“La rabbia, la disperazione, la stanchezza. Stanca
di contare le vittime, stanca di scrivere della violenza subita,
denunciata, inascoltata”.
La riflessione di Elena Paolizzi, cosegretaria provinciale di Articolo Uno,
parte da qui, da questa rabbiosa impotenza. Ci sono due stragi nel nostro
Paese: gli infortuni sul lavoro e le donne. L’ultimo omicidio di una donna,
nel vicentino, è il settimo negli ultimi dieci giorni. Sono 83 le donne
uccise nel 2021.
“A che serve contare le vittime”, prosegue Elena Paolizzi, “fermare il
pensiero sui fatti singoli, sulle storie spesso tanto simili tra loro,
nulla di straordinario, semplicemente morte e violenza, la banalità della
violenza, sempre uguale a sé stessa, sempre quella”.
“Le donne muoiono perché vogliono vivere la loro vita, cambiarla,
riscattarla – osserva -. Gli uomini uccidono perché decidono che non lo
permetteranno”.
“I media fanno gossip, raccontano di gelosia, amore malato, follia,
raptus”, accusa Paolizzi, “quasi mai parlano della volontà profonda di
impedire ad un’altra persona di vivere la propria vita, del convincimento
maschile che solo la propria volontà deve avere il sopravvento, di una
società ancora con profonde radici patriarcali che legittimano questi
comportamenti anche se giuridicamente puniti”.
La rabbia di rendersi conto che non molto è cambiato nella testa delle
persone, “nel loro vissuto, nonostante il trascorrere degli anni e di tante
parole: esistono ancora il delitto d’onore nella testa degli uomini e,
purtroppo a volte anche di alcune donne, il sentimento della gelosia come
indicatore di amore, comportamenti possessivi come espressione di
protezione”.
“Sono disperata perché non colgo la reale e concreta volontà nella
collettività e nelle istituzioni di capovolgere finalmente questo modo di
sentire il rapporto tra esseri umani, tra uomo e donna. Troppe leggi
rimaste lettera morta, troppe parole disperse nel vento. Poche azioni,
pochi fatti, poche risorse. Ai Centri Antiviolenza non vengono garantite le
risorse necessarie così come ai Centri di ascolto; nelle scuole sono
pochissime le occasioni di riflessione e di formazione per insegnanti,
studenti e famiglie; i consultori familiari sottofinanziati non riescono
più a produrre prevenzione nelle comunità e nelle scuole.
Il corpo delle donne subisce costantemente lo scempio dell’umiliazione sui
media e nella vita quotidiana, nei luoghi di lavoro, nella propria casa.
Il linguaggio sulle donne conserva un substrato di stereotipi e preconcetti
che rappresentano e consolidano questa realtà e la legittimano”.
“Fino a quando ci fermeremo ai singoli fatti di violenza di genere e non ne
faremo un problema collettivo”, è la conclusione, “un problema sociale di
primaria importanza, con le conseguenti azioni di informazione, formazione,
educazione, non usciremo da questa macelleria, non ne usciremo”.
Articolo Uno Polesine ha scelto nel 2018 di avere una donna e un uomo come
segretari provinciali.