Si ride, si ammutolisce, si applaude, si torna a ridere, ci si sbellica proprio. Passano più di due ore, lo spettacolo finisce, ma gli applausi no. È ovazione per Mario Pirovano, istrionico attore, dalla gestualità espressiva e atavica, “fabulatore di talento”, come lo aveva definito Dario Fo. Ieri sera, 19 agosto, in una calda atmosfera agostana, la rassegna Tra ville e giardini 2023, ha offerto al vasto pubblico il monologo capolavoro Mistero Buffo di Dario Fo, nella nuova suggestiva location del loggiato del Teatro Cotogni, a Castelmassa. Sempre in scena con le parti di monologo e con le parafrasi delle storie che, a loro volta, diventano monologhi divertenti e di arricchimento storico-culturale, un iperbolico Mario Pirovano: allievo e collaboratore della coppia Fo-Rame, che oggi incarna l’omonima compagnia teatrale e diffonde il teatro di Fo, premio Nobel per la Letteratura 1997.
Con evidente orgoglio l’assessore alla Cultura di Castelmassa, Roberta Azzolini, ha introdotto la prestigiosa serata. “È un piacere vedere la loggia del nostro teatro Cotogni così gremita di persone e ospitare la rassegna Tra ville e giardini, che è molto attesa da tutti – ha esordito Azzolini. – Saluto il gentile pubblico e faccio alcuni ringraziamenti: alla Provincia di Rovigo, alla Regione Veneto, alla Fondazione Cariparo, ad Ente Rovigo festival. Ad Emergency Rovigo presente qui col banchetto informativo. A tutti i tecnici luci audio, anche quelli del Comune e a tutti quelli che hanno lavorato perché per un’iniziativa di questa portata ci vuole l’aiuto di tutti. La loggia del teatro Cotogni – ha concluso l’assessore – è il fiore all’occhiello di Castelmassa, il cuore del paese, e presto speriamo di poter entrare anche nel teatro, che è in restauro. Permettetemi un ricordo ad una persona di spicco e cultura che è venuta a mancare oggi: il direttore di Arteven, Pierluca Donin, per noi fondamentale per la proficua collaborazione con l’amministrazione comunale nella programmazione delle rassegne teatrali”. Applauso di omaggio e la parola alla consigliera alla Cultura Lucia Ghiotti per i saluti della Provincia di Rovigo, ente promotore della rassegna. “Il punto di forza di Tra ville e giardini – ha dichiarato Ghiotti – è di portare spettacoli di elevato spessore culturale in tutti gli angoli anche più lontani del Polesine, per promuovere il nostro territorio. Tutto questo non sarebbe possibile senza il sostegno di Regione Veneto e Fondazione Cariparo, che ringrazio”. “Lo spettacolo di stasera è un capolavoro del teatro italiano e internazionale – ha annunciato il direttore artistico Claudio Ronda. – È un pezzo nato 53 anni fa ed è stato molto contrastato, censurato, messo al bando perché toccava l’argomento religioso. In realtà recupera il teatro che nasceva nel popolo, da giullari e cantastorie e lo rende accessibile a tutti: buffo, appunto. Perché nella gioia siamo tutti uguali. Restituiva un grande senso di umanità. Ora, dopo 53 anni, il suo autore è stato premio Nobel, riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più grandi drammaturghi. Ha inventato un linguaggio, che non è solo parola, ma suono e gestualità, che è internazionale, perché quello che non viene capito dalla voce, viene capito dal corpo”.
Mario Pirovano entra in scena senza costumi solo con la sua presenza, saluta e comincia a contestualizzare i racconti che costituiscono le parti di Mistero Buffo. I Misteri, una forma di rappresentazioni sacre del teatro popolare medievale dei giullari arrivano dall’Oriente, molto prima del Cristianesimo. Queste rappresentazioni avvenivano nella settimana santa di Pasqua (da qui l’espressione: “cuntent com’ na Pasqua”) e si svolgevano in una dialettica tra il prete, che vantava tutta la magnificenza di Dio, di Cristo, degli angeli, dei santi, ed il giullare, che cercava di demolire tutto, facendo scompisciare di risate la gente. Per il ruolo di giullare si chiamavano dei frati, quasi sempre dell’Ordine dei francescani spirituali, il cui nome deriverebbe proprio da spirito, spiritoso. Lo stesso Francesco si definiva “uno giullare de Deo”. Le storie scomparivano e ricomparivano con gli sconvolgimenti politici e le guerre. Il Concilio di Trento (1545-63) cancellò ogni forma primitiva di religiosità popolare. Negli anni 50 da solo, e poi negli anni 70 insieme a Franca Rame e decine di studiosi, Dario Fo inizia ricerche in tutta Italia sui culti popolari perduti, che piano piano, riaffiorano. La chiave interpretativa Dario Fo la trovò in Sicilia, nel libro “Le parità e le storie morali dei nostri villani”, sul tema dei contadini oppressi, scritto dall‘antropologo Serafino Amabile Guastella. Da qui l’ispirazione per la drammaturgia della prima storia, “La nascita del giullare”, che è la base storico-culturale del Mistero Buffo.
La “giullarata” “La nascita del giullare” è una storia tornata a far parte del nuovo allestimento di Mistero Buffo del 2019, per celebrare i 50 anni dalla prima rappresentazione del 1969. Il linguaggio dialettale è perfettamente comprensibile e comunque la si sente vibrare nelle proprie radici, come qualcosa di conosciuto. Le iperbole grottesche sono irresistibili e si ride anche nella tragedia. “La fame degli Zanni”, ancora più esagerata nei contrasti e nelle parole, con Zanni affamato che si mangerebbe il mare con le navi ed il capitano con tutto il cappello, fa piegare il pubblico dalle risate. Eppure è un’altra tragedia, ben conosciuta dai contadini veneti del Quattrocento, ma anche dai Polesani fino a non tanto tempo fa. La forza del capolavoro di Fo, è proprio lo scavare nelle radici profonde e autentiche della storia scritta nei solchi della terra, restituendo tutta quella carica di umanità che tecnologia e progresso civile pensavano di aver superato. Fra una storia e l’altra, Mario Pirovano fa parafrasi divertenti, aggiunge citazioni letterarie, regala spunti storico-geografici, elargisce aneddoti e storie incredibili, come quella di San Giorgio, che gli inglesi acquistano come santo protettore dai genovesi, prendendo un “pacco”. Il pubblico è rapito, a bocca aperta, applaude, ride. “Il miracolo di Lazzaro” è una storia dell’anno mille, trovata per caso dietro un atto notarile di compravendita nella biblioteca del cimitero monumentale di Pisa. Geniale. Tutti che attendono l’arrivo del santo Jesus al cimitero per la resurrezione del morto, con commercio di sedie per l’attesa e il custode che fa pagare l’ingresso. Non ci si crede che abbia fatto rompere le relazioni diplomatiche tra Vaticano e Stato italiano. “La giullarata di Bonifacio VIII” bisogna vederla e sentirla. Sarebbe piaciuta a Dante Alighieri che relegò il suddetto papa all’inferno. Nella sua processione sfavillante, carico di ornamenti preziosi e un mantello con incastonati chili di valori, tanto che serve un gruppo di chierici per indossarlo, si prende una solenne pedata da Jesus Cristo, che lo incontra mentre porta la croce (bel parallelo col manto del papa), nella via crucis. Dai vangeli apocrifi arriva invece “Il primo miracolo di Gesù bambino”, dove Mario Pirovano tira fuori delle vocette melliflue e occhioni da Bambi, mentre chiede al Padre di castigare il prepotente di turno. Il tema degli oppressi che si riscattano con la risata, come una sorta di grande pedata metaforica e talvolta fisica, dall’oppressore è il fil rouge di tutto Mistero Buffo. Per questo l’opera sarà valida e apprezzabile sempre, a tutte le latitudini, perché profondamente connessa alla natura umana.
Tra Ville e Giardini XXIV è promossa ed organizzata da Provincia di Rovigo in ambito RetEventi, co-finanziata da Regione del Veneto, sostenuta da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, con l’organizzazione tecnica di Ente Rovigo Festival, direzione artistica di Claudio Ronda, e la partnership dei Comuni di Adria, Ariano nel Polesine, Badia Polesine, Canda, Castelmassa, Ceneselli, Corbola, Ficarolo, Frassinelle, Fratta Polesine, Lendinara, Polesella, Porto Tolle, Rovigo e San Bellino.