RUGBY
Rovigo città in mischia
A detta di molti, non polesani, negli anni ’70 il Rugby italiano ha in Rovigo la sua capitale. Qui sono attive ben sei società e in un decennio il numero dei praticanti si è letteralmente decuplicato. Si gioca a Fiesso Umbertiano, a Villadose, a San Sisto, a Roverdicrè e ovviamente a Rovigo, dove è nata anche la Lotario Monti. Arrivano gli scudetti del 1976 e del 1979 e tre secondi posti. Ad attirare l’interesse attorno alla palla ovale, però, non sono solo i successi, compresi quello di un prolifico settore giovanile, ma anche la presenza a Rovigo di personaggi di caratura rugbistica internazionale come i tecnici Julien Saby e Carwyn James, oltre a numerosi giocatori stranieri di valore. Grazie a loro Rovigo conosce il mondo e il mondo conosce Rovigo che diventa un nome importante nella geografia del rugby internazionale. Al Battaglini gioca anche l’Italia, che nel 1978 batte l’Argentina, e nel 1979 perde di misura con gli All Blacks in una partita che entra nella storia. Sono gli anni di uno sponsor come la Sanson che per un decennio resterà al fianco della società rossoblù; sono gli anni in cui il pubblico rossoblù viene riconosciuto da tutti come il più numeroso e appassionato d’Italia; sono gli anni in cui gli altri dicono che Rovigo è la capitale del rugby italiano.
E sono anche gli anni del nuovo stadio. Il glorioso Tre Martiri era diventato insufficiente. Il terreno di gioco era condiviso con il calcio, c’era la pista dell’ippodromo che divideva il campo dalle tribune, gli spogliatoi erano angusti, tutte cose che portarono alla convinzione che il rugby a Rovigo dovesse avere una nuova casa. Cogliendo le opportunità offerte dai finanziamenti collegati alle Olimpiadi di Roma del ’60, si riuscì a progettare, e poi realizzare, un nuovo stadio tutto riservato al rugby, uno stadio all’altezza della gloria del Rovigo. Quasi per contrapposizione, il nuovo stadio trovò una squadra in crisi, apparentemente destinata al peggio. Le nuove tribune restavano semivuote, tutto sembrava essersi sgonfiato. Non aiutava il nuovo terreno di gioco: fangoso d’inverno, polveroso e senza erba d’estate. Ci vollero una decina d’anni e la costruzione di due campi d’allenamento, perché lo stadio potesse disporre di un tappeto erboso dignitoso.
L’inaugurazione ufficiale dello stadio di viale Alfieri avvenne in occasione della partita che l’Italia disputò a Rovigo il 25 ottobre del 1970 contro la Romania, che vinse 14 a 3. L’anno successivo l’impianto venne intitolato a “Maci” Battaglini. Anno dopo anno, successo dopo successo, il Battaglini è diventato un luogo simbolo del rugby italiano (prima del Sei Nazioni è stato tra gli stadi che hanno ospitato più frequentemente la nazionale azzurra) migliorando costantemente le proprie strutture. Oggi viene definito il “tempio”, il luogo dove il rugby e la città si incontrano nel segno di una passione che sembra non finire mai.
L’epopea dei Rossoblù è raccontata al Roncale, nella emozionante mostra “Rugby. Rovigo città in mischia” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e curata da Ivan Malfatto, Willy Roversi e Antonio Liviero, da una idea di Sergio Campagnolo. Dal 22 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023.