Nel 1858 il conte Girolamo e il fratello cardinale Pietro de Silvestri decisero di donare all’Accademia dei Concordi il più importante e privato dei loro tesori, la loro imponente biblioteca, ricca di 40 mila opere: libri a stampa, a partire da incunaboli e cinquecentine naturalmente, ma anche centinaia di manoscritti, commissioni dogali, lettere, portolani, mappe, documenti e codici miniati di qualità altissima. Oltre ad un album che raccoglie e disegni dei reperti archeologici della ricca collezione di famiglia.
Tesori assoluti dell’imponente raccolta sono il Codice 212, noto con il titolo di Bibbia istoriata padovana, databile all’ultimo decennio del XIV secolo, e il Codice 220 della seconda metà del XV secolo, contenente il trattato del rabbino Giuseppe Albo intitolato Sefer ha-‘iqqarim (Libro dei principi), entrambi splendidamente miniati. Testimonianze dei multiformi intessi culturali e di ricerca della famiglia, che spaziano dalla teologia, alla storia, alla fisica, matematica, idraulica, idrografia, agraria, astronomia, teatro, letteratura…Temi sui quali i de Silvestri, nelle diverse generazioni, non solo si applicavano ma ne discutevano intrattenendo rapporti epistolari con i maggiori esperti di quelle materie del loro tempo.
La “Silvestrina” farà parte del racconto della attesa mostra “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi e il Seminario Vescovile. La mostra, ideata da Sergio Campagnolo e curata da Alessia Vedova. si potrà ammirare in Palazzo Roncale dal 30 novembre 2023 al 10 marzo 2024. Ne costituirà uno dei tanti “racconti”, proposti da una esposizione che partendo dalla presentazione dei maggiori capolavori della collezione d’arte dei de Silvestri, si allargherà a raccontare le vicende e gli atti di assoluta generosità di questa illustre, antica famiglia rodigina. Il Conte e il Cardinale sono stati gli ultimi esponenti del casato dei de Silvestri, che con loro si estinse. I due fratelli destinarono l’intero loro patrimonio alla città e al territorio: la Casa del Petrarca ad Arquà (PD) e la preziosissima Biblioteca di famiglia, quindi le raccolte d’arte e di archeologia e infine ogni altro bene mobile ed immobile. Mettendo così a disposizione di tutti un patrimonio artistico, culturale e materiale che la famiglia aveva messo insieme in quasi otto secoli di attività.
Info: Fondazione Cariparo www.fondazionecariparo.it