Rimaniamo allibiti di quest’entrata a gambe tese dell’IRAS sulla questione Casa Serena. Da chiedersi: “cui prodest”?.
Certamente non alle persone che, come una doccia fredda, ricevono una lettera che nulla ha di sociale, come se il ruolo di IRAS fosse quello di una immobiliare.
Non giova ai cittadini di Rovigo per l’immagine che ne sta uscendo dopo tanta discussione dove il bene comune era centrale nelle bocche di tutti.
Avvilisce ancor di più, se mai fosse possibile, il morale dei Lavoratori di IRAS che vedono pian piano smantellare quello che nel passato rappresentava un vanto lavorarci.
Sicuramente rappresenta benzina sul fuoco di una situazione drammatica che da 6 anni non trova soluzione. Aggiungo inoltre che sicuramente, per quello che leggiamo, rappresenta uno stimolo per propaganda politica, in alcuni casi abbastanza discutibile, di chi, almeno per una parte, ha amministrato questa città e non può certo chiamarsi fuori.
Sicuramente il ruolo centrale mantenuto dalla Prefettura diventa essenziale, non solo per rimettere le persone al tavolo di confronto, ma anche per evitare colpi di testa inutili e dannosi. Come sindacati siamo in stretto contatto con la Prefettura e siamo certi che la stessa impedirà qualsiasi azione che determini danni agli Ospiti di Casa Serena, compreso quest’azione di sfratto che non trova giustificazione.
Alla Politica ora chiediamo responsabilità. Chiediamo alla Regione Veneto di farsi garante, non solo a parole durante la presentazione di un libro, del necessario accordo che traguardi l’IRAS nel futuro senza danni alle persone. Va immediatamente fatto tutto il necessario per evitare disagi e danni agli Ospiti raggiunti dalla lettera dell’IRAS
La cosa che ora diventa determinante è ritornare al tavolo di discussione. Non si trasformi l’IRAS in battaglia politica sterile e dannosa. Il bene comune che rappresenta è troppo grande per essere strumento di una o altra parte. Le eventuali colpe del passato o i presunti ritardi ed inadempienze del presente siano oggetto di discussione vera e profonda, ma solo dopo aver trovato la soluzione che salvaguardi i posti di lavoro e il patrimonio pubblico e sociale che rappresenta l’IRAS per la città di Rovigo.