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“Il BSC Rovigo sarà sempre la mia seconda famiglia”

Quasi due decenni in prima squadra. Senza contare le stagioni nelle Under. Nel sangue di Enrico Crepaldi scorre sangue rossoblù. Il lanciatore dell’Itas Mutua Baseball Softball Club Rovigo domenica ha dato l’addio al baseball al termine della partita vinta contro Senago, chiudendo con una doppia vittoria una carriera da applausi. Un percorso lungo, che gli ha consentito di raggiungere risultati sportivi importanti e di creare rapporti e ricordi indelebili. Un nastro che Enrico negli ultimi giorni ha riavvolto, fino al momento in cui, all’età di 11 anni, ha indossato per la prima volta un guantone da baseball. “Da bambino giocavo a calcio. Nel 1999 grazie al mio amico d’infanzia Marco Sandalo, poi per tanti anni compagno di squadra, ho provato il baseball. E da lì in avanti non ho più smesso – racconta il lanciatore rossoblù – All’inizio giocavo esterno ma, essendo mancino, il mio allenatore di allora, il mitico Bob Brandi, mi propose di provare a lanciare. Nel 2003 ho esordito in prima squadra e nel giro di un paio d’anni sono diventato lanciatore partente”.
Enrico negli anni si è imposto come un punto fermo del Baseball Softball Club Rovigo. Tante stagioni, condite da traguardi importanti. “Il ricordo più bello è sicuramente la promozione in Serie A2 nel 2009 al termine di un’indimenticabile serie di finale contro Parma, finita a gara 5 – racconta – Loro erano i favoriti, ma quel Rovigo era un gruppo speciale. Ogni tanto spunta fuori ancora un video del mio ultimo e decisivo out”.
Le doti di Enrico ben presto varcano i confini del Polesine. Partecipa a raduni delle selezioni azzurre Under 18 e colleziona anche una convocazione nella Nazionale maggiore. Nel pieno della maturità sportiva arriva la chiamata da nord dell’Adige. “A Padova ho vinto lo scudetto e la Coppa Italia di Serie A2. Quella fu una stagione davvero incredibile – ricorda Enrico – Poi sono salito nell’allora IBL con San Marino, arrivando a disputare una semifinale scudetto. Dopo il rientro a Padova, dettato anche dall’esigenza di laurearmi, nel 2018 ho deciso di rientrare a Rovigo”.
In quel Rovigo, Enrico era il “senatore” chiamato a far crescere un gruppo molto giovane. “Ho fatto da mentore in un roster con buone qualità, che aveva bisogno di fare esperienza. Dopo qualche stagione di assestamento, abbiamo vinto i playoff di Serie B nel 2020 e un po’ alla volta siamo risaliti in Serie A, meritando di stare con le squadre più quotate del panorama nazionale –  spiega il lanciatore rodigino, che poi aggiunge – Una delle ultime grandi soddisfazioni che ho avuto è stata vedere i miei due giovani compagni di squadra Giacomo Taschin e Matteo Marelli volare, a distanza di poche settimane l’uno dall’altro, nel baseball professionistico Oltreoceano. Negli ultimi due anni ho partecipato attivamente alla loro crescita, cercando di dare il mio contributo di esperienza. Hanno grande talento e sono davvero orgoglioso di aver messo un pezzettino di me nel loro percorso sportivo”.
Enrico racconta così le emozioni vissute domenica sul diamante della Tassina alla sua ultima apparizione con la casacca rossoblù: “Prima della partita ero un po’ ansioso, non ho neppure mangiato. Una volta iniziato, mi è sembrata una partita come le altre. Ma al quinto inning tutto è cambiato: ho realizzato che si stava avvicinando il momento di scendere dal monte per l’ultima volta. Per fortuna ho finito con uno strike out. Poi è arrivato il coach ad abbracciarmi e uno dopo l’altro mi hanno raggiunto tutti i miei compagni e mio fratello Filippo. Confesso che qualche lacrima è scesa. Mi ha emozionato molto vedere tanti amici ed ex compagni arrivati apposta per questa mia ultima partita”.
La carriera di Enrico Crepaldi si chiude con 18 stagioni nella squadra Seniores rossoblù. “La cosa di cui forse vado più orgoglioso è la continuità che sono riuscito ad avere: non ho mai avuto grossi infortuni e sono sempre riuscito a dare il mio contributo – spiega – Il Baseball Softball Club Rovigo è stata ed è la mia seconda famiglia. Forse è un po’ scontato, ma è proprio così. In questa società sono cresciuto non solo come atleta. E’ il mio luogo sicuro”.
Il futuro è tutto da scrivere, ma non è detto che non ci sia ancora spazio per il diamante per l’eterno lanciatore rossoblù. “Ho una laurea in storia contemporanea e un dottorato. Attualmente sono ricercatore a Firenze – spiega Enrico – Ora le emozioni sono ancora forti e mi serve un po’ di tempo per riflettere, ma spero che il baseball possa continuare ad esserci nella mia vita”.
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