Tutti i lavoratori e le lavoratrici della Micron di Padova hanno scioperato compatti e uniti contro il volere della multinazionale statunitense che vuole chiudere il sito padovano ricollocando, dicono, i 31 ingegneri e progettisti presso le sedi di Vimercate o Avezzano.
Trasferimento che nasconderebbe l’intenzione di lasciare a casa queste 31 alte professionalità che, in questi anni, dal Veneto, da Padova hanno scritto la storia dell’elettronica, nello specifico delle memorie che ormai imperversano su pc, smartphone e tablet. Ogni 4 dispositivi comprati negli ultimi 5 anni si può trovare una scheda di memoria progettata proprio negli uffici padovani della Micron Semiconductor Italia grazie al talento e all’intelligenza di questi cervelli italiani che vorrebbero continuare a lavorare e a progettare a Padova.
Alcuni di loro provengono da altri siti della Micron, come un paio di loro che furono destinati qui dopo la chiusura del sito catanese nel 2018, o altri ancora giunsero a Padova a seguito della prima grande riorganizzazione aziendale che coinvolse l’Italia del 2014. Uomini e donne con famiglie e bambini o adolescenti, con mutui, amicizie, colleghi e progetti a cui viene chiesto di trasferirsi in pochi mesi in Abruzzo o in Lombardia, dimenticando che per alcuni di loro sarebbe già il secondo, se non il terzo trasferimento di sede.
Le lavoratrici e i lavoratori della Micron sostengono che il sito di Padova non ha alcun motivo per essere chiuso, essendo una realtà dalla quale sono partiti progetti importantissimi grazie ai quali l’azienda ha fatturato e sta fatturando cifre ingenti grazie alle schede di memoria Flash NAND.
“Noi ci occupiamo di progettazione avanzata di chip di memoria che finiscono su qualsiasi dispositivo che memorizzi informazioni come tablet, smartphone o computer. Le aziende al mondo che fanno questo tipo di prodotti sono soltanto quattro, per cui un dispositivo su quattro al mondo contiene un chip di Micron e, se è recente, potrebbe essere stato progettato a Padova in quanto i dispositivi più di successo degli ultimi cinque anni sono stati fatti nel nostro ufficio da noi.” hanno dichiarato i delegati della Fiom e della Uilm del sito padovano a nome di tutti i lavoratori e le lavoratrici “Oggi Micron sta pretendendo da noi un ennesimo grandissimo sacrificio che tocca non solo noi, ma le nostre famiglie, la nostra vita. E questo senza rendersi conto che chiudendo la nostra divisione potrebbe non essere più in grado di produrre quello che adesso fa grazie al nostro lavoro. Noi vogliamo continuare ad essere parte di questa realtà e vogliamo continuare a utilizzare qui i nostri talenti perché siamo ingegneri e fisici d’alta specializzazione e meritiamo di restare a lavorare qui a Padova. In un momento in cui si parla di fuga di cervelli, noi vogliamo proseguire qui, dal più giovane al più anziano (l’età dei dipendenti varia dai 25 ai 62 anni)”
L’azienda a dicembre ha dichiarato di voler tagliare del 10-15% la propria forza lavoro e si teme che la chiusura di Padova possa essere solo il primo passo verso tagli più grandi.
Le azioni di protesta continueranno e si amplieranno coinvolgendo gli altri siti italiani: lunedì è previsto uno sciopero unitario delle 4 sedi con assemblea condiviso online per tutti i 548 dipendenti e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
Mercoledì 22 marzo ci sarà un terzo incontro con i vertici italiani della multinazionale e qualora non ci dovesse essere la revoca dell’insensata chiusura della sede padovana seguiranno ulteriori azioni di protesta.