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RUGBY Rovigo città in mischia – La grande crisi e il miracolo di Sandule Penciù

RUGBY

Rovigo città in mischia

Rovigo, Palazzo Roncale

22 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

Mostra curata da Ivan Malfatto, Willy Roversi e Antonio Liviero. Da una idea di Sergio Campagnolo.

 

Se non proprio dalle stelle alle stalle, certo è che per Rugby Rovigo, gli Anni ’60 furono quelli dell’altalena. Partiti alla grande con gli scudetti di inizio decennio (tre scudetti di fila, negli anni 1961, ’62 e ’63) per poi calare sino a misurarsi col percolo della retrocessione. Dall’esaltazione alla depressione, gli anni ’60 furono il decennio più contrastante nella storia del Rovigo.

“Rovigo città in mischia” analizza quel momento difficile, ponendolo in relazione con quanto accadeva in città, soprattutto nell’economia. Perché i tardi anni Sessanta furono quelli della rinascita economica del Polesine.

Ricordiamo che la mostra “Rugby. Rovigo città in mischia” è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cura di Ivan Malfatto, Willy Roversi e Antonio Liviero, da una idea di Sergio Campagnolo. Si potrà ammirare al Roncale dal 22 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023.

I titoli del ’61, ’62 e ’64 avevano ufficializzato il ruolo da protagonista del Rovigo nel rugby italiano e reso ancora più stretto il legame dei bersaglieri rossoblù con la città. Quei successi, sempre più seguiti da un pubblico ogni anno più numeroso e appassionato, fecero capire che il Rovigo aveva bisogno di una casa propria, di uno stadio tutto suo. Così a metà degli ’60 i rossoblù si trasferirono nel nuovissimo stadio di Viale Alfieri, il primo in Italia riservato esclusivamente al rugby.

Mentre Rovigo e il suo territorio stavano vivendo la loro rinascita economica la squadra di rugby sopravviveva in cattive acque. Stazionava da alcune stagioni nei bassifondi della classifica con lo spettro della retrocessione. I giocatori erano pochi, vecchi, logori e sugli spalti dello stadio c’era meno di un centinaio di spettatori. Sembrava che il giocattolo si fosse rotto per sempre. In realtà stava morendo d’inedia. La svolta ha il nome di un’azienda polesana di mobili che si era imposta anche a livello nazionale: la Tosimobili del Commendator Maurizio Tosi, che diventa il primo sponsor della storia rossoblù. Un’azienda polesana che mette il proprio nome sulla maglia della squadra più popolare della città; è molto significativo.

Con l’arrivo del primo sponsor, la Tosimobili, e del primo giocatore straniero, Alex Penciù, poteva iniziare una nuova epoca del rugby rodigino.

Alex “Sandule” Penciù arriva a Rovigo ad ormai 36 anni, ma per diverse stagioni è stato uno dei migliori estremi d’Europa. A lui viene affidato il compito di tenere in piedi la squadra in attesa che maturi un gruppo di ragazzi molto promettenti che si stanno facendo notare nelle giovanili. Nel 1970 vinceranno il titolo di categoria. Penciù arriva a Rovigo a stagione inoltrata. Lui è un ufficiale dell’esercito rumeno e riuscire a farlo espatriare non era stato semplice. L’impatto con la sua nuova realtà è piuttosto complicato. Appena sbarcato dall’aeroporto i dirigenti rossoblù lo accompagno direttamente allo stadio Battaglini. È una nebbiosa serata di novembre del 1969, le poche luci presenti illuminano a malapena una piccola porzione di campo, ma non c’è molto da vedere. Sul terreno, immersi nella nebbia, si stanno allenando meno di dieci giocatori. Quando nel 1973 la Tosimobili e lo stesso Penciù chiudono la loro esperienza con la Rugby Rovigo lasciano una squadra piena di giovani che raggiunge il terzo posto in campionato, gioca il rugby più spettacolare del torneo e gli spalti sono tornati a popolarsi di tifosi.

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