La Stagione Lirica apre il 2025, venerdì 24 gennaio alle 20.30, con il dramma storico per eccellenza: Andrea Chénier di Umberto Giordano. Regia di Andrea Cigni, direttore Francesco Pasqualetti alla testa dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Si tratta di una nuova corposa coproduzione con i teatri di Opera Lombardia, Pisa e Lucca che segnala ancora una volta la centralità del Sociale nell’asse dei Teatri di Tradizione Italiana. Nel cast spiccano le voce di Maria Teresa Leva e Martin Muehle. L’opera andrà in replica domenica 26 gennaio alle 16 e sarà presentata al Ridotto del Teatro Sociale, prima della prima, alle ore 18.00 dalla giornalista e critica musicale Elena Filini.
“Il 2025 – spiega il direttore artistico del Teatro Sociale Edoardo Bottacin -, si apre con due titoli assenti dal palcoscenico rodigino da oltre 15 anni. Stiamo parlando di Andrea Chenier e Otello, due tra le opere più corpose del repertorio Ottocentesco. Questi titoli, conosciuti per la loro complessità drammatica e la potenza musicale, non solo affascinano il pubblico, ma rappresentano anche una vera e propria sfida produttiva e musicale per il nostro teatro.
Andrea Chénier, con la sua intensità lirica, richiede infatti un impegno notevole per tutte le compagini e gli artisti coinvolti al punto da rientrare nel novero dei titoli più impegnativi da rappresentare nel repertorio lirico. In questa grande coproduzione italiana mi piace segnalare la presenza della nostra Orchestra Regionale Filarmonia Veneta che ha seguito la produzione anche nelle piazze di Pisa e Lucca.
Nell’ambito degli appuntamenti della serie La storia dietro la storia, la relatrice M. Lodovica Mutterle curerà, mercoledì 22 gennaio ore 18.00 al Ridotto del Teatro Sociale, l’incontro dal titolo Andrea Chenier – Gli artisti al tempo del terrore.
L’incontro è promosso in collaborazione con l’Accademia dei Concordi ed è ad ingresso gratuito.
Andrea Chénier, tra illuminismo e verismo
di Alessandro Cammarano
No, non è “musicaccia”, come alcuni in tempi non remoti – e con una buona dose di “puzza sotto il naso” – hanno avuto a definire Andrea Chénier, anzi il contrario. Dopo la prima assoluta, al Teatro Alla Scala il 28 marzo del 1896, ha trovato immediatamente posto nel repertorio rimanendoci saldamente fino ad oggi, e non a caso, per una serie di motivi che vale la pena di analizzare. Umberto Giordano rappresenta plasticamente l’ideale verista che, in contrapposizione – ma è poi davvero tale? – con la tradizione precedente prende piede nel panorama musicale italiano con prepotenza e con impeto giovanile cerca, al pari di Mascagni, e non solo, di incarnare in musica i nuovi ideali della Scapigliatura. Non a caso per lo Chénier si avvale della collaborazione di Luigi Illica, poeta ed intellettuale raffinato e soprattutto in grado di porre in versi una storia d’amore perfettamente intrecciata con un periodo storico che non fa semplicemente da sfondo, ma che anzi entra con prepotenza nella vita dei protagonisti. Andrea e Maddalena sono l’epigono di tutti gli amori impossibili che costellano la storia del melodramma, ma qui l’amore assume una caratteristica diversa e nuova data dal contesto in cui nasce e cresce; se l’attrazione tra i due è immediata – il coup de foudre è parte essenziale del lessico dell’opera romantica – la presa di coscienza che porta al sacrificio finale avviene per entrambi in forma graduale ed inesorabile seppure diversa.
Intorno a loro si muove un mondo variegato su cui vale la pena di soffermarsi e che difficilmente potrebbe essere definito “di contorno”, in quanto ogni figura assume una valenza nello svolgersi della vicenda. Il vero André Chénier fu un poeta di talento che, pur essendo favorevole alle riforme, divenne critico verso gli eccessi della Rivoluzione e il suo destino tragico e romantico lo rende una figura emblematica a rappresentare il contrasto tra ideali di libertà e la realtà spietata della lotta politica. Il rivoluzionario vero, quello che per intenderci si sporca le mani, è Carlo Gérard, il giovane servitore che abbraccia convintamente gli ideali rivoluzionari per poi rivedere la sua posizione in senso fortemente critico. Egli è però soprattutto il rivale in amore dell’eroe eponimo e anche in questo caso passerà da un atteggiamento profondamente ostile al tentativo di riparare all’ingiustizia compiuta e lo farà in maniera disinteressata pur potendo approfittare della situazione. Si diceva degli altri personaggi, nessuno secondario, tutti perfettamente costruiti dal punto di vista drammaturgico. Bersi, prima cameriera e poi confidente-salvatrice di Maddalena, si staglia in tutta la sua dignità che non perde neppure quando si capisce che – e lo si apprende nella “Mamma morta” – si è prostituita per alleviare gli stenti della padrona-amica. Poi la vecchia Madelon, accecata ed esaltata dalla furia rivoluzionaria, che consegna senza una lacrima il nipote poco più che bambino alla lotta armata. Ecco poi la contessa di Coigny, madre di Maddalena, arrogantemente insensibile all’aria di cambiamento, confortata nei suoi ideali conservatori dall’Abate e poi ancora l’Incredibile che spia Chénier per conto di Gerard. Tutto questo, e anche di più, lo si ritrova nella musica appassionatamente travolgente di Giordano, che forse a tratti pecca di esteriorità ma che comunque si pone con forza al servizio di una narrazione di ampio respiro, corale ed intima allo stesso tempo, scandita da rimi incalzanti e abbandoni crepuscolari.
Non c’è dunque spazio per la retorica o la formalità tipica del melodramma romantico precedente: le emozioni sono crude, immediate, con personaggi che si trovano di fronte a situazioni estreme e disperate, facendo sì che tutto ciò si rifletta nella scrittura musicale, in cui Giordano evita lunghi periodi melodici prefissati, preferendo invece la spontaneità e la risposta emotiva diretta ai momenti drammatici; questo approccio si manifesta anche nel canto di conversazione tagliente, nelle cesure improvvise, nelle dinamiche estreme. Con buona pace di chi, come si diceva sopra, la chiama “musicaccia”, la prima fu un successo travolgente: il pubblico milanese, all’epoca assai più esigente di quanto non lo sia ora, accolse con grande entusiasmo sia la musica di Giordano, caratterizzata com’è da momenti di lirismo intenso e drammatico, sia il libretto di Illica, che riuscì a creare, come suo solito, personaggi complessi e ricchi di sfumature. Per la Prima alla Scala, diretta da Rodolfo Ferrari, il ruolo del protagonista fu affidato al celebre tenore Giuseppe Borgatti, vero trionfatore della serata, che con la sua interpretazione intensa e passionale diede grande rilievo alla figura di Chénier, che divenne uno dei ruoli più importanti del suo repertorio. Vale la pena ricordare che Borgatti fu chiamato “in corsa” dopo il forfait del previsto Alfonso Garulli e fu scelto – felicissima l’intuizione di Illica – proprio per la sua “abitudine” all’insuccesso e che dunque non avrebbe avuto problemi ad affrontare i rischi di un fiasco; la storia disse il contrario e Borgatti bissò “Un dì all’azzurro spazio”. Il ruolo di Maddalena fu interpretato dal soprano catalano Avelina Carrera, mentre il baritono Mario Sammarco vestiva i panni di Carlo Gérard. La critica riconobbe subito il valore dell’opera, dando fiducia all’allora non ancora trentenne Giordano, considerandola un lavoro maturo, capace non solo di non sfigurare dinanzi ai grandi capolavori veristi dell’epoca come Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni o Pagliacci di Ruggero Leoncavallo ma consacrandolo definitivamente nel panorama dell’opera italiana tra Otto e Novecento.
La vicenda
Nella serra del Castello di Coigny La rivoluzione francese è alle porte ma la vita della nobiltà francese prosegue nella consueta gaiezza e serenità. La contessa di Coigny sta preparando una festa nel suo castello e il giovane Gerard, suo servitore, mentre è intento ad addobbare la serra per l’evento, manifesta tra sè il disprezzo per i padroni. L’unico membro della famiglia che è oggetto del suo odio è la contessina Maddalena, della quale è segretamente innamorato. Alla festa prende parte il poeta Andrea Chénier che subisce le critiche di Maddalena poiché non scrive poesie alla moda. Il giovane difende con forza i suoi ideali contro i costumi corrotti dell’epoca, che stanno portando la società alla decadenza, e scongiura Maddalena, dalla cui giovinezza è rimasto colpito, rispettare di più un sentimento gentile come l’amore, ormai disprezzato dalla società. Maddalena, colpita dalle parole di Chénier, si scusa con il giovane. Inizia la festa, ma viene interrotta poco dopo dall’ingresso di un gruppo di mendicanti che Gerard ha fatto entrare. La contessa rimprovera il suo servo che, offeso, si toglie la livrea e si allontana con i suoi amici poveri. La festa riprende e gli invitati danzano la gavotta.
Periodo del terrore di Robespierre Parigi,
vicinanze del ponte Peronnet Chénier,
ormai bersaglio del governo rivoluzionario, viene continuamente pedinato da un “Incredibile” messogli alle costole da Gerard, divenuto ormai un capo della rivoluzione. Una donna sconosciuta gli scrive da tempo chiedendo protezione. E’ Maddalena di Coigny, la cui madre è stata uccisa dai rivoluzionari, che è costretta a vivere nascosta e ridotta in povertà. Le offre aiuto la serva mulatta Bersi che si prostituisce per guadagnare dei soldi per sé e per l’ex padrona. Chénier viene invitato dall’amico Roucher a partire per evitare di essere catturato dai rivoluzionari, ma il giovane vuole prima conoscere la misteriosa donna delle lettere. Una sera i due giovani si incontrano vicino al ponte e Chénier riconosce subito Maddalena; non è più la ragazza altera della festa, ma una donna profondamente cambiata. Fra i due divampa subito l’amore ma, all’improvviso, avvertito dall’”Incredibile”, irrompe Gerard, ancora innamorato di Maddalena. I due si affrontano in duello mentre Maddalena fugge. Chénier ferisce gravemente l’avversario e questi, per amore di Maddalena, consiglia al suo rivale di fuggire con la donna che ama, poiché è ricercato dai rivoltosi. Al popolo che accorre dichiara di non conoscere l’uomo che lo ha ferito. Al tribunale rivoluzionario La Francia ha bisogno di denaro e soldati. Gerard, ora guarito, cerca di convincere la folla a fare una donazione per la causa di eguaglianza nella quale crede fermamente. Madelon, vecchia popolana cieca, offre alla patria il suo unico nipote quindicenne, mentre l'”Incredibile”, rimasto da solo con Gerard, lo costringe ad accusare Chénier, che era stato arrestato. Gerard è incerto, ma l’amore per Maddalena lo spinge a denunciare il rivale. Maddalena, sconvolta, si offre a Gerard purché salvi la vita di Chénier. Questi, commosso, farà di tutto allora per salvare il giovane. Durante il processo, Chénier si difende da ogni accusa e Gerard, pentito di aver detto il falso per sbarazzarsi del rivale, ritratta la denuncia. Questo però non basta a scagionarlo e Chénier viene condannato a morte. Maddalena, confusa tra la folla, piange disperatamente. Nel cortile della prigione Andrea Chénier, assistito da Roucher, scrive i suoi ultimi versi mentre sta per morire. Gerard ha tentato di salvarlo, ma Robespierre non ha accettato di riceverlo. Aiutata da Gerard, Maddalena riesce ad ottenere un colloquio con Chénier e a corrompere la guardia. All’alba, quando i soldati vengono a prelevare i condannati, prende il posto di una prigioniera, Idia Legrey, e le dona il suo lasciapassare. Siede così sul carro dei condannati a fianco dell’uomo che ama. I due amanti si dirigono verso la morte, nell’estasi del loro amore, sereni. In un angolo Gerard piange amaramente.
Nuovo allestimento e nuova produzione del Teatro Verdi di Pisa in coproduzione con
Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Grande di Brescia,
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Sociale di Como, Teatro Ponchielli di Cremona.
Biglietti al botteghino del Teatro Sociale 0425 25614 e su Vivaticket
www.comune.rovigo.it/teatro
www.arteven.it
La stagione 24.25 del Teatro Sociale di Rovigo è sostenuta da:
Ministero alla Cultura, Regione del Veneto, Provincia di Rovigo, Comune di Rovigo
Partner: Arteven, Accademia dei Concordi, Conservatorio Statale di Musica “Francesco Venezze” di Rovigo, Associazione Musicale Venezze di Rovigo, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, La Corelli, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, Fondazione arena di Verona, Orchestra Haydn, Rovigo Jazz Club, Veneto Jazz, Cinema Teatro Duomo, Muvec.
Sostenitori: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Banca del Monte di Rovigo, Fondazione BVR Banca Veneto Centrale, Camera di Commercio Venezia Rovigo
Sponsor: Asm Set, Adriatic LNG, La Fattoria, TMB, Irsap, Fineco bank, Interporto di Rovigo, Toffoli Ottici dal 1867, Scopa Gioielli
Technical partner: Play Piano pianoforti, Pasticceria Borsari, Gelateria Godot, Osteria al Teatro, all’ombra di Fetonte
Media Partner: La Piazza