In una Sala della gran Guardia affollatissima si è svolta la cerimonia di consegna del premio Amnesty Italia – una canzone per Amnesty 2023 a Manuel Agnelli per il brano Severodonetsk. A fare gli onori di casa il Sindaco Edoardo Gaffeo, molto emozionato e partecipe nel ricordare l’importanza della musica a fronte di eventi fortemente emozionanti, come alcune canzoni sanno fare (nel corso della manifestazione sono stati citate Generale di Francesco De Gregori e La guerra di Piero di Fabrizio De Andrè).
A porre le domande di rito al vincitore, oltre al direttore artistico della manifestazione Michele Lionello, la responsabile cultura di Amnesty Italia Francesca Corbo.
Di seguito una sintesi del Manuel Agnelli pensiero espresso nel corso della cerimonia, suscitando molta partecipazione e simpatia in sala.
La canzone Severodonetsk rappresenta la reazione a come sentiva raccontare la guerra: numeri, geopolitica, nessuna attenzione a come la g ente la vive, compreso il terrore.
La guerra è un errore comunque, non vi sono ragioni geopolitiche, non ha giustificazioni
Parte dal punto di vista di come una persona vive gli eventi, dal punto di vista emotivo, non gli eventi stessi, che non riesce a capire. Mettendosi in pausa emotiva, in attesa che la guerra finisca, e raccontando le emozioni.
La cultura e l’arte vengono messe all’angolo, anche dai Governi dei Paesi europei, come un bene di lusso.
Papa Francesco ha chiamato molti artisti per dire: la cultura è parte fondante della formazione di una persona, per avere capacità di giudizio. Per capire cosa sia giusto o sbagliato, che non deve dipendere dai numeri ma dalla formazione culturale. Ha così ridato un ruolo agli artisti, perché siano la voce di chi non ce l’ha.
L’hating sulla rete serve a mettere paura agli artisti, facendo capire che sia meglio stare zitti ed essere menefreghisti, ed una cosa più grave di quello che sembra.
Fare musica è una sorta di terapia, trovare un proprio linguaggio per comunicare. Nella vita sociale vanno gestiti dei limiti, fare musica significa non avere paura, gli eventi mi colpiscono molto ma cerco di non raccontare gli eventi ma quello che provocano emotivamente in me. Raccontare come vanno le cose è arbitrario, raccontare le emozioni è più sincero e forte.
Sul tema della gestione dei diritti umani non c’entra la politica, troppe cose passano in secondo piano, non dobbiamo cercare il consenso. L’umanità non appartiene ad una parte politica, appartiene all’intelligenza delle persone.
La mia causa è a favore della cultura, per rimetterla al posto dove deve stare, importante perché forma le persone, e conoscere la storia : non sono passati 100 anni dalla seconda guerra mondiale e stiamo facendo gli stessi errori.
Il mercato, importato solo sui numeri, allontana i giovani dalla cultura: le ultime generazione subiscono questa violenza. La generazione della controcultura degli anni 60-70 mi ha insegnato all’impegno personale, a non aspettare che altri facciano qualcosa per noi. Questo va insegnato ai giovani. Fare informazione, anche su questo, è il mio scopo.
Questo premio Amnesty mi ha molto commosso: vincere un concorso per la qualità musicale è meraviglioso, ma vincere per i contenuti è più importante, non mi fa sentire inutile.