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Azzerati i fondi del Centro antiviolenza

Pubblichiamo un comunicato della giovane neo consigliera comunale Elena Rossi, una delle animatrici del flash mob di novembre scorso in occasione dell’uccisione di Giulia Cecchettin.

Durante il consiglio comunale di ieri, abbiamo assistito a quella che è una gravissima dimostrazione di disinteresse rispetto al tema della violenza di genere da parte della Giunta e della Maggioranza del consiglio.
In un contesto nazionale in cui il governo Meloni taglia il 70% dei fondi sulla prevenzione e contrasto alla violenza di genere, anche il Comune di Rovigo non fa da meno. Anzi, ne toglie l’80%.
La Giunta comunale ha infatti approvato un ulteriore taglio di 16mila euro ai fondi destinati al Centro Antiviolenza, riducendo così il budget complessivo a zero, dopo la precedente riduzione di 8mila euro di aprile.
La motivazione offerta? “Mancanza di progetti per l’utilizzo dei fondi”, e “Lendinara e Adria ci daranno i fondi che mancano”.
Insomma, il Comune di Rovigo se ne lava le mani, tanto ci penseranno Lendinara e Adria.
La decisione della Giunta comunale ignora così l’importanza fondamentale del Centro Antiviolenza, in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, in cui i femminicidi continuano a rappresentare una piaga sociale dilagante.
Noi della Civica abbiamo fatto notare l’importante taglio, ma nulla è servito. Tutti favorevoli a questa misura (tutta la maggioranza, chiaramente).
Poco importa delle 123 donne che nel 2022 sono state accolte dal centro antiviolenza del Polesine.
123 vuol dire quasi una donna ogni 3 giorni, nel nostro territorio, 66 solo a Rovigo.
Non ci sono più fondi per loro. Solo tante promesse di ripristinare i fondi, chissà quando, chissà quanti, chissà se mai.
Per quanto mi riguarda è uno scandalo che non può passare inosservato. Facciamo rumore.
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