I COSTI INSOSTENIBILI DI UNA SOCIETÀ FOSSILE
Nella seconda giornata, gli impatti della moda, lo spreco alimentare ed il greenwashing
Il sistema industriale, economico e finanziario, il pensiero comune e gli stili di vita, le strutture sociali. Praticamente ogni dimensione del vivere umano ha un impatto sull’ambiente e sugli ecosistemi, che si è spinto talmente oltre, che gli effetti tornano tutti indietro e si ripercuotono sulla vita stessa dell’homo sapiens, non più soltanto su quella, pure importante, degli altri viventi del pianeta. Che fare? Cercare di riparare, ricucire i fili della natura, ricostruire gli equilibri, cambiare il pensiero, soprattutto, evolvere. Passare dall’antropocentrismo spinto all’idea di essere soltanto una parte del Tutto e, fra l’altro, quella con più responsabilità.
Questa la sintesi, ammesso che si possa fare, delle due giornate del Festival di arti e sguardi sul Presente Tensioni-Geografia delle relazioni, dedicato alle tre dimensioni dell’ecologia (ambientale, sociale e mentale), che si è svolto al Censer di Rovigo, nel primo weekend di ottobre, a cura de La Fabbrica dello zucchero.
Tantissimi gli spunti di riflessione, le provocazioni e le idee dai numerosi ospiti ed artisti intervenuti. Una grande rete di collaborazioni intessuta dalla cooperativa culturale La Fabbrica dello zucchero con la società Censer, l’Ente Rovigo festival, il Consorzio universitario, il Comune e la Provincia di Rovigo, la fondazione Cariparo, la fondazione Rovigo cultura e, imprescindibili, i licei Celio-Roccati e Paleocapa di Rovigo e l’istituto Cipriani di Adria, ha permesso la realizzazione di una manifestazione unica, per la complessità organizzativa, le modalità di interscambio artistico e la tematica trattata.
La seconda giornata si è aperta con Sara Zampollo, comunicatrice di moda sostenibile di Dressthechange.org, che ha introdotto il tema scottante de “Il vero costo dei nostri vestiti”. L’industria della moda ha un grave impatto ambientale, soprattutto nei paesi dove è dislocata la produzione, con insostenibile inquinamento delle acque per le tinture chimiche e l’uso di combustibili fossili, per i trasporti intercontinentali; per non parlare dei 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili che ogni anno la società occidentale manda al macero in estremo Oriente. Ma ha anche un insopportabile impatto sociale, sui lavoratori, soprattutto donne e bambini, che cuciono a mano gli abiti dei brand più famosi, in condizioni insalubri e sottopagati. E un impatto seminascosto sulla salute dei consumatori, non solo fisica, per le sostanze chimiche spesso usate, bensì psicologica, per i modelli inarrivabili di bellezza che la moda impone, creando un senso di insoddisfazione permanente e shopping compulsivo. La soluzione può essere “smettere di compare – ha detto Zampollo – capire di cosa si ha effettivamente bisogno, e poi acquistare second hand o vintage, guardare all’upcycling, cioè alle aziende che riutilizzano abiti usati aggiungendo loro degli elementi di valore e poi, informarsi, tanto e guardare le etichette”. Democrazia e cittadinanza alimentare è stato il tema del laboratorio di Slow food Rovigo con Gianluca Fonsato “La filiera del grano dai campi alle nostre tavole”: per cominciare a valutare lo spreco e rendersi conto dell’attuale insostenibilità del sistema alimentare. Ancora, “pornoecologia” nel senso di ecologia di facciata di aziende e media, greenwashing, si è parlato con l’antropologo Franco La Cecla. “Un inquinamento da presenza ossessiva del mondo digitale – ha detto La Cecla – che si è sostituito agli altri mezzi di comunicazione, è gestito da praticamente due colossi tecnologici, e vuole diventare un surrogato dell’insostituibile, cioè del rapporto tra le persone dal vivo”. “Ma anche il digitale – ha continuato – ha finito la sua storia. È in crisi di creatività e da dieci anni non propone nulla di veramente nuovo”. “Siamo ormai a molti punti di non ritorno – ha concluso La Cecla – cambiamenti climatici, fine delle risorse, un’umanità fossile sopra il Titanic: non possiamo più cambiare il mondo, ma dobbiamo solo capire cosa ci resta per poterlo riparare”. Geopolitica del cibo, crisi dell’ecologia e dell’economia che comportano un drammatico aumento della povertà della popolazione, una nuova povertà alimentare, energetica ed educativa. Sono le riflessioni di Andrea Segré, ordinario di Polica agraria internazionale all’UniBo. Infine, da Salerno, arriva uno spaccato di danza contemporanea, con la compagnia Borderline danza, che ha messo in scena un’intensa coreografia, intrecciata con tre diverse espressioni corporee: la danza, il canto lirico della soprano, il suono del violino.
L’edizione 2022 di Tensioni si è chiusa, dunque, tra pessimismi e ottimismi moderati, ma sempre nella convizione che la “questione ecologica” non sia più rimandabile, né dalla politica, né dalle comunità, né dai singoli individui. Il racconto per parole e immagini del festival Tensioni 2022 è reperibile sui profili social e sul sito web de La Fabbrica dello zucchero, dove si può leggere il webzine curato dagli studenti del Liceo Celio-Roccati di Rovigo, durante il progetto di alternanza scuola-lavoro collegato al festival.
Il Festival Tensioni è ideato ed organizzato dallo staff de La fabbrica dello zucchero, già assegnataria del contributo della Regione Veneto POR FESR 2014-2020, Asse 3. Azione 3.5.1 Sub-Azione C, Bando per l’erogazione di contributi strutturali per le imprese culturali, creative e dello spettacolo, col coordinamento di Claudio Ronda; Il Festival è realizzato in collaborazione con Censer Srl, Ente Rovigo Festival, Associazione balletto “Città di Rovigo” Fabula saltica, Cur Consorzio universitario di Rovigo, Liceo scientifico statale Pietro Paleocapa di Rovigo, Liceo statale Celio-Roccati di Rovigo e Istituto professionale di Stato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera Cipriani di Adria; col sostegno di Comune di Rovigo, Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Rovigo cultura; e col patrocinio della Provincia di Rovigo; sponsor tecnici sono Rovigo Convention & visitors Bureau e Ida identity Atlas.