A un mese dalle elezioni regionali, il presidente uscente Luca Zaia ha annunciato l’avvio di una nuova “indagine epidemiologica” sui PFAS in Veneto. Un’iniziativa che arriva dopo dieci anni di denunce da parte dei comitati e delle Mamme No PFAS, e poche settimane dopo la sentenza del Tribunale di Vicenza che ha riconosciuto la contaminazione delle acque come un disastro ambientale di proporzioni storiche.
Dieci anni di omissioni. Dal 2014, quando la contaminazione da PFAS fu resa pubblica grazie a inchieste indipendenti e all’azione dei cittadini, la Regione Veneto ha avuto tutto il tempo per promuovere studi, bonifiche e piani di messa in sicurezza. Invece, come denunciano da anni le associazioni, si è preferito minimizzare, rinviare e tacere, limitandosi a interventi parziali e frammentari.
Oggi, dopo una sentenza che inchioda alle responsabilità ambientali e sanitarie, arriva un annuncio che suona più come mossa elettorale che come reale svolta politica. “È grottesco – affermano Dina Merlo e Claudio Curina, candidati per Alleanza Verdi e Sinistra, che solo ora, in piena campagna elettorale, Zaia si ricordi delle popolazioni avvelenate. L’acqua delle falde e il sangue dei cittadini sono stati contaminati e la Regione ha aspettato che fossero i tribunali a dirlo per muoversi”.
PFAS nei fiumi, nei terreni e nei fanghi e l’inquinamento continua. Secondo gli ultimi dati ambientali i PFAS hanno raggiunto anche il Gorzone e l’Adige, ma – denunciano i comitati – “nessuno lo dice apertamente”. Le sostanze perfluoroalchiliche, persistenti e tossiche, si accumulano nel suolo e nel corpo umano, e sono ormai considerate un inquinamento irreversibile.
A peggiorare il quadro, la questione dei fanghi contaminati che si vogliono trattare nell’impianto di Loreo, in provincia di Rovigo. “È inaccettabile che invece di bloccare la filiera dell’inquinamento si continui a spostare i rifiuti tossici da una provincia all’altra – aggiunge Merlo –. I cittadini del Polesine non devono diventare la discarica del Veneto”.
“Servono scelte coraggiose, non annunci”. Per i candidati di Alleanza Verdi e Sinistra la priorità è chiara: messa al bando dei PFAS, bonifica dei siti contaminati, trasparenza sui dati ambientali e sanitari e partecipazione dei cittadini nelle decisioni.
“Il Veneto ha bisogno di verità e di politica, non di propaganda. – sostiene Claudio Curina –. Servono fondi per la salute, per l’agricoltura compromessa, per le famiglie che vivono da anni con l’incubo dell’acqua avvelenata. Chi governa da quindici anni non può oggi presentarsi come il risolutore del disastro che ha ignorato.”
Una sfida per la salute e per la democrazia, l’emergenza PFAS non è solo un tema ambientale, ma anche una questione di giustizia sociale e sanitaria. Le comunità contaminate chiedono da anni verità, cure e bonifiche reali.
L’annuncio dell’indagine epidemiologica – pur necessario – arriva troppo tardi per cancellare una gestione fatta di ritardi, negazioni e scarichi di responsabilità.
Il voto del 2025, per molti cittadini del Veneto, sarà anche un giudizio su questo decennio di silenzi e omissioni.
Dina Merlo e Claudio Curina
Candidati al Consiglio regionale del Veneto Lista AVS Reti civiche



