Tre splendide opere d’arte saranno al Roncale per indicare come la vicenda di Giovanni Miani si sia inserita in quella passione per l’Egitto e l’Oriente arabo che, tra la fine del ‘700 e gli anni ’30 del ‘900, ebbe a contagiare l’intera Europa. L’Oriente, terra dell’esotico, era meta di viaggi, evocata come luogo di suggestive rovine, meraviglie, bizzarrie. Descrizioni che affascinavano le signore non meno dei loro mariti, impazzando nelle conversazioni dei salotti, influenzando scrittori, poeti, la moda, l’architettura e, naturalmente anche l’arte.
“Giovanni Miani. Il Leone Bianco del Nilo”, non poteva tralasciare almeno un accenno a questo “clima” che nel Vecchio Continente polarizzava l’interesse su quanto – vero o raccontato in modo spesso fantasioso – accadeva tra Africa settentrionale e Asia.
Esporre nel salotto di casa immagini di quell’Oriente era un po’ come partecipare alle imprese degli esploratori di cui si trovava larga eco nei giornali, entrare nel mistero seducente delle “Mille e una notte”, portare un mondo altro dentro il proprio. Da qui la fortuna che incontrarono quegli artisti che sapevano trasporre l’Oriente nei loro dipinti e far assaporare l’esotico a chi laggiù non sarebbe mai andato.
Per la mostra su Miani, sono tre le opere che Alessia Vedova, responsabile Patrimonio artistico ed eventi espositivi di Fondazione Cariparo, ha scelto per fornire un esempio dell’Orientalismo in pittura. Sono opere tutte patrimonio di Fondazione Cariparma esposte a Palazzo Bossi Bocchi, museo creato e gestito dalla stessa Fondazione. La scelta è caduta su due fondamentali artisti, parmensi di origine ma universali per interesse, Alberto Pasini e Roberto Guastalla. “Entrambi pittori, viaggiatori. Nel senso che ritraggono luoghi, situazioni che realmente vivono in diretta, nel corso dei loro viaggi”, sottolinea Alessia Vedova.
Alberto Pasini, completati gli studi all’Accademia di Belle Arti di Parma, si trasferirà a Parigi, dove seguirà dapprima i pittori della scuola di Barbizon e in seguito si affiderà agli insegnamenti di uno dei maggiori orientalisti francesi, Chassérieau.
“Pasini, tra il 1855 e il 1876, sottolinea Francesca Magri, responsabile scientifica del Museo Bossi Bocchi, divenne pittore addetto nelle missioni diplomatiche francesi viaggiando tra la Persia, il Nord Africa e la Turchia, appuntando moltissimi schizzi e bozzetti che diventeranno quadri dove paesaggi e protagonisti venivano raccontati con un linguaggio umano, vero ed essenziale”.
“L’Oriente visitato tra ricordi ed esperienze è anche quello di Roberto Guastalla, pittore e orientalista per vocazione e passione più che per necessità. L’agiatezza della famiglia gli permette infatti di dedicarsi alle sue passioni, la pittura e i viaggi. Soggetti dei suoi quadri sono anche i bivacchi, le oasi e le imponenti architetture islamiche tradotte sulla tela con attenzione al vero”.
“Miani. Il Leone Bianco del Nilo”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cura di Mauro Varotto, sarà in Palazzo Roncale dal 12 marzo al 26 giugno prossimi. Ingresso libero.