Il 14 novembre 1951 iniziava, con le rotte a Malcantone e Paviole, la grande alluvione del Polesine. In questi ultimi 12 mesi abbiamo visto svolgersi molte manifestazioni per ricordare quell’avvenimento, ma il 14 novembre di ogni anno il ricordo corre ad un evento che ha sconvolto il Polesine ed i polesani.
Anche quest’anno vogliamo ricordare quel giorno e quegli avvenimenti, e lo facciamo pubblicando due poesie di Nuccia Venuto. Buona lettura.
Terra Tradita- Polesine 1951
Colpa di luna lunatica
del suo patto scellerato
col vento straniero di Scirocco
se il Po gonfia, sommerge, morde argini
con chissà quali denti
e soverchia attoniti battiti di vita
e tutto inonda e affonda
e tutto infanga e vuole ingurgitare?
Da dove tanta rabbia?
Ha colpa forse il cielo
un cielo livido, impietoso
che ancora opprime schiene stanche
mani incallite, occhi senza più speranza
in quell’ultima stella
spentasi in mulinelli melmosi
in acque che spumeggiano paura?
Sussulti di rosari sgranati da mani gelide
tra bocche senza più saliva,
campane mute, musi induriti
grigi d’acqua, grevi
si disperdono nella nebbia
che tutto copre spessa, quasi impietosita.
Voli bassi d’ali, muggiti, guaiti
da tetti inascoltati, sembrano sapere
che non bastano filiere di sacchi
colmi di sabbia, sudore, rabbia smarrita,
quando la propria terra è ormai tradita
Nuccia Venuto
E allora, Via! – Polesine 1951
Navigavo felice
in acque calde e chete
nel grembo di mia madre.
So che l’ho sentito improvviso
quel battito di cuore
estraneo, greve, penoso.
Ovattati squilli di voci
“El Po ga roto, el ga roto”
E allora via velocemente
tra preghiere e una pancia pesante.
Via da una casa e una vita nuova
appena nata, non ancora vissuta.
Stazione, confusione, treno
colmo di gente maleodorante.
Via, senza una mano conosciuta
che sventoli un fazzoletto di saluto.
Sussulti di rotaie, voci sommesse,
quasi nuove fiabe sul fiume ingigantito
re, padre padrone ora patrigno affamato
mi hanno a lungo ninnato.
Poi d’improvviso l’aurora
col sole che rallegrava in onde d’oro
quel mare profumato di passato.
La Madonna, dal Porto, sorride e benedice.
Siamo arrivate, dice mia madre,
s’addolcisce quel battito
riconosco quel cuore…
navigo in quel grembo
nuovamente felice.
Nuccia Venuto