Si è tenuta il 10 luglio, davanti alla Corte dei Conti, l’udienza scaturita dall’indagine contabile relativa all’annosa vicenda del project financing per la costruzione del nuovo polo natatorio di viale Porta Po. Sono state chiamate 20 persone, fra dirigenti e amministratori di palazzo Nodari, a rispondere di un presunto danno stimato in 4.575.203 euro che sarebbe stato arrecato alle casse municipali.
La stessa viceprocuratrice, in apertura di seduta, ha chiesto un rinvio dell’udienza. Le difese si sono fermamente opposte e la Corte ha quindi respinto la richiesta. Chiamati rispondere del presunto danno contabile sono i 12 consiglieri comunali che nella seduta del 28 febbraio 2005 hanno approvato la proposta del project, la dirigente ancora a capo della ragioneria Nicoletta Cittadin e l’ex dirigente Alberto Moscardi, nonché quelli, appartenenti alla successiva Amministrazione, che hanno votato la delibera del 2007 di integrazione della clausola che era stata inserita nel project siglato il 9 giugno 2006, tra il primo turno e il ballottaggio delle elezioni poi vinte da Merchiori su Avezzù, e che prevedeva la tristemente nota “surroga” del Comune nei debiti dei costruttori in caso di insolvenza.
La vicenda è stata analizzata anche in una commissione consiliare d’inchiesta istituita nel settembre 2013 su richiesta di Silvia Menon, incentrata prevalentemente sull’aspetto del cosiddetto “lodo Baldetti”, ovvero il contenzioso sul ritardo nella consegna del terreno dell’ex Baldetti a Veneto Nuoto. Tuttavia, proprio lo scorso 15 aprile è stata approvata l’apertura di una nuova commissione d’inchiesta, su proposta del consigliere Federico Frigato, che inizierà i lavori a novembre e che scandaglierà quanto accaduto dal 2014 fino ad oggi.
I difensori hanno affermato che non ci sarebbe stato alcun danno per le casse del Comune. Perché l’accusa contesta quanto è stato speso, con una proposta transattiva in seno al concordato fallimentare da 4,5 milioni, ma non le voci in entrata che, secondo le arringhe, sostenute da robuste perizie, si sarebbero dovute conteggiare, come i guadagni che il Comune avrebbe potuto avere dalle gestione della piscina e la mancata spesa per il canone da 245mila euro dovuto fare fino al 2032. Insomma, “le poste attive”, i benefici derivanti dal fatto che il Comune è tornato in pieno possesso del polo natatorio con 12 anni di anticipo rispetto al contratto iniziale. La sentenza è prevista fra almeno tre o quattro mesi.