Tempo scaduto, è il momento che chi governa faccia, finalmente, le scelte giuste e, per quanto riguarda le trivellazioni, è anche il momento, ancora una volta di prendere posizioni chiare.
Bastano pochi numeri per capire che non è più possibile tergiversare: i cambiamenti climatici causati dal riscaldamento globale, lo spreco e la scarsità di risorse in un mondo che si avvia velocemente a contare 10 miliardi di esseri umani, le guerre, dovrebbero portare consapevolezza in chi è ha avuto il mandato di governare dai cittadini.
E invece? Invece no, noi abbiamo i ‘trivellatori’, quelli che ci spiegano quali dovrebbero essere i ‘nostri interessi’ senza spiegarceli e farteli capire. A questo gioco al massacro Rifondazione Comunista e Unione Popolare dicono ‘NO’.
Un ‘NO’ serio, motivato e consapevole cha parte dalle valutazioni dei tecnici al servizio del BENE COMUNE, quella parte consistente di scienziati che pensano che l’autodistruzione della nostra civiltà non sia un destino ma, anche in questo caso, una scelta.
No alle trivellazioni in Adriatico perché la priorità dei ‘trivellatori’ è fare profitto sul mercato dell’energia, a qualsiasi costo. Le nostre priorità sono, da sempre, altre: vogliamo un sistema energetico basato al 100% su fonti rinnovabili, vogliamo una gestione dell’energia che parte dalla proprietà delle comunità locali e non privatizzabile, vogliamo che nel momento in cui si ragiona di sfruttamento delle risorse in primo luogo sia considerata la tutela dei territori e delle persone.
Esistono, già oggi, domande di autorizzazione per nuovi impianti ad energia rinnovabile per oltre 300GW, sufficienti a produrre ben di più dell’energia di cui ha bisogno il nostro Paese. Peccato che la maggior parte delle pratiche sia ferma a causa della burocrazia infinita e della mancanza di volontà politica.
Il progetto delle nuove trivellazioni, oltre a dare un contributo risibile al consumo di gas naturale, contravviene agli stessi impegni che il governo italiano ha assunto in sede europea ed internazionale. Gli investimenti vanno fatti in direzione delle energie rinnovabili, che hanno raggiunto una maturità di sviluppo tecnologico che le rende assolutamente alternative alle fonti fossili, prima causa dei cambiamenti climatici e di tutti i disastri che ne conseguono, producono energia a bassi costi e possono essere gestite nel territorio abbattendo i costi in bolletta e la speculazione finanziaria.
Per affermare tutto questo Rifondazione Comunista e Unione Popolare sono scesi sabato 4 marzo in piazza a Porto Tolle. E’ il momento, per tutte e tutti, di scegliere da che parte stare.