Lo scorso mercoledì 19 ottobre è stato redatto l’ulteriore verbale di sequestro penale da parte della Polizia Provinciale di Rovigo per aver rilevato l’utilizzo di collari elettrici posizionati al collo di cani di proprietà di un cacciatore polesano durante l’attività venatoria nel territorio comunale di Stienta. A distanza di un mese dall’analogo episodio di maltrattamento ai danni di animali da affezione segnalato all’Autorità giudiziariaad opera del Reparto Operativo di Rovigo, poiché la pattuglia degli agenti in servizio nell’area dell’alto polesine aveva sorpreso un cacciatore che utilizzava lo stesso tipo di collare fuorilegge sui propri cani segugio, giunge oggi il comunicato del nuovo intervento compiuto dal servizio di Polizia Giudiziaria di Palazzo Celio.
Questa volta il collare elettrico è stato trovato al collo di esemplare di springer spaniel; nell’attività di caccia, questa particolare specie di cane simile al cocker viene impiegata nella “cerca” della selvaggina, ma le sue caratteristiche peculiari, tra le quali l’iperattività e la spiccata indipendenza, impongono che il suo addestramento venatorio – a quanto riportato da alcuni siti internet specializzati nelle tematiche care ai seguaci di Diana – “deve essere molto rigido e scevro di concessioni”.
Probabilmente, proprio per questa “necessità” di gestire l’innata capacità di seguire la preda ovunque questa si diriga, spesso anche sconfinando all’interno di aree in cui l’attività di caccia non è consentita, che tra i cacciatori si è diffuso l’utilizzo di collari acustici ed a vibrazione per interrompere l’azione del proprio cane, con l’intenzione di distrarlo dal suo intento e di recuperarlo quando si dirige verso aree precluse alla caccia. Tali dispositivi si attivano attraverso un sistema di rilascio di impulsi sonori o di vibrazioni; alcuni modelli di collare hanno però anche la possibilità di causare una scossa elettrica ai danni dell’animale, permettendo cioè il passaggio di corrente attraverso due “punzoni” metallici che vanno a contatto con la pelle dell’animale e provocandone uno shock.
In questa occasione la Polizia Provinciale che ne ha constatato la presenza, verificandone la funzionalità, il telecomandato a distanza e la mancanza di sistemi di schermatura, ha perciò inoltrato comunicazione di ipotesi di reato per violazione all’art. 727 comma 2 del Codice Penale, accertando nella fattispecie la configurazione del reato di “detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze”, poiché l’episodio constatato rappresenta una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso, tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica dell’animale.
Nel corso delle operazioni, durante la verifica dell’auto del cacciatore, è stato inoltre sequestrato un secondo collare rinvenuto al collo di un altro cane presente all’interno del bagagliaio. Questo collare, apparentemente del tutto simile al precedente, per dimensioni, forma e peso, ma privo di ogni circuito elettrico e perciò a prima vista del tutto inoffensivo, ha suscitato la curiosità degli agenti; ma, alla richiesta del motivo dell’utilizzo di un “finto” collare elettrico, il cacciatore ha spiegato trattarsi di un oggetto auto-costruito e destinato ad un animale evidentemente già consapevole degli effetti del collare “vero”.