Approfondimenti

Lettere – Una storia di ingiustizia, una richiesta di aiuto

Salim approda in Sicilia nel 2016 da uno dei barconi che dalla Libia trasportano i migranti in fuga dalle guerre, dalla povertà, dall’indigenza in cerca di salvezza, di riscatto nella prospettiva di una vita più degna per loro e per le loro famiglie. Salim è partito dal Bangladesh, il suo paese d’origine, ha lasciato la mamma, il papà disabile e la sorella.

Dalla Sicilia Salim arriva a Bosaro, in provincia di Rovigo, per entrare nel centro di accoglienza dove soggiorna per un certo periodo, come richiedente asilo.

Lo ho conosciuto a Bosaro, un ragazzo gioviale, amava l’Italia, era fiducioso di poter ottenere il permesso di soggiorno, svolgeva lavori precari e mal pagati, ma sempre animato da una solida speranza.

Salim lascia il campo di Bosaro per un lavoro promettente a Mestre, ma ancora con il suo breve permesso di richiedente asilo che doveva essere rinnovato ogni sei mesi.

La sua domanda per ottenere “i documenti” viene respinta una prima volta,  anche il ricorso ha esito negativo, tenta, come ultima carta, il ricorso in Cassazione.

Salim comincia a perdere la speranza, si attenua la sua fiducia di integrarsi con  un lavoro giustamente retribuito e meno precario, dopo tre anni dallo sbarco gli sembra che tutto sia molto più difficile.

Salim inizia a soffrire di una patologia addominale per la quale non trova rimedi efficaci, nonostante le sempre più frequenti visite ospedaliere.

Nel 2020 si apre una possibilità con la nuova normativa che prevede, a certe condizioni,  una sanatoria per i migranti non regolarizzati. Salim trova chi può regolarizzare la sua posizione, nel Luglio del 2020  inoltra la nuova domanda per ottenere il permesso di soggiorno. Ma la risposta non arriva, l’attesa è lunga, solo qualche mese fa gli viene comunicato che sarà convocato dalla Questura il 9 Maggio del 2022 per le impronte digitali in attesa del permesso . Nel frattempo la sua condizione di salute peggiora, è ancora senza “documenti”, non trova lavori stabili, vive nella precarietà, trova un impiego in un laboratorio gestito da cinesi a Stanghella. Ma sono le sue condizioni psicologiche che cominciano a preoccupare. È sfiduciato, pensa di ritornare in Bangladesh, ma senza permesso è bloccato in Italia, la data del  Maggio 2022 gli sembra lontanissima, la sua malattia lo tormenta e la interpreta come un male incurabile.

La mattina di Martedì 30 Novembre gli amici con i quali condivide l’abitazione a Stanghella, quando si alzano trovano la porta del bagno chiusa, Salim non è a letto, il bagno è chiuso, ma da dentro nessuno risponde. Guardano dalla finestra e vedono il corpo senza vita di Salim che si è impiccato.

Salim aveva 34 anni.

La solitudine, la disperazione, la precarietà, il calvario delle pratiche legali per la regolarizzazione,  la lontananza dalla famiglia, la malattia hanno avuto il sopravvento e Salim ha ceduto.

Il suo corpo è ora nell’obitorio dell’ospedale di Schiavonia.

Il trasporto della salma dall’Italia al Bangladesh richiede l’attivazione di una complicata procedura burocratica e comporta una spesa ingente, dell’ordine di qualche migliaia di euro. La famiglia non ha possibilità e disponibilità finanziaria per farsi carico del problema.

Si stanno interessando della cosa alcuni amici bangladesi ed io con loro. Con una lettera carica di dolore il padre di Salim prega e spera che gli amici “possano dare a lui la possibilità di accogliere il corpo morto del figlio nel suo paese”.

Papel Ahmed è  l’amico di Salim che vive in Italia e che ha la delega da parte della famiglia per tutte le procedure richieste per il rimpatrio della salma.

Con Papel ho concordato la modalità con la quale fargli pervenire possibili aiuti monetari anche da parte di cittadini italiani, integrando così la somma che si incarica di raccogliere la comunità degli immigrati dal Bangladesh.

Questo è l’IBAN da utilizzare se ritenete, in tutta libertà, di poter contribuire a far fronte alle spese per il trasporto del corpo di Salim dall’Italia al Bangladesh.

Ahmed Papel:  Iban IT 50J0200802011 000105824339

Come causale potreste scrivere: Contributo per il trasporto della salma di Mia Salim in Bangladesh.

Nell’eventualità auspicabile che la somma raccolta superi l’importo necessario per il rimpatrio, l’accordo con Papel Ahmed, che conosco e di cui ho una stima incondizionata, è di fa pervenire l’eccedenza alla famiglia di Salim.

Forse si può trovare qualcosa di eccedente e di inopportuno anche in questa lettera, ma è la storia di una tragedia che, come tante altre del mondo dei migranti, non ho voluto rimanesse sepolta nel silenzio e nell’indifferenza.

Paolo Zorzato

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