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Il sentiero dell’Orso

Riceviamo e pubblichiamo una toccante lettera (“in morte del dr. Vincenzo Valsecchi”) da parte di un suo amico.

 

La Volpe disse al Falco: “Ciao Falco, parché ancuò no te soni ea batteria ?”

E il Falco: “Xe’  morto l’Orso … come ca podaria ?”

E la Volpe: ” L’ Orso vedarte sonar voria…”

 

Dicono che è successo venerdì verso sera ( o forse era la mattina di sabato  ? ). Non saprei dirlo, perché quando si “passa”, il nostro tempo non ha più la stessa regolarità e perde l’”andamento lento” di tutti i giorni.

Una voce l’aveva chiamato per nome ed Enzo si era svegliato d’improvviso. Con un certo stupore, si sentiva diverso: lucido, senza più l’effetto della morfina. Toccando il proprio corpo, laddove da mesi sentiva dolore, ora non provava più nulla.

Egli capì subito che qualcosa era cambiato, ma si alzò senza tanti problemi. Una brezza nuova e diversa attraversava la stanza: un fresco vento rosa lo accarezzava e lo stimolava a muoversi. La stanza dell’Hospice era ancora la stessa, ma Enzo non si sentiva più attaccato a fili e a cannule: poteva quindi muoversi libero e gli sembrava perfino che gli fosse ritornato il proverbiale appetito.

Quella leggera brezza Enzo l’aveva riconosciuta quasi subito, perché era quella che accompagnava i veri Musicisti quando “passavano”, ma … solo i “veri Musicisti”, quelli che in vita avevano dato alla Musica la parte migliore di se stessi.

L’aveva sentita per la prima volta in un vecchio film di Pupi Avati: quel “Dancing Paradise” che narra di un ragazzo che vuole raggiungere il padre sassofonista, morto alcuni anni prima.

In Romagna, la terra delle balere, la leggenda dei Musicisti dice che, per andare direttamente in cielo, bisogna trovare tre donne e baciarle. Se trovi la donna giusta, la riconoscerai dal suono di un campanellino, subito dopo il bacio.

Al momento del “passaggio”, forse un leggero vento rosa ti porterà con sé.

Enzo aveva poi ritrovato quella brezza in occasione della morte di suo padre Angelo, anche lui un vero Musicista che aveva appreso i segreti del Jazz dagli Americani, arrivati in Italia con la Guerra. Era un uomo autorevole che sapeva essere severo, ma anche dolcissimo con i suoi figli.

Non appena io seppi della morte di suo padre, lo chiamai subito: “Fratello, come ti senti ?” – “E’ morto il mio migliore amico … “ – mi rispose e io restai senza parole.

“Sapete, mio padre è un grande amico di Gorni Kramer !” – ci diceva sempre con orgoglio: lo ascoltavamo con attenzione, perché Enzo era già un musicista importante, almeno per noi, suoi amici.

Fu così che venerdì sera ( o forse era già sabato mattina ? ), Enzo capì subito di che cosa si trattava;  era venuto il suo momento di “passare”. Avrebbe incontrato suo padre, avrebbero suonato di nuovo insieme. Si sarebbe fatto presentare Gorni Kramer che gli avrebbe sorriso ( sorrideva sempre in TV ) e l’avrebbe subito inviato al suo posto nell’Orchestra (“ Presto Enzo, presto, tra 5 minuti siamo in prova … “).

Enzo riguardò per un attimo la stanza, guardò anche se stesso, o almeno quella parte di sé che si accingeva ad abbandonare.

Poi sentì di nuovo quella voce che, da qualche minuto, cercava di raggiungerlo: “Enzo, lasciati andare, fai come quando le tue mani si muovono sulla tastiera, abbandonati a quell’aria rosa che ti sosterrà, ascolta bene la sequenza di accordi che tu stesso stai diventando: immagina di salire per una scala, immagina di essere tu stesso una scala …! Tutto sarà facile e andrà tutto bene”.

La Voce continuò: “ Non avere paura. I veri Musicisti non devono aver paura, soprattutto non quelli come te. Ora lasciati andare, come la vibrazione di una nota, come la successione di tante note, come una delle tue variazioni sul tema …”

Enzo si guardò intorno, vedeva e sentiva gli altri e per questo ebbe paura di partire, perché Ivana, Jessica e Andrea erano ancora tutti lì. Gli Angeli dei Musicisti sanno bene che si fa fatica a morire, se coloro che ami ti sono così vicini; per questo la Voce ripeteva insistentemente il suo invito: “Enzo vai !”

Alla fine l’Orso si lasciò convincere; completamente rilassato ora ammirava il suo vecchio mondo, mentre quella voce continuava a rassicurarlo: “Non perderai niente, tutto ritornerà con te, il tempo del distacco ti sembrerà breve là, dove sarai …”

Enzo seguì quel vento rosa vibrando come una nota, poi come un accordo di settima, poi come una nona aumentata, poi come una lunga scala.

Quant’era bravo già da bambino e quanta invidia provavamo noi, nel vederlo muovere quelle dita un po’ snodate, tra le note bianche e nere del suo pianoforte!

L’Orso aveva ormai iniziato il suo sentiero, per ritrovare gli altri che, prima di lui, erano “andati avanti” e forse anche per ritrovare un po’ se stesso, per suonare finalmente libero, anzi per diventare lui stesso parte della sua Musica.

Tutto intorno a lui era quiete, era davvero “la prima notte di quiete” ( o forse era già la mattina silenziosa di un sabato ? ), ma non era più sonno né sogno. Tutto si era velocemente ricomposto, grazie alle armoniche in cui si scomponevano le sue note.

Fu allora che comparve una piccola discontinuità nello Spazio – Tempo, una distorsione minimale, normale per queste situazioni.

Sembrava una minima increspatura dell’acqua, ma forse solo Andrea la riconobbe mentre, dalla copertina della “Théorie du Champ”, Lev Landau esibiva ancora il suo autorevole sorriso.

 

Disse la Volpe: ” Falco,  no ti gò mai visto piansere !  Tuto continua, no lo ghemo perso. ”

E il Falco rispose tristemente: “ Si, Volpe, ma ancuò xè sabato e el sabato el voe el so siensio. Vao casa Volpe “

E la Volpe: “ Ciao, Falco “

 

Mario

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