Conferenza davvero di alto livello quella andata in scena all’ARCI sabato 25 novembre, grazie ad Orsetta Giolo, docente di Filosofia del diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, che insegna anche a Rovigo.
La sua relazione è partita da un inquadramento generale del femminismo, evidenziando il nesso forte che esiste in questo caso tra teoria e prassi, ovvero il fatto che il femminismo, che è una vera e propria teoria, ha profonde radici nella pratica, e non solo nelle cosiddette “buone pratiche”, ma come pratica dirompente che produce pensiero.
Una seconda riflessione ha riguardato il fatto che, per secoli, le donne non hanno avuto storia, anche perché, come scrisse Jane Austin, “la penna è sempre stata in mano agli uomini”. Ma ora che tante donne hanno iniziato a scrivere, su ogni argomento, le donne hanno anche conquistato un ruolo più evidente anche da un punto di vista storico.
Tre sono stati gli esempi di radici del femminismo: la critica della violenza come strumento di dominio, finalizzata a mantenere relazioni di tipo gerarchico che vedono al vertice sempre gli uomini, sia nelle relazioni pubbliche che in quelle private; la teoria e l’etica della cura, che significa accudimento, incarico e responsabilità, sinora svolto senza dignità pubblica, che diventa invece modello comportamentale, sia nella sfera pubblica che in quella privata per una riorganizzazione finalizzata al lavoro da distribuire su diversi soggetti, con un occhio al tema del rapporto tra libertà e responsabilità;infine la rappresentazione plurale dei soggetti, anche nella partecipazione alla vita pubblica, con un intimo nesso tra uguaglianza e differenza, facendo l’esempio della Dichiarazione Universale dei diritti della donna e della cittadina, durante la Rivoluzione francese.