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Matteotti nella memoria cantata, tra storia e cantastorie

Il Circolo culturale Arci 2 giugno 1946 ed ARCI Rovigo APS invitano all’evento “Matteotti nella memoria cantata, tra storia e cantastorie”, che si terrà lunedì 15 luglio alle 17 presso i giardini di Piazza Matteotti a Rovigo, evento di inaugurazione della seconda Settimana dei Diritti Umani.

Uno spettacolo-performance di musica e parole, ideato e condotto da Enzo Bellettato e Chiara Crepaldi, che si esibirà accompagnata dalla chitarra. I contenuti della performance sono riferiti al libro “Matteotti nella memoria cantata, tra storia e cantastorie”, di Enzo Bellettato, che contiene anche il CD “Povero Matteotti”, e che viene presentato a Rovigo nell’ambito di un “tour” che sta toccando diverse città italiane.

La figura del deputato socialista Giacomo Matteotti, un “riformista-rivoluzionario” capace di riconoscere una dittatura nascente e di contrastarla con coraggio, è testimoniata anche da forme di espressione popolare spontanee, fiorite nonostante i tentativi del regime di soffocarne il ricordo.

“La memoria cantata” documenta il messaggio politico-sociale di emancipazione e di riscatto dei lavoratori al centro della sua azione di parlamentare, i sentimenti di affetto familiare e la profonda partecipazione popolare alla sua vicenda umana e politica.

Di seguito la prefazione al libro scritta dal prof. Antonio Lodo.

Questo libro edito in forma congiunta dalla Minelliana di Rovigo e dall’Istituto Ernesto de Martino di Firenze recupera la “memoria cantata” che ha ricordato e celebrato la figura di Matteotti – a partire dalle prime settimane successive alla sua efferata uccisione – per decenni, in Italia e all’estero, grazie soprattutto a spontanee forme di espressione popolare. La forma bifronte assunta dal volume permette di associare al lavoro di Enzo Bellettato per la Minelliana la riproposta della “Cronaca della ricerca” che portò all’edizione nel 1975 del testo “Povero Matteotti”: scelta opportuna non solo per il merito di quel lavoro ma anche per documentare il “filo” memoriale che lega questi lavori, quasi a riecheggiare quello dei lunghi, tenaci ricordi popolari affidati alle canzoni. Questo libro, per altro, composto con scrupolo filologico e rigore documentario di massimo livello, contiene, nelle ripetute citazioni e informazioni, il doveroso tributo a cultori e studiosi che a partire dal dopoguerra hanno registrato, studiato, illustrato questo straordinario ambito della memoria popolare.

La fronte-copertina Minelliana apre alla documentatissima, preziosa anche per nuovi e originali apporti, ricerca di Enzo Bellettato, volta a contestualizzare e spiegare ogni composizione in tutti i suoi aspetti, dalla tradizione e ripresa in tanti modi dei testi alle caratteristiche dei ritmi e degli schemi musicali e melodici. A copertina capovolta viene riproposta dall’Istituto Ernesto de Martino la “Cronaca” della ricerca sfociata nella produzione del disco dei canti popolari edito nel cinquantesimo anniversario della morte di Matteotti. E ora il CD allegato al volume, documento di pregio ulteriore ed essenziale, ripropone quei canti, e ne arricchisce la raccolta con alcuni brani inediti.

C’è, nel libro, il recupero delle testimonianze con la memoria non soltanto di testi scritti ma anche appunto di ricordi di persone comuni, “gente del popolo”. Si analizzano i percorsi delle tradizioni, vengono individuate e segnalate le fonti, vengono ricostruite le varianti; e le analisi, si è già accennato, chiariscono e commentano sia i testi sia le espressioni musicali, gli uni e le altre attraverso il processo di formazione, di evoluzione, e spesso anche di riuso con adattamenti per vicende e personaggi di epoche posteriori. Il libro assume poi pure una dimensione storiografica vera e propria con le numerose, accurate note biografiche e cronachistiche, perfino non trascurando certe irrisorie, oscene strofe di matrice fascista. È una memoria, quella di Matteotti, che il fascismo si adoperò in tanti modi di cancellare, purtroppo in parte riuscendoci, ma che tenacemente, strenuamente fu conservata da tante persone del popolo, talora con una adesione spontaneamente elementare ma proprio perciò radicale nel suo sentire profondo: perché evidentemente davvero Matteotti “parlò lingua di popolo e fu compreso”. E si capisce, leggendo e ascoltando, come l’intonare una canzone “di Matteotti” era un atto sovversivo, ma in quanto tale una affermazione di dignità, di dignità umana non meno che sociale e politica.

I contributi di Maria Luisa Betri e di Valentino Zaghi rilevano con puntualità le ragioni di quella partecipazione popolare tanto profonda: non solo per il messaggio politico e sociale di rivendicazioni e di riscatto, ma partecipazione frutto di sentimenti intimi, che si direbbero di affetto familiare. Perché il popolo capì e sentì il nesso inscindibile di politica e morale di Matteotti (M. L. Betri); e nel mito di Matteotti – della sua morte, in particolare – confluirono, nel riconoscimento simbolico che lo connota, valori affettivi, familiari e istanze di tipo quasi religioso (il martire, l’apostolo), come spiega Zaghi.

Il lavoro di Bellettato e la precedente ricerca di Maria Luisa Betri e Anna Maria Ciniselli ripropongono uno strato di memoria che oggi sembrerebbe scomparso, ma che appena lo si riporti alla luce rivela un deposito di ideali, valori, sentimenti tale da generare ancora, e fortemente, princìpi fondamentali a cui riferirsi per una società davvero più giusta, più libera, più democratica. E in un orizzonte di senso, a ben vedere, di portata pressoché universale, oggi: per dirla con le parole dell’ “Epigrafe” di Mario Mariani (1929), Matteotti “Non ha più patria: è del mondo. / Non ha più partito: / è di tutti i liberi”.

Antonio Lodo

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