La CGIL si rivolge a tutte le parti in causa (Regione Veneto, Comune di Rovigo, IRAS, ULSS 5 Polesana, ATER) con una lunga e preoccupata lettera aperta sulla situazione dell’IRAS, chiamando tutti ad uno sforzo comune per uscire dalla drammatica situazione che rischia di precipitare definitivamente. E per non lasciare nulla di intentato mette in copia anche il Prefetto, il Presidente della Provincia, il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci ed i partiti politici.
Vediamo quindi cosa scrivono Pieralberto Colombo (segretario della CGIL provinciale), Davide Benazzo (FP CGIL) e Nicoletta Biancardi (SPI CGIL).
L’IRAS è un bene comune? L’IRAS rappresenta il sistema pubblico della residenzialità per anziani di questo territorio?
Un lascito con 500 anni di storia impone un salto di qualità ed una responsabilità politica che deve andare oltre alla mera, anche se obbligata, valutazione tecnico contabile?
Come CGIL ne siamo convinti e riteniamo che anche le SSVV lo siano.
Un valore che va ben oltre a qualsiasi valutazione tecnica, giuridica ed economico/finanziaria. Un valore sociale, etico e politico che ora è in mano a Voi, come nelle Vs mani è il futuro lavorativo delle 200 persone che sono impiegate in questa struttura.
Lavoratori che in questi anni hanno subito la crisi del settore, che hanno “combattuto in trincea” una battaglia che dura da tre anni, che hanno subito anni di precarietà e la riduzione di risorse, e che oggi subiscono anche la crisi del proprio Ente che, per la stragrande parte, si abbatterà sulle loro spalle e sulla loro vita.
Per tale motivo, come CGIL, abbiamo deciso, in queste convulse ore, di mandare questa lettera, forse per qualcuno retorica, per altri di facciata, ma che invece intende essere un contributo di persone che, nella Organizzazione di cui fanno parte, rappresentano le persone che subiranno le scelte di queste ore che le SSVV sono tenute a fare.
Nessuno nega che la difficoltà economica di IRAS nasca all’interno di scelte fatte 17 anni fa, e nei periodi successivi, da parte della politica e delle amministrazioni di quel tempo, sia Comunali che dell’Ente stesso, e che la colpa di quelle scelte non può essere addossata a chi ora si trova a gestirne gli effetti.
La convenzione capestro che ha scaricato sulle casse dell’IRAS le conseguenze economiche del mantenimento e gestione di Casa Serena e le spese che hanno causato il debito senza pensare a quanto questo avrebbe determinato nel successivo futuro, non sono scelte delle amministrazioni di oggi, e certo non possono nemmeno tornare nell’oblio del passato, ma devono rimanere un chiaro segno in chi, a quel tempo, ha governato.
Ma è anche vero che, se le colpe sono del territorio, il territorio le deve affrontare con la dignità, la forza e la responsabilità che necessita un momento così importante, senza pensare che il problema sia di altri.
Ma quanto sta succedendo ad IRAS è solamente l’effetto di quel passato sopra descritto? Certo che NO.
La situazione è anche l’effetto di scelte, o di non scelte, ben più generali, ben conosciute, e che non trovano spazio nel nostro territorio, ma sono completamente in capo alla politica Regionale colpevole di una mancata riforma, di una programmazione che ha messo sul mercato falsato e penalizzante le strutture pubbliche e che non ha adeguatamente finanziato.
A questo si è aggiunta la pandemia che ancor di più ha esasperato una situazione già grave.
Se in capo al Comune di Rovigo c’è la responsabilità, quale proprietario di Casa Serena, e l’obbligo di farsi carico delle scelte di chi lo ha preceduto, in capo alla Regione sta la piena responsabilità di tutta la fragilità gestionale, economica e finanziaria delle RSA pubbliche e, se effettivamente ha risposto positivamente alle domande all’inizio della lettera, si deve far carico, insieme al Comune, del futuro pubblico di IRAS.
Un futuro pubblico che non è messo a rischio dal fato, ma da chiare e precise scelte.
Immediatamente, dopo queste righe, la risposta sarà che ci sono responsabilità erariali che ricadono sulle persone che ora devono fare le scelte.
Il Comune, dove i tecnici, non ritenendo un obbligo per lo stesso dover sciogliere la convenzione e mettere in sicurezza gestionale IRAS senza Casa Serena, contestano che vi sia un obbligo economico conseguente.
Non legano l’obbligo economico allo scioglimento della convenzione, da parte loro non dovuta, ma ad un “bene superiore”, il rilancio di Casa Serena, e ad una reale verifica successiva dell’immobile a fronte del valore aggiunto dei lavori fatti da IRAS. A questo si lega l’accantonamento in auto tutela dei 3,2 milioni in bilancio fatto dal Comune. Soldi però che non vogliono essere spesi senza che vi sia la copertura normativa sopra citata
Se da un lato IRAS dice al Comune che, se gli ridà indietro Casa Serena, deve ricevere il contro valore dei debiti non ammortizzati come da convenzione, il comune risponde che la convenzione è in essere e non può essere disdettata da IRAS, salvo che smetta di essere una RSA o, in alternativa, attraverso un accordo bilaterale.
Ma in quest’ultimo caso, la posizione del Comune diventa che, se vi è un accordo tra le parti, non possono valere in toto gli obblighi posti dalla convenzione, determinando che, l’impegno in capo al comune, non può essere solo vincolato allo scioglimento del rapporto in essere.
La volontarietà del Comune nello sciogliere la convenzione, sempre per i tecnici, determinerebbe, in capo allo stesso, un vincolo di responsabilità erariale per i riflessi economici che se ne determinano, con la conseguenza che, per togliere lo spettro del danno erariale, vi deve essere una contropartita che viene proposta all’interno dell’accordo di programma in discussione in questi giorni.
Dall’altra parte vi è l’IRAS che, a causa del tempo che passa, continuando a gestire Casa Serena, centro di costo in perdita di almeno 500.000 euro anno, aumenta l’esposizione debitoria associata all’impossibilità ad avere liquidità, col concreto rischio, non solo di continuare a non pagare i debiti, i fornitori e tutto quello che rappresenta il negativo accumulato pari a 12 milioni di euro, ma gli stessi stipendi di gennaio. Ecco l’impellente urgenza di immettere liquidità attraverso la Regione, che ha già deliberato un prestito di 3,8 milioni.
Ma anche questa scelta pone in capo alla Regione lo spettro del danno erariale; come può un Ente pubblico “prestare” soldi ad un altro Ente in enorme dissesto finanziario senza la certezza della copertura del credito?
Così la richiesta del Commissario IRAS, avv. Stella, che il Comune vincoli i 3,2 milioni sopra citati allo scioglimento della convenzione, al fine di determinare un credito certo da poter cedere alla Regione ed accedere così al prestito ed avere la liquidità necessaria a sopravvivere e poter avviare il piano di risanamento.
Di fatto emerge che l’unico Ente che si trova realmente ad essere chiamato a vincolare parte del proprio bilancio è il Comune di Rovigo. Ma è anche vero che l’IRAS, per quanto emerge dalla documentazione, può, per la presenza della convenzione, vantare un credito solamente dal Comune.
Questo nodo gordiano, complicato dalle responsabilità erariali che ne derivano, sta rischiando di determinare non solo un’ennesima enorme scatola vuota in centro città, ma il fallimento della principale RSA pubblica del Polesine.
Il fallimento di IRAS non solo è da scongiurare in tutti i modi per i danni che subiranno i 200 lavoratori e le loro famiglie, non solo perché di fatto sarebbe una sconfitta sociale ed economica per tutto il nostro territorio, ma anche perché rappresenterebbe l’inizio della fine della maggior parte del sistema pubblico residenziale di questo territorio anch’esso in grossa difficoltà economica e che sarebbe così trascinato verso la stessa fine.
Se questo futuro rappresenta una catastrofe per il Polesine, non se lo può permettere nemmeno la Regione.
Per questo chiediamo che la Regione permetta la chiusura dell’accordo di programma con il Comune sul futuro di Casa Serena, cosa possibile, anche in tempi rapidi, visto che poggia sull’impegno di ULSS ed ATER, Aziende di fatto partecipate dalla stessa Regione.
Non vi sono motivi perché non venga fatto, se ne discute da mesi ed ora è il momento di mettere nero su bianco gli impegni.
Questo però non basta, va trovato il modo di rendere urgentemente esigibile la liquidità necessaria ad IRAS.
Per questo chiediamo che la Regione svincoli urgentemente i 3,8 milioni di euro già deliberati.
Rimane il tema erariale in capo al Comune e al Commissario sul tema chiusura della Convenzione, e alla Regione, sul tema prestito.
Per questo chiediamo che il Comune certifichi il reale debito verso IRAS, in tempi certi e rapidi in modo che si chiuda l’accordo tra Comune ed IRAS con la definitiva conclusione della convenzione, e che la Regione poggi il recupero del proprio prestito no solo sullo scioglimento della convenzione, ma anche sui futuri LEA e sulle prestazioni sanitarie che di fatto, sia per il Covid che per la mancata copertura di impegnative, ha determinato minor esborso da parte della Stessa e conseguentemente minor entrate per IRAS.
Al Commissario, in fine, chiediamo, dopo l’enorme lavoro già fatto, un ultimo impegno, un piano di risanamento che dia stabilità economico/finanziaria ed un futuro ad IRAS.