“… poi ci mandi il tuo racconto del Festival?” mi dice Michele Lionello mentre carica le ultime scatole di Voci Per la Libertà sulla sua macchina e prima di abbracciarmi.
Io, come ogni anno, mi sento investito di un impegno troppo grande. Va bene, faccio il giornalista, ma quella è un’altra cosa: scrivo di altri, non di amici, non di me.
Come fai a spiegare tutto quello che fanno i tuoi amici da ormai 27 anni e che da 15 condividi con loro? Come fai a spiegare che quello che ha messo su un gruppo di persone di un piccolo paese del Veneto, partendo da un campo di rugby in terra dietro la chiesa del luogo, oggi è diventato il maggior evento gratuito a livello nazionale? E soprattutto che questo evento mette insieme la cosa più bella (la Musica) con quella più importante (la difesa dei diritti umani)? Come fai?
Semplicemente non puoi.
Puoi, però, raccontare quello che hai vissuto.
Questo si.
Forse non dovrei dirlo, ma ogni anno cerco di sapere il meno possibile su quelli che saranno protagonisti e ospiti musicali, in modo che quando poi mi arriva la mail col “cartellone” dei presenti sia una sorpresa.
Beh, quest’anno a momenti ci resto secco! L’offerta è di quelle che non trovi neanche nelle mega manifestazioni con biglietti dai prezzi esorbitanti. La varietà, dal punto di vista musicale, è straordinaria e completa.
Io sono estremamente felice, perché ci sono tre artisti ai quali tengo in maniera particolare: il Premio Amnesty Italia 2024 Antonio Diodato, Patrizia Laquidara e Giulia Mei.
Rovigo ci ospita per il secondo anno. L’accoglienza ricevuta dalle due amministrazioni che si sono alternate in questo periodo e dalla città ci ha emozionati e quindi speriamo tutti che la collaborazione prosegua. Certo, a Rosolina c’era il mare, ma non si può avere tutto.
Come sempre arrivo il giovedi: “… che noi è già da lunedì che si lavora!”, mi dice scherzando Michele accogliendomi alla stazione. Fino allo scorso anno avevo un po’ paura ad arrivare prima: magari sono un costo in più, magari gli sto tra i piedi mentre lavorano, pensavo. Ma quest’anno no, nessun dubbio. Tu guarda se il prossimo anno non arrivo mercoledì…
Tranquillo Miche’, scherzo.
Che poi le cose da fare non mancano. A Rovigo si è in piena attività da lunedì, perché da un po’ di tempo il concorso Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty ed il Premio Amnesty Italia sono stati inseriti all’interno della “Settimana dei diritti umani”. E così la città è tutto un pullulare di manifestazioni (anche queste diversissime tra loro, ma tutte incentrate sul tema dei diritti) che si susseguono a mezz’ora l’una dall’altra, animate da gruppi di volontari – tutti lì senza nulla a pretendere – che sciamano allegramente da un posto all’altro portando tavoli, striscioni, gazebo o strumenti musicali.
La sera c’è uno spettacolo teatrale, con tanto di fuochi e luci. Il tutto si svolge in un giardino ed io lascio furbescamente l’antizanzare in stanza.
Lì starà bene senz’altro.
È venerdì e parte, a tutti gli effetti, il contest musicale.
Si moltiplicano, quindi, gli impegni: arrivano i giurati, gli artisti, gli ospiti. C’è da andarli a prendere, da sistemarli nei relativi alberghi, da organizzarsi per la cena (che necessariamente deve finire prima delle 21.00).
Tutti iniziamo a camminare molto più velocemente. Tranne Michele. Lui corre proprio.
Ad un certo punto qualcuno mi chiede: “Ti dispiacerebbe andare al negozio di strumenti a ritirare la chitarra per Erica Mou?”. “Mi dispiace???” rispondo esterrefatto “Ma ritirare una chitarra in un negozio di strumenti musicali è l’incarico più bello e poetico del mondo!”. Entro nel piccolo paradiso terrestre, contemplo estasiato gli strumenti appesi alle pareti, mentre il negoziante mi dice qualcosa che non registro e poi esco con il prezioso bagaglio nella mano destra, felice come il roadie dei Deep Purple nella torunee del ‘72.
Nel pomeriggio partono i sound check, rigorosamente sotto al sole. Per fortuna qui a Rovigo i fonici e gli assistenti di palco sono protetti da ampi tendoni. Ma il loro lavoro è comunque impegnativo e anche per questo chiunque salga sul palco non dimentica di ringraziarli.
Uno spettatore, lì per godersi le prove, mi chiede: “Ma avete delle agenzie, dei Service che vi fanno tutto?”. Io, che sto andando in piazza a metter giù le 350 sedie per la sera, rispondo con un sorriso.
La prima serata scorre via senza intoppi. Sul palco si alternano artisti ed ospiti (sindacalisti, associazioni del territorio, assessori) che ci ricordano perché – al netto della Musica – siamo lí.
Ci “ritiriamo” per votare. Ogni volta che Savino Zaba usa questa locuzione sorrido, perché mi viene in mente il convento ed assumo il passo di una monaca di clausura.
Intanto è arrivata la mia amica Silva Rotelli, fotografa di straordinaria bravura e dotata di un’umanità decisamente al di sopra della media. Per noi la manifestazione è anche il periodo dell’anno in cui lei mi aggiorna sui suoi successi professionali e mi svela in anteprima i progetti in rampa di lancio. Poi, come da un copione non scritto, mi chiede “Che Musica nuova ti è piaciuta nell’ultimo periodo?” ed io, come ogni anno, rimango lì imbambolato, con la rotellina del computer che gira e sulla fronte la scritta “attendere prego”. Ovviamente lo so benissimo qual è la Musica che mi è piaciuta, anche perché l’ho trasmessa più volte su Radio Elettrica. Ma quel genere di domande (tipo “quali sono i dieci dischi che porteresti sull’isola deserta?”) mi blocca sempre. Bianco totale, resto proprio a bocca aperta. Silva lo sa, ogni volta mi rifà la stessa domanda, ride e poi mi abbraccia.
E’ un rito.
Vuoi non finire la serata a bere? Michele su questo punto mi porta sempre sulla cattiva strada e quest’anno mi ha fatto scoprire lo spritz misto. Io, che già non reggo quello normale, ne avevo preso uno alle sette, ma i giorni a disposizione per bere con lui son pochi e così sfido la sorte e me ne prendo un altro. Alle due di notte.
Prometto al mio fegato che appena torno a Roma mi rimetto a squadro.
Il sabato è il giorno di Omar Pedrini. Sento di tanti ragazzi che sono arrivati da altre città per vederlo e qualcuno non riesce a credere che la serata sia del tutto gratuita: “Se vuoi fare una donazione ad Amnesty ti ringrazio – dico ad un ragazzino sicuramente emiliano – ma per il resto vai tranquillo, è tutto gratis come l’aria”.
Anche la seconda serata vola via (troppo) velocemente.
I miei due unici “10” di tutta la manifestazione vanno a Giulia (Mei). Si, lo so, sono di parte. Ma la adoro e sono sempre orgoglioso di conoscere artisti così giovani e così bravi. Quando poi si diventa amici e loro mi mandano i brani in anteprima, chiedendomi “che ne pensi?”, allora lì mi sento proprio onorato, profondamente emozionato.
Maurizio Capone, invece, incanta tutti da trent’anni con la sua immensa Arte nel suonare strumenti geniali, creati riciclando plastiche, barattoli, bidoni, elastici di gomma e addirittura quelli delle mutande. Ed è proprio con un elastico, fissato ad un manico di scopa e filtrato da un distorsore, che strega una platea meravigliata con una versione 2.0 dell’inno americano rivisto e corretto nel ’68 da Jimi Hendrix. A Maurizio la categoria “emergenti” ovviamente non si addice, ma al di là delle etichette resterà uno dei più amati dalla piazza.
Anche questa serata finisce ad alcolici. D’ altra parte siamo in Veneto: che fai, rifiuti?
Pare brutto, dai.
Come ogni anno è già domenica. Così, de botto, senza senso, come dicono nella serie “Boris”.
Il che vuol dire finale emergenti, ma anche conferenza e concerto di Diodato, ma anche otto nuovi giurati che si aggiungono a quelli già presenti.
Un caos che mezzo basta insomma.
Ormai si procede a memoria: i pass per gli artisti, le cartelline per i nuovi giurati, la scaletta della serata, i sound check nel pomeriggio… ma niente paura, c’è Super Martina Manfrinati, eroina indiscussa dell’organizzazione.
Abbiamo miracolosamente ancora tempo per il pranzo. Altre chiacchiere, altri racconti di quel che è successo in questo anno, altre promesse di rivederci prima della prossima edizione.
Sebbene sia domenica, una torrida domenica peraltro, la città si anima, prende vita, d’incanto si riempie. Che sia “colpa” nostra? Lo è davvero! L’afflusso di persone per il concerto di Diodato, già dal primo pomeriggio, è un qualcosa che ci emoziona.
L’appuntamento con Antonio è al cinema storico di Rovigo, che da qualche tempo (chissà se anche questo grazie al film di Paola Cortellesi) è rinato.
Mentre sale, tra gli applausi, le scale che portano al palco, penso che Diodato sia il figlio che tutti vorrebbero. La dolcezza e la grazia delle sue canzoni se la porta tutta addosso, in quel viso pulito, in quello sguardo pieno di umanità e calore, in quel linguaggio del corpo così educato e rispettoso di chiunque abbia di fronte.
Antonio è un fiume in piena. E’ una di quelle interviste che, come si dice in gergo, “vanno da sole”.
Alla fine non si sottrae a nessun fan, a nessun giornalista, a nessuna domanda.
E’ arrivata anche la mia amica Adila Salah di Indieffusione. Con lei, come ogni anno, faccio subito un briefing sul Gran Premio di Formula 1 che anche questo pomeriggio abbiamo seguito entrambi in streaming. E’ bellissimo parlare di Formula 1 con una ragazza e Adila è una vera appassionata, proprio come me. Certo, la Ferrari ci fa sempre un po’ dannare, ma oggi la gara è stata divertente e quindi siamo contenti lo stesso.
Arriva anche il nostro eroe, Gianluca Mura di Radio41, che riesce sempre ad intervistare tutti gli ospiti, anche i più blindati.
Un punto di riferimento.
E’ l’ultima volta che si cena tutti insieme ed al tavolo siamo addirittura diciotto! Pare un matrimonio.
Alla fine, come sempre, ci tocca correre. La luce in cielo ci dice che le 21.15 sono vicine, non c’è bisogno di guardare l’orologio. Una telefonata di Michele me lo conferma…
Salgono sul palco i cinque concorrenti rimasti in gara. Dopo 15 anni ancora non mi sono ancora abituato a “farne fuori” tre. Anche perché alcuni degli eliminati delle prime due serate sono rimasti lì, solo per seguire la manifestazione. Il nostro concorso è anche questo.
Mi sento un po’ in colpa.
La piazza, però, continua a riempirsi e mi consola l’idea che questi ragazzi possano suonare davanti a così tanta gente.
Ci “ritiriamo” ancora, stavolta per decidere i vincitori.
Quest’anno ho l’ulteriore onore di essere uno dei due giurati incaricati di conteggiare i voti.
Una piccola ma preziosa responsabilità.
Alla fine, Emanuele Conte vince la 27a edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” con “Proiettile bambolina”, un brano contro la guerra. La “mia” Giulia Mei vince il Premio della critica con la geniale “Bandiera”, mentre Matteo Faustini si aggiudica il premio della giuria popolare e Motus quello di “Indieffusione”, decretato da Adila.
Dopo l’ultima votazione torno alla velocità della luce verso la piazza. Ho “appuntamento” con Gloria Rogato, che è già sul palco. Lei aveva inviato il suo brano per il contest di “Voci”. La canzone non era entrata fra le otto finaliste (anche perché sono centinaia i brani che ci vengono proposti ogni anno), ma il progetto era piaciuto a tal punto che la giovane artista era stata comunque invitata ad esibirsi.
Rimango estasiato, ma non sorpreso. Gloria è una di quelle persone talmente aggraziate, talmente gentili che poi capisci perché la loro Musica suona così.
Un’altra bella scoperta, grazie a Voci.
E’ il turno di Antonio, che viene ufficialmente premiato sul palco per “La mia terra”. Il suo set con l’amico Rodrigo D’Erasmo al violino è di quelli da conservare nel cervello e custodire nel cuore.
C’è ancora tempo per la consegna dei premi ai giovani, mentre qualcuno comincia già a sbaraccare le prime cose. E’ un po’ come quando finisce l’estate e gli stabilimenti ritirano le ultime file di ombrelloni. C’è malinconìa, certo. C’è stanchezza, soprattutto. Ma c’è gioia, tanta gioia. Ci si guarda con gli occhi che brillano ed ognuno ha da raccontare un aneddoto, un episodio curioso, anche solo un piccolo gossip.
Ci sono bilanci da tirare (quest’anno tutti positivi), immagini da ricordare, emozioni da processare.
E maniche da rimboccarsi.
Perchè da domani si torna già al lavoro per la prossima edizione.
Carmen Formenton Amnesty International Rovigo Amnesty International Aldo Foschini Elisa Em Orlandotti Enrico Deregibus Daniela Esposito Francesca Corbo Carolina Bruni Maurizio Zannato Laura Gabrieli Giò Alajmo Mattia Buzzarello Manola Borgato Nicole Franzoso Maya Cordì Radio41.it Artax Andrea Visentin Andrea