Notizie

Da Fnp Cisl e Cisl Padova Rovigo un appello per iniziative concrete verso una scelta di pace

Parte dalla Cisl Padova Rovigo e dai suoi pensionati un appello alla società civile per avviare iniziative concrete che portino ad una scelta di pace. E’ la conclusione dell’incontro “Guerra e pace. L’approccio della Cisl“, organizzato dalla Fnp Cisl Padova Rovigo e svoltosi questa mattina all’hotel Petrarca di Montegrotto. I lavori sono stati introdotti dal segretario della Fnp Cisl Padova Rovigo Giulio Fortuni: «Nonostante i molti problemi quotidiani che ci preoccupano come pensionati, abbiamo scelto di occuparci di una questione importante come la guerra. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina e infine quella in Medio Oriente hanno fatto crollare le certezze che ci eravamo costruiti. Ci sono molti conflitti in tutto il mondo, ma con la fine della guerra fredda e con il fatale ’89 pensavamo che il peggio fosse ormai alle spalle e che davanti a noi ci fisse un mondo migliore. Invece abbiamo perduto la sicurezza e il controllo. L’Eurobarometro di giugno, che rileva le preoccupazioni dei cittadini europei, segnala al primo posto il costo della vita e l’inflazione, ma la guerra e la situazione politica internazionale si trovano subito dopo, prima del problema migranti~e~sicurezza. Toccherebbe alle forze politiche offrire un orizzonte di senso e fare scelte adeguate, come in passato hanno fatto intellettuali e politica. Ma l’agenda politica è segnata dal populismo, che non risparmia nemmeno i movimenti pacifisti. L’art. 11 della Costituzione ripudia la guerra, ma specifica anche qual è la guerra che la Repubblica ripudia. Perfino Berlinguer, allora capo del Pci, quarant’anni fa disse che si sentiva più sicuro sotto l’ombrello della Nato che nel Patto di Varsavia. Non c’è vera pace se non porta alla libertà e questo implica il diritto delle nazioni di difendersi. In Medio Oriente come in Ucraina, vediamo il drammatico scenario delle popolazioni civili vittime della guerra. Quindi vogliamo affrontare questo tema, perché pensiamo che la Cisl possa svolgere un ruolo fondamentale nello spronare la politica ad affrontare le sue responsabilità».
Lo storico cislino Giuseppe Vedovato ha quindi ricostruito il percorso occidentale della Cisl fin dalle sue origini, con le prime divisioni sindacali sul piano Marshall, alla scelta decisamente filo-atlantista della Cisl di Giulio Pastore, che pure lavorò perché nel sindacato fossero rappresentate diverse componenti politiche. Fino al sostegno di Cgil e Uil, nel ’92, alla candidatura della Cgil alla Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi. «La Cisl a differenza di altre Organizzazioni sindacali – ha concluso Vedovato – è rimasta fedele alle scelte originarie in campo internazionale».
Il giornalista Simone Cantarini ha quindi ripercorso la genesi del conflitto Russo-Ucraino e di quello Israelo-Palestinese, partendo per il primo caso dai tempi di Krusciov, presidente ucraino dell’Unione sovietica che “regalò” la Crimea a Kiev, per arrivare alla notizia odierna dell’avvio del negoziato con l’Europa per Ucraina e Moldavia. Per la guerra in Medio Oriente, l’excursus ha preso il via dalla fine del mandato britannico della Palestina nel ’48, «che diede il via a una guerra mai terminata», alla     nascita dello Stato di Israele dichiarata da Ben Gurion, seguita dopo poche settimana dalla guerra arabo-israeliana, prima di una serie di conflitti e crisi e di falliti tentativi di pace.  
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, il sen. Paolo Giaretta ha sottolineato di sentirsi a casa. «Ho preso la prima tessera nel 1971 e ho sempre considerato la Cisl una grande scuola, un soggetto sociale importante e molto creativo. Sono passati 60 anni dall’enciclica di Paolo VI Populorumprogressio, un documento che per noi ha aperto una nuova visione del mondo. Erano gli anni in cui crescevano le uguaglianze piuttosto delle disuguaglianze e crescevano i diritti. Poi la storia ha preso un’altra strada e ci troviamo una guerra mondiale a pezzi». Sulle guerre in corso: «Quando le questioni sono complesse, bisogna andare ai fondamentali: non si invade un Paese democratico. La guerra è stata condotta in modo criminale, come lo è stato l’attacco russo alla popolazione civile. Il dramma di civili innocenti sta accadendo anche a Gaza, ma c’è il dato oggettivo delle basi di Hamas, mentre in Ucraina non è così. L’attacco a Israele è frutto di odio razziale. La pietà non può essere ideologica, dev’essere pietà vera. Dovremmo interrogarci su un fatto: se Hamas avesse il sopravvento, prevarrebbe un regime patriarcale, che non tollera nessuna libertà. Il problema degli Israeliani è il governo di Netanyahu. Ricordiamoci che è colui che ha sfiduciato Sharon e incentivato al massimo l’occupazione dei territori. Quello che può fare l’Italia è partecipare al rafforzamento dall’Europa. L’Europa non ci espropria. Noi mettiamo in comune dei poteri e li condividiamo in nome di un interesse collettivo. Un grande attore sociale come la Cisl, libera da vincoli ideologici e da opzioni politiche, può dare un grande contributo, in coerenza con la sua traduzione».
Nelle sue conclusioni, il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin ha ribadito la posizione del sindacato, senza se e senza ma: «La Cisl è contro Putin e contro Hamas. Contro tutti quelli che si oppongono alle democrazie. Dobbiamo dirimere un problema di comunicazione: la Cisl non ha sposato cause pacifiste fine a se stesse. Dobbiamo sempre ricordare che il nostro statuto si fonda sulla centralità della persona. La pace dev’essere giusta, tanto in Ucraina come in Terra santa. Dobbiamo affrontare la situazione consapevoli della sua complessità e che il nostro punto di vista è occidentale, frutto di una cultura consolidata. Da occidentali comprendere le ragioni di certe guerre è veramente difficile, sia per quanto riguarda l’Ucraina che il Medio Oriente. Molte prese di posizione su entrambe le questioni sembrano schizofreniche». Scavazzin ha sottolineato la debolezza della posizione di Europa e Onu. «L’Onu, così com’è, non è sufficientemente incisiva nelle situazioni di crisi. L’Europa è ai margini ed è indebolita dalla sua conflittualità interna. La politica non riesce più a tessere quelle relazioni che in passato per l’Italia sono state importanti e a far emergere delle proposte chiare e concrete. Noi come sindacato dobbiamo essere più incisivi, assumere posizioni forti e non appoggiare manifestazioni nebulose. Dobbiamo portare avanti i nostri valori democratici e antifascisti e creare occasioni e momenti di formazione e confronto, per favorire l’unità necessaria e creare sinergie».
Condividi