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CGIL: LAVORO STAGIONALE , GIOVANI e LUOGHI COMUNI

Ormai da qualche anno verso questo periodo si ripete, come una sorta di mantra, la lamentela sulle difficoltà a trovare personale stagionale anche nel nostro Territorio, seguito dalla frettolosa conclusione: i giovani non hanno voglia di sacrificarsi (o peggio).

Credo che tale ingenerosa consueta analisi sia quantomeno superficiale.

Innanzitutto ritengo che sia doveroso ricordare, soprattutto a chi oggi fa finta di scordarsene, che evidentemente nei fatti il problema non era il reddito di cittadinanza, o “da divano” come strumentalmente chiamato da chi urlava che questa era la ragione per cui non si riusciva a trovare personale anche stagionale.  Che quello strumento di contrasto alla povertà andasse, in alcuni aspetti, migliorato lo abbiamo spiegato fin dall’inizio ma rimaneva un reddito di sopravvivenza  per molte persone davvero povere che spesso per problematiche personali o familiari gravi o bassissime qualifiche è quasi impossibile ricollocare al lavoro, se non a volte attraverso “percorsi” di accompagnamento specifico.  Il “pannicello caldo”, tanto per far finta di far qualcosa per i poveri veri, con cui da circa un paio d’anni il reddito di cittadinanza è stato sostituito dall’attuale Governo non solo non ha giovato al mercato del lavoro, com’era evidente a chi non fosse in malafede,  ma ha abbandonato a sé stessi molte persone fragili e davvero indigenti.

La questione della carenza di personale e della presunta scarsa buona volontà dei giovani, andrebbe invece affrontata non a slogan ma in maniera un po’ più approfondita.

Primo aspetto: si dimentica che quando parliamo di drammatico calo demografico da anni in atto, questo aspetto determina anche una platea numericamente meno ampia di giovani a “disposizione” del mercato del lavoro., rispetto ad alcuni anni fa. E’ di poche settimane fa la notizia che in Polesine abbiamo perso negli ultimi dieci anni ben il 12,8% di giovani, sia per il calo demografico, sia per il fatto che non siamo attrattivi in termini di lavoro di qualità e di servizi offerti. Bisognerebbe allora provare ad allargare maggiormente l’attenzione ad altre fasce di lavoratrici e lavoratori per quei settori, senza lasciarle da parte per ragioni di età (“mi dispiace, ne cercavo uno più giovane”), sesso o nazionalità. E lavorare di più sulla formazione preventiva, a chi non abbia mai lavorato in tali ambiti,  e su una “rete” diffusa che favorisca territorialmente l’incrocio domanda – offerta di lavoro.

Secondo aspetto: è naturale, in una società che progredisce,  che, anche per le condizioni familiari, i giovani abbiano aspirazioni a migliorare la propria condizione lavorativa, rispetto ad alcune generazioni addietro e che in tale considerazione entri in gioco anche l’equilibrio tra vita e lavoro. Forse è il “sistema” – mercato del lavoro e società –  che dovrebbe adeguarsi a queste diverse esigenze delle persone , studiando soluzioni, invece di puntare sempre il dito su presunti fannulloni soprattutto tra i giovani.

Terzo fondamentale aspetto correlato ai due precedenti: se poi abbiamo in mente che ai nostri giovani il futuro che vogliamo riservare è quello di lunga precarietà, lavoro povero  a cui si devono rassegnare , non credo che siano i giovani a sbagliare. E’ innegabile, dati alla mano – che registriamo anche come Organizzazioni Sindacali nei nostri uffici (spesso purtroppo legali) – che nella stagionalità, nostro Territorio compreso, le condizioni offerte non siano certo attrattive per chi voglia lavorare in tale settore. Certamente non riguarda tutti e non ovunque ma accade ancora troppo spesso: proposte di lavoro part time o anche a tempo pieno per poi lavorare 10 o 11 ore al giorno, scarse condizioni di alloggio, retribuzioni al minimo possibile per scaricare “costi” su chi lavora, se non addirittura utilizzo strumentale di cosiddetti “contratti collettivi pirata” con salari e diritti ridotti rispetto ai CCNL sottoscritti dalle OOSS maggiormente rappresentative non rendono certo questi ambiti dove lavorare sia ambito e rovinano la reputazione dell’intero comparto. Anche per migliorare tali condizioni, oltre all’azione sindacale contrattuale, come Cgil abbiamo promosso i prossimi 4 referendum sul lavoro su cui si voterà nei prossimi mesi, nella date che a breve il Governo individuerà.

Credo che da queste oggettive considerazioni sia necessario partire per evitare che ogni anno si ripetano sempre gli stessi appelli, finendo per colpevolizzare i nostri giovani con luoghi comuni. Così facendo finiremo solo per allontanarli ancor di più, invece di sentire anche la loro voce e senza comunque risolvere alcun problema.

Pieralberto Colombo – Segretario Gen. CGIL Rovigo

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