L’inflazione si “mangia” i nostri risparmi: una stangata che in Veneto ammonta a 8,3 miliardi di euro. I conti, realizzati dall’Ufficio studi della CGIA, partono dall’ipotesi che le famiglie venete abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8 per cento[1], la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. Certo, una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi ultimi mesi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da “pagare” è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti.
- A Padova, Verona e Treviso le famiglie più penalizzate
In Veneto sono le famiglie ubicate in provincia di Padova a subire la perdita di potere d’acquisto più elevata pari a 1,6 miliardi di euro; seguono i nuclei residenti a Verona con 1,58, quelli di Treviso con 1,57, Vicenza con 1,46 e Venezia con 1,32. Chiudono la graduatoria regionale Belluno con 385 milioni e Rovigo con 366 (vedi Tab. 1).
A livello nazionale, invece, le province più penalizzate sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più importanti: a Roma, infatti, l’inflazione “erode” 7,42 miliardi di euro di risparmi familiari, a Milano 7,39, a Torino 3,85, a Napoli 3,33, a Brescia 2,24 e a Bologna 1,97. Tra le meno esposte, infine, scorgiamo la provincia di Enna con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123.
- Le casse dello Stato, invece, “sorridono”
Certo, a causa dell’aumento dell’inflazione, anche lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche subiranno una impennata sul fronte delle uscite. Nel frattempo, però, l’incremento del gettito riscosso è stato molto importante. Nei primi 8 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le entrate tributarie erariali sono aumentate di 40,69 miliardi di euro. Questo score così positivo è riconducibile a tre fattori: agli effetti del “decreto Rilancio” e del “decreto Agosto”, – che tra il 2020 e il 2021 avevano disposto proroghe, sospensioni, etc. – e, in particolar modo, agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva[2].
- Arriva la stagflazione
Il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione è molto elevato. E’ un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe superare tranquillamente le due cifre.
- Bisogna tagliare la spesa e le tasse
Contrastare la stagflazione, segnala l’Ufficio studi della CGIA, è un’operazione molto complessa. Per attenuare la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione che consentirebbe di diminuire la massa monetaria in circolazione. E’ evidente che avendo un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo, con l’aumento dei tassi di interesse l’Italia registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico. Un problema che potrebbe minare la nostra stabilità finanziaria. Bisognerebbe, infine, intervenire simultaneamente almeno su altri tre versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi. Operazioni, queste ultime, non facili da applicare in misura importante, almeno fino a quando non verrà “rivisto” il Patto di Stabilità a livello europeo. Infine, ma non certo per ultimo, dovremo assolutamente sterilizzare i rincari delle bollette di energia elettrica e del gas che sono la causa di questo forte aumento dell’inflazione registrato in quest’ultimo anno.
Tab. 1 – Veneto – Depositi delle famiglie e
perdite causate dall’inflazione (*)
PROVINCE | Consistenze al 31/12/2021 (milioni di euro) |
Stima perdita potere d’acquisto (milioni di euro) |
Padova | 20.076 | 1.606 |
Verona | 19.833 | 1.587 |
Treviso | 19.726 | 1.578 |
Vicenza | 18.273 | 1.462 |
Venezia | 16.548 | 1.324 |
Belluno | 4.808 | 385 |
Rovigo | 4.570 | 366 |
VENETO | 103.832 | 8.307 |
NORDEST | 157.449 | 12.596 |
ITALIA | 1.152.295 | 92.184 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia e Istat
(*) È stata applicata un’inflazione pari all’8%, valore intermedio tra la crescita dell’indice NIC registrato dall’Istat nei primi 9 mesi del 2022 (7%) e l’inflazione registrata nel mese di settembre 2022 (che sfiora il 9%).
[1] In questa elaborazione è stata applicata un’inflazione pari all’8%, valore intermedio tra la crescita dell’indice NIC registrato dall’Istat nei primi nove mesi del 2022 (+7%) e l’inflazione registrata nel mese di settembre 2022 (che sfiora il +9%).
[2] Ministro dell’Economia e delle Finanze, Ufficio stampa, Comunicato n. 171, Roma, 05 ottobre 2022