Convegno 11 settembre – Sala consiliare della Provincia di Rovigo
1921 – 2021 Cent’anni dopo
L’Istituto Polesano per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea “Giacomo Matteotti”, costituitosi nei primi mesi dell’anno allo scopo di approfondire e diffondere la conoscenza di un secolo, il ‘900, che ha visto persecuzioni e diaspore, frammentazioni di imperi e abominii razziali ed etnici, ma anche la nascita di comunità economiche e politiche, di carte di diritti fondamentali per l’umanità, propone sabato 11 settembre presso la Sala consiliare della Provincia di Rovigo, un convegno che mette a confronto storici e ricercatori su quello che fu un anno di svolta per l’Italia, dove assunse connotazioni estremamente drammatiche e violente, che avrebbero posto le basi per la dittatura fascista.
Il 1921 si apre drammaticamente a gennaio con lo smantellamento sistematico a Ferrara di tutte le organizzazioni di classe, politiche ed economiche: Leghe, Camere del Lavoro, Cooperative. In una Italia povera e in condizioni economiche disastrose in seguito alla devastante guerra appena terminata, con una ricostruzione lenta e faticosa, sorgono i primi fasci, di impronta agraria e borghese, sostenuti da reduci e delusi. Nei primi mesi dell’anno a Ferrara sono distrutte e incendiate 40 fra Case del Popolo, Cooperative, Leghe, Sezioni Socialiste. L’8 gennaio in piazza a Rovigo avvengono tafferugli e un sparatoria con numerosi feriti, altri sconti avvengono a Bologna tra studenti e operai e ai primi si affiancano militanti nazionalisti e fascisti. La tipografia del “Carlino” , che pure ha fama di organo della destra, è presa d’assalto.
A Livorno, durante il congresso del PSI l’ala comunista, guidata dal gruppo torinese dell’Ordine Nuovo abbandona i lavori e si riunisce al teatro San Marco dando vita il 21 gennaio al Partito comunista d’Italia, sezione italiana della III Internazionale.
Il 18 gennaio intanto, dopo scontri armati fra l’esercito italiano e i legionari dannunziani, che non accettano il trattato di Rapallo, D’Annunzio è costretto a lasciare Fiume in attuazione del Trattato di Rapallo.
Cinque giorni dopo a Ferrara i fascisti guidati da Italo Balbo organizzano con metodi spiccatamente militari una spedizione punitiva con l’obiettivo di distruggere le leghe contadine dei sobborghi rurali e dei paesini del circondario estense, complice l’Associazione degli Agrari e la notte seguente a Bologna i fascisti danno inizio a una lunga serie di violenti assalti a Leghe, sindacati e Cooperative. Il giorno dopo la Camera del lavoro è occupata militarmente, mentre gruppi di fascisti scorazzano per la città fiancheggiati dalla forza pubblica.
In febbraio nel Polesine le squadracce fasciste, sostenute dagli agrari, danno l’assalto a leghe contadine, cooperative e municipi a guida socialista.
La violenza dilaga su entrambi i fronti, ma la reazione socialista è tiepida e disorganizzata.
Matteotti, artefice l’anno precedente in Polesine dell’intesa per i patti agrari, viene brutalmente aggredito e rapito a Castelguglielmo il 12 marzo. Oramai è consapevole che la dittatura si avvicina ma continua a perseguire la linea moderata e costituzionale divenendo nell’ottobre dell’anno seguente segretario del Partito Socialista Unitario.
Il 15 maggio alle elezioni politiche il Psi e il Ppi confermano la loro forza; solo 35 deputati fascisti entrano in Parlamento grazie alla formazione di blocchi nazionali con i liberali in funzione antisocialista: Pietro Nenni le chiamerà “elezioni infernali”. Nella provincia di Ferrara, dove le sedi di leghe, sindacati e camere del lavoro sono state sistematicamente prese d’assalto, le destre avanzano nettamente. Italo Balbo può affermare che l’Emilia è “la più vasta riserva di uomini del fascismo italiano”
1 luglio: cade il governo Giolitti, gli succede Ivanoe Bonomi e un mese dopo è firmato il Patto Zaniboni – Acerbo, con la mediazione di De Nicola e il favore di Mussolini, accordo che dovrebbe segnare una tregua negli scontri tra fascisti e socialisti. Così non sarà e Mussolini, favorevole a dare una legittimazione parlamentare al fascismo, entra in aperto contrasto con gli interessi della borghesia agraria e i sostenitori della lotta armata e violenta intesa al completo annientamento delle rivendicazioni sindacali e delle leghe.
Il 9 novembre nasce il Partito Nazionale Fascista e contemporaneamente è accantonato il patto Zaniboni – Acerbo. Non sarà che l’inizio della fine della democrazia, un’agonia che durerà oltre un ventennio.
A trattare di tali temi si alterneranno l’11 settembre nella sala che vide impegnato Giacomo Matteotti come consigliere provinciale Emilio Franzina che illustrerà il “biennio rosso” e il successivo “biennio nero” in Italia, seguito da Valentino Zaghi che approfondirà lo stesso tema proiettandolo sull’area polesana. Del cambiamento del tessuto sociale che porterà alle prime forti rivendicazioni delle donne, trasformate per forza di cose da casalinghe e filatrici in operaie e contadine durante il primo conflitto mondiale, parlerà Marina Cattaneo, seguita da Laura Fasolin che affronterà il complesso tema dell’evoluzione delle scelte del deputato polesano a partire dal rapimento del ’21. Seguirà la relazione di Maria Lodovica Mutterle sulla preoccupata corrispondenza tra Velia e Giacomo nei drammatici anni delle violenze. Delle tecniche operative e dell’organizzazione dello squadrismo polesano parlerà Gino Bedeschi, mentre delle contrastanti posizioni della stampa nazionale su quegli anni fatidici e drammatici tratterà Diego Crivellari. Una sintetica panoramica di Luigi Contegiacomo sulle principali fonti locali e centrali relative al periodo in questione completerà le relazioni della giornata.