La CISL FP ha inviato una lettera all’ azienda sanitaria Ulss 5 Polesana per denunciare la crescente e preoccupante situazione delle aggressioni subite dal personale sanitario, che opera quotidianamente nei Pronti Soccorso, in primis, ma che coinvolge trasversalmente anche tutti i reparti e i servizi, senza eccezioni. Per sensibilizzare su questa grave problematica, il 4 dicembre 2024, dalle 10 alle 12, la CISL FP sarà presente davanti al presidio Ospedaliero di Rovigo con una campagna di sensibilizzazione, durante la quale verrà consegnata una lettera aperta a tutti i cittadini per ribadire la necessità di contrastare la violenza contro gli operatori della sanità. Infermieri, medici, operatori socio-sanitari, educatori, assistenti sociali e personale tecnico-amministrativo di front office che sono sempre più frequentemente vittime di episodi di violenza fisica e verbale che mettono a repentaglio la loro sicurezza e la qualità dell’assistenza erogata ai pazienti. Cittadini e operatori sanitari sono dalla stessa parte nel richiedere una sanità migliore.
Una situazione intollerabile e in crescita
Negli ultimi mesi, il numero di aggressioni ai danni degli operatori della sanità è cresciuto in modo allarmante. I Pronti Soccorso e i reparti di Psichiatria e SERT sono i luoghi dove si registra il maggior numero di episodi, ma anche il personale che scvolge attività di front office, spesso il primo contatto con i cittadini, si trova a dover gestire situazioni di forte disagio. In particolare, l’attuale periodo di difficoltà nel garantire risposte adeguate ai bisogni di salute della popolazione ha accentuato tensioni e frustrazioni, che troppo spesso si riversano su chi rappresenta l’Azienda in prima linea.
I dati più recenti tracciano un quadro preoccupante. Questi numeri, in continua crescita in tutte le Aziende Sanitarie, impongono un’azione tempestiva per tutelare la sicurezza e il benessere dei nostri operatori, il cui ruolo è fondamentale per il buon funzionamento del servizio sanitario.
“Il personale sanitario è sottoposto a un livello di stress intollerabile”, afferma Fabio Turato, responsabile Sanità Pubblica per la CISL FP Padova Rovigo. “Molte di queste aggressioni rappresentano vere e proprie rappresaglie nei confronti del personale di assistenza da parte di pazienti e familiari esasperati. È una situazione di imbarbarimento inaccettabile che richiede un intervento immediato e deciso da parte delle istituzioni e amministrazioni pubbliche e ad aggravare la situazione è che il personale sanitario è composto per il 75% da donne”.
Conseguenze gravi per la sicurezza e il clima organizzativo
Le aggressioni non solo mettono in pericolo la salute fisica e psicologica degli operatori, ma generano un clima di insicurezza e stress che può compromettere gravemente l’efficienza e la serenità dei luoghi di lavoro. Questo fenomeno ha un impatto diretto sulla qualità del servizio offerto ai cittadini, che rischiano di subire le conseguenze di un ambiente lavorativo perennemente sotto pressione e in parte giustifica l’abbandono delle professioni di assistenza da parte di medici, infermieri, oss e altro personale sanitario e socio-sanitario.
“Siamo di fronte a un fenomeno che non può essere più ignorato”, dichiara Carlo Cogo, CISL FP dirigente sindacale con responsabilità sul territorio di Rovigo. “Ogni episodio di violenza rappresenta un fallimento per il sistema, che non riesce a proteggere chi si dedica con passione e professionalità alla cura degli altri. È urgente potenziare le misure di prevenzione e sicurezza, ma anche investire nella formazione del personale per una migliore gestione delle situazioni di rischio”.
Le proposte della CISL FP: interventi urgenti e concreti
La CISL FP ritiene che affrontare questa emergenza richieda una serie di interventi concreti e coordinati. Tra le proposte avanzate, sicuramente non esaustive:
- La convocazione di un tavolo permanente con le Amministrazioni per approfondire le dinamiche degli episodi di violenza, comprenderne le cause, valutare l’efficacia delle misure di sicurezza attualmente in vigore e individuare le possibili aree di miglioramento.
- Assunzione di personale adeguato alle reali necessità assistenziali.
- Valorizzazione del personale per evitare le fughe verso altre aziende pubbliche o private o peggio abbandono delle professioni.
- Prevedere l’inserimento di personale con competenze linguistiche e la presenza di mediatori culturali, per garantire un’efficace comunicazione con i pazienti di diversa provenienza e migliorare la qualità dell’assistenza.
- Rafforzamento della medicina territoriale per garantire un’appropriata gestione degli accessi con l’obiettivo di ridurre la pressione sugli ospedali e i Pronti Soccorso, e per migliorare la continuità delle cure e rispondere tempestivamente ai bisogni di salute della popolazione.
- Rafforzamento delle misure di sicurezza: attivazione di posti di polizia nei presidi che oggi ne sono sprovvisti, con l’attivazione di servizi di ronda. Installazione di sistemi di videosorveglianza, presenza di vigilanza privata nelle aree a maggior rischio e una più stretta collaborazione con le forze dell’ordine per garantire un intervento tempestivo in caso di situazioni critiche, registrazione di tutte le chiamate telefoniche in entrata verso i servizi sanitari.
- Campagne pubblicitarie e di sensibilizzazione massive.
- Formazione e supporto al personale: programmi di formazione specifica per gli operatori sanitari, finalizzati alla gestione di situazioni conflittuali e alla de-escalation della violenza. È fondamentale che il personale si senta preparato e supportato nell’affrontare queste situazioni.
- Interventi Strutturali: adeguamento degli spazi di lavoro per garantire maggiore sicurezza, con la creazione di ambienti protetti per il personale e la riduzione del rischio di contatto diretto con utenti potenzialmente pericolosi, e migliorare il confort degli utenti abbassando il livello di stress.
- Supporto psicologico continuo: implementazione di un servizio di assistenza psicologica per gli operatori vittime di aggressioni, al fine di fornire supporto e prevenire l’insorgere di disturbi legati al trauma.
Per questo motivo, la CISL FP afferma: “Non possiamo più permettere che il nostro personale viva e lavori nel terrore di essere aggredito. Proteggere chi lavora in prima linea non è solo un dovere morale, ma una condizione imprescindibile per garantire un’assistenza di qualità ai cittadini. Chiediamo alle aziende di non minimizzare questo problema. È necessario un cambio di passo e un impegno concreto per tutelare la salute e la dignità dei nostri operatori. Le misure di sicurezza attuali non sono sufficienti e vanno potenziate urgentemente”.
L’incidenza degli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari è particolarmente evidente nei Pronto Soccorso, caratterizzati da un elevato numero di accessi quotidiani che necessitano di una corretta gestione in base alle priorità diagnostico-terapeutiche-assistenziali, in situazioni di urgenza generando così sugli operatori un notevole impatto emotivo. Abbiamo stimato che circa il 70% degli infermieri subiscano giornalmente violenza verbale proprio per il contatto diretto con pazienti e parenti. In particolare: i più vulnerabili sono gli infermieri che svolgono attività di triage.
Nei Pronto Soccorso i dati sembrerebbero indicare che l’aumento degli episodi di violenza possa essere strettamente correlato al crescente numero di accessi e alla difficoltà di garantire un’adeguata copertura del personale. Dal 2020 gli accessi nei Pronto Soccorso degli Ospedali dell’Ulss 5 sono aumentati. Questo ha provocato un’inevitabile aumento dei carichi di lavoro per i lavoratori e un aumento dei tempi d’attesa per i cittadini che si recano presso i Pronto Soccorso.
Come CISL FP, abbiamo condotto un’analisi approfondita delle segnalazioni ricevute dai lavoratori, dalla quale è emerso che gli infermieri dell’emergenza sono i più esposti a episodi di violenza verbale, a causa del contatto diretto con pazienti e familiari. La violenza fisica, invece, è esercitata prevalentemente da soggetti fragili affetti da patologie psichiatriche o dipendenze. I principali fattori scatenanti di tali fenomeni sono riconducibili alle aspettative dei familiari, ai lunghi tempi di attesa e alle barriere linguistiche e culturali.
“La violenza contro il personale sanitario non è tollerabile in alcun contesto, questi episodi, gli stessi che registriamo all’Azienda ULSS 5 Polesana, hanno ripercussioni enormi non solo sugli operatori, ma su tutto il sistema di cura. Le aggressioni rappresentano un fallimento organizzativo che non possiamo più accettare passivamente”, osserva Carlo Cogo. “Ogni operatore della sanità ha diritto a un ambiente di lavoro sicuro. Le nostre proposte sono concrete e mirano a garantire la protezione necessaria per continuare a lavorare con dignità e serenità”.
“Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a questa realtà”, conclude Fabio Turato. “Gli operatori della sanità non devono sentirsi soli in questa battaglia. È necessario che l’azienda si faccia carico della sicurezza dei suoi dipendenti e metta in atto misure adeguate per contrastare questo fenomeno”.
La CISL FP rimane a disposizione per collaborare con le aziende del territorio al fine di creare un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti gli operatori sanitari.



