Approfondimenti

SPI CGIL: Più fragilità ma meno risorse

Un primo passo importante

Nel corso del Consiglio dei ministri tenutosi lo scorso 25 gennaio è arrivato il via libera al primo decreto attuativo della legge 33 dello scorso luglio: “Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”. Un importante primo passo per cercare di dare l’adeguata assistenza a milioni di persone anziane, che soffrono di patologie croniche, e alle loro famiglie. La popolazione italiana, infatti, risulta essere sempre più anziana e questo dato coincide anche con l’aumento del numero di persone in condizioni di fragilità moderata o severa e dunque bisognose di maggiore assistenza. L’aumento dell’età media della popolazione si riscontra anche nel nostro Polesine, dove, su un totale di 227 418 abitanti, sono ben 62 910 i residenti ultra65enni. Indicativo a tal proposito il fatto che nel decennio compreso tra il 2011 e il 2021 il numero di anziani in condizioni di fragilità moderata o severa in Veneto si sia addirittura triplicato. Non c’è ancora un testo ufficiale su cui riflettere; il decreto votato prevede la prestazione universale, a partire dal primo gennaio 2025, fino alla fine del 2026, per gli ultra80enni in condizioni di “livello di bisogno assistenziale gravissimo” e con un Isee di appena 6 000 euro, riducendo così di molto il numero di anziani in grado di usufruire di tale nuovo strumento. Una misura assolutamente non sufficiente, che riguarderebbe solo lo 0,18% di quanti oggi sono riconosciuti come non autosufficienti.

Mancano però i fondi promessi dal governo

Ad aggravare la situazione è però l’assenza dei fondi che erano stati promessi dal governo per l’attuazione di questo nuovo strumento. Infatti, la presidente Meloni aveva annunciato lo stanziamento di un miliardo di euro in tal senso, ma, come sostiene Stefano Cecconi, segretario nazionale di SPI Cgil, questi soldi non ci sarebbero ancora. Inoltre, è bene segnalare che, qualora il miliardo ci fosse, tali stanziamenti non sarebbero affatto sufficienti a coprire le spese di accudimento di quanti si trovano nella condizione di non autosufficienza. Si tratterebbe infatti di una somma di 1000 euro al mese da aggiungere agli appena 500 dell’indennità di accompagnamento. Una cifra assolutamente non sufficiente per finanziare il costo del lavoro di cura per chi non può provvedere da solo a sé stesso.

 

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