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“Nel 2015 una proposta contro il cuneo salino. Ora è il momento di agire”

Già sette anni fa la Fai Cisl Padova Rovigo aveva lanciato una proposta che se fosse stata ascoltata allora avrebbe reso l’impatto della siccità sull’agricoltura polesana ben meno grave di quello attuale. La proposta era questa: realizzare una diga sull’Adige, all’altezza dello sbarramento mobile di Rosolina, con porte che si aprono automaticamente verso la foce con l’aumento della portata del fiume e si chiudono con l’intervento umano in caso di risalita della marea, per evitare la penetrazione dell’acqua salmastra lungo l’asta fluviale. «Un intervento assolutamente sostenibile che, affidato alla gestione del Consorzio di bonifica Delta del Po, avrebbe permesso di tenere sotto controllo il cuneo salino», osserva il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin, che nel 2015, come segretario della Fai Cisl Padova Rovigo, aveva lanciato questa proposta.

L’idea della diga era nata in contrapposizione a quella dello sbarramento tra Badia e Terrazzo, che scatenò un’unanime lavata di scudi da parte di amministrazioni, Consorzi e associazioni ambientaliste del territorio. «Già allora i numerosi sbarramenti presenti – prosegue Scavazzin – impedendo il deflusso minimo vitale in certe zone, mettevano a rischio alcune colture nei periodi più aridi. Certo, nessuno immaginava un periodo di siccità prolungato come quello attuale, ma l’allarme clima era già scattato. L’opera avrebbe consentito un innalzamento del livello dell’Adige e aumentato la risorsa idrica a disposizione sia dei cittadini che degli agricoltori polesani e della Bassa Padovana».

Invece per l’agricoltura polesana la situazione è drammatica. Lo ribadisce il segretario della Fai Cisl Padova Rovigo Gilberto Baratto, che osserva: «Sono a rischio tutte le colture in un’area agricola che tra le più importanti d’Italia e in un settore che per il Polesine è fondamentale per l’aumento del Pil. Pensiamo anche alle ripercussioni sull’occupazione, con lavoratori specializzati in diverse attività di alta professionalità nel settore agroalimentare. Dobbiamo prevedere interventi di ampio respiro perché questa situazione rischia di ripetersi. Dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza e programmare una gestione strutturale dei cambiamenti climatici».

Nel 2015, la proposta di una diga sull’Adige che proteggesse la terra dal cuneo salino ebbe un forte richiamo, ma non venne ascoltata. Un altro problema che sta colpendo duramente l’agricoltura è l’aumento dei costi delle bollette energetiche, che sarebbe meno grave se si fosse puntato per tempo sulle fonti alternative. «Abbiamo perso già troppo tempo», conclude Samuel Scavazzin. «Sono anni che la Cisl indica una strada percorribile e sostenibile, la cui importanza è resa più evidente oggi per la concomitanza di eventi eccezionali come la guerra e la siccità. Ora, grazie alle ingenti risorse che si riverseranno sul territorio con il Pnrr, alcune delle quali devono essere destinate alla transizione ecologica, abbiamo l’opportunità di agire concretamente. Bisogna farlo subito. E’ ora che la politica e l’imprenditoria ci ascoltino e avviino quei cambiamenti strutturali non più rinviabili, a vantaggio sia dell’ambiente che del nostro sistema economico».

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