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Migranti nell’ex Convento dei Frati: basta strumentalizzazioni

Come Cgil sosteniamo da anni, a tutti i livelli, che la questione dell’immigrazione andrebbe gestita con serietà, senza pregiudizi e soprattutto senza strumentalizzazioni a fini di tornaconto elettorale.  Ancor oggi invece si alimentano spesso paure, diffidenze e “narrazioni” che nei fatti non esistono ma diffuse solo per ragioni di facile tornaconto elettorale.

Come anche emerso drammaticamente di recente a Latina con l’incidente mortale sul lavoro all’operaio indiano, è ormai evidente che l’attuale legislazione sull’immigrazione, tutta basata su errate ragioni sicuritarie, non solo è sbagliata e quindi da cambiare totalmente ma addirittura finisce per alimentare la stessa clandestinità tra i molti che vogliono invece intraprendere percorsi corretti d’integrazione, accrescendo così a sua volta fenomeni di sfruttamento e condizioni di ricattabilita’ dei migranti.

Sorprende quindi in negativo il repentino cambiamento di opinione sui trenta stranieri ospitati a Rovigo –  secondo un percorso rispettoso delle norme attuali – presso l’ex Convento dei Frati Cappuccini  da parte della prima Cittadina del Capoluogo Polesano, dopo una iniziale posizione di condivisibile buon senso.

Che senso ha contrapporre la effettiva esigenza di trovare sistemazioni abitative agli studenti con l’accoglienza di 30 stranieri? Perché l’uno deve escludere l’altro?
Non è certo compito del Sindacato entrare nelle evidenti ragioni politiche di tale cambiamento di rotta ma la seconda posizione dell’Amministrazione Comunale,  con argomenti piuttosto deboli o inesistenti, sembra essere purtroppo in linea con quanto scritto precedentemente: posizione strumentale ed ideologica che non affronta nel merito la questione ma alimenta solo diffidenze verso persone (30 in una Città di cinquantamila abitanti) che nei fatti non hanno certo rappresentato un problema di pubblica sicurezza e molti dei quali hanno già un lavoro.

In questa occasione, come in molte altre simili, sarebbe invece opportuno ragionare su come meglio integrare queste persone, che vengono da situazioni drammatiche.

È in primo luogo una questione di solidarietà ed accoglienza (che anche proprio la Chiesa stessa pratica, se proprio si vuole guardare al luogo dove sono ora ospitate),  proprie della nostra stessa cultura.

Ma è questione che si lega anche al tema tanto dibattuto dello spopolamento del nostro Territorio, colpito da un grave problema di denatalita’ e di emigrazione di molte persone in età da lavoro verso altri Territori o Stati più attrattivi. Avanti così il Polesine tra soli 20 anni rischia di perdere altri 25mila abitanti.

Non è certo l’unica modalità con cui si possono contrastare tali fenomeni, ma una seria e non strumentale politica di accoglienza, reciproca conoscenza ed integrazione sociale e lavorativa di queste persone (giusto ripetere prima di tutto persone!) aiuterebbe sicuramente ad invertire questa tendenza negativa in termini demografici e costituirebbe invece una ricchezza per la nostra Comunità sotto tutti i punti di vista, a partire dalla sostenibilità del nostro sistema di welfare e dello stesso mercato del lavoro.

Non a caso, ormai anche il mondo del lavoro, delle stesse Imprese, chiede di aprire una discussione seria e non ideologica su questo tema.

Come Cgil Rovigo facciamo un appello in tal senso: sarebbe importante e un bell’esempio iniziare proprio da Rovigo, senza le attuali strumentalizzazioni che, abbiamo già visto, rischiano solo di alimentare divisioni se non vero e proprio odio.

Pieralberto Colombo
Segretario Generale CGIL Rovigo.

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