cristina deve aver imparato presto ad orientarsi nei nostri labirintici meandri per saper cogliere con una luce negli occhi, cruda e disincantata, attenta a percepire l’intima essenza delle cose.
Conoscerla meglio dal punto di vista umano traspare, nelle proprie scelte di vita, la sua eclettica trascinante presenza nel ballo della vita.
Una riprova di quanto detto è costituita anche dalle sue continue rassegne fotografiche e immancabili recensioni culturali, che ci tengono attaccati al presente, fra lupi mannari, sirene e sogni.
Proprio le sue fotografie qui presentate, nel granaio di Ca’ Cornera, sanno essere la premessa necessaria da cui parte la concezione di questo appuntamento, che attraverso la libertà assoluta della creazione interpretativa esplora i confini, in verità labili, tra realtà e illusione, normalità e follia, sogno e incubo.
A far da insolito Virgilio, lungo il percorso espositivo è stato chiamato Francesco Casoni, giovane scrittore rodigino dalla scrittura visionaria, divertente e corrosiva, che ha all’attivo due romanzi e innumerevoli articoli e racconti brevi.
Con il suo primo romanzo Le mille verità, (Apogeo Editore,2017) era riuscito, attraverso una fervida fantasia, a mettere in burla vari aspetti della società di provincia a noi vicina, in particolare i riti del mondo editoriale. Anziché occuparsi di eroi, quella storia decide di raccontare la figura dell’antieroe, dietro cui si nascondono le disillusioni e il senso dell’invisibilità dell’individuo frustrato ed incompreso.
Il suo stile sfiora e mescola quindi realismo e visionarietà.
Proprio riprendendo il suo esordio letterario, Francesco Casoni ha pensato di affiancare agli scatti di Cristina Sartorello alcuni inediti brevi parossistici racconti.
La sua brillante e debordante fantasia pervaderà la nostra immaginazione e una volta entrata nella nostra mente non ci lascerà più per regalarci un’altra verità…
Viene da sè ricordare il magnifico paradosso di Federico Fellini: “Il visionario è l’unico vero realista”.
Un invito agli amici di Ca’ Cornera che accoglieremo nel nostro granaio: lasciatevi andare…, abbandonate clichès e convinzioni rigide, fosse solo per il tempo della visita.
Vi assicuro quando ve ne andrete vi troverete almeno con un paio di sorrisi in più, magari amari, di quando siete arrivati.
Ne vale la pena, direi.
Gianpaolo Gasparetto