Approfondimenti Le celie del Celio

Le Celie del Celio

Sono stato iscritto per tanti anni alla DC, sino alla sua estinzione. Sono stato eletto nelle sue liste, ho ricoperto diversi incarichi a livello istituzionale, ma non sento più voglia di balena bianca, come non rinnego assolutamente le mie scelte e le mie esperienze fatte sotto quella bandiera.

La Democrazia Cristiana ha chiuso il suo grande ciclo,  scandito dal miracolo economico, dalla guerra fredda, dal muro di Berlino, dai blocchi contrapposti, dal compromesso storico, dall’arco costituzionale, dalla battaglia antistorica sul divorzio, dal famoso Congresso del preambolo.

I nostalgici sono rimasti; alcuni di questi occupano posti autorevoli in forza alle formazioni sorte dopo la diaspora seguita a Tangentopoli, e tentano qualche colpo di coda, ogni tanto, tormentati dal desiderio degli antichi fasti. Non c’è da meravigliarsi : quanti nostalgici del Fascismo e del Comunismo sono rimasti? Ma la storia scrive pagine nuove e diverse ogni giorno, e sarebbe giusto e intellettualmente decoroso interpretarla adottando comportamenti adeguati alle nuove realtà, facendo tesoro delle esperienze del passato, non replicandole nei loro aspetti più sgradevoli ed inquietanti, tormentati dalla voglia di revival.

La mia generazione, quella dei nati subito dopo la guerra, ha la grande responsabilità di aver consegnato ai propri figli e nipoti una società certamente evolutasi, che ha il grande compito di portare a termine il processo di integrazione dell’Europa, ma che deve anche imparare a convivere con altre popolazioni, le quali reclamano forme esistenziali più accettabili, in un pianeta diventato sempre più piccolo, pericolosamente condizionato da un fenomeno di entropia sociale chiamato globalizzazione.

Questo, in soldoni, il cammino non facile da compiere, reso più difficile, nella nostra nazione, dall’annientamento dello stato sociale, che Berlusconi & C. hanno scientificamente  scardinato, nella più autentica e letterale interpretazione dei perfetti conservatori liberali del primo ‘900, che poi è il ruolo che si sono scelti, a dispetto delle loro incredibili smentite.  Ma il vero problema è che la  suddivisione bipolare tra conservatori e riformisti è rimasta appena abbozzata e che troppi sono gli opportunisti che infoltiscono le diverse formazioni, cosicché il confronto politico difficilmente prende tono, imbrigliato com’è dai comitati d’affari e dai trasversalismi di ogni specie.

Adesso che tutti si riempiono la bocca di Europa, bisogna ricordare che Ciampi e Prodi ci hanno salvato con la loro scelta coraggiosa dell’euro, avendo contro tutti, amici e nemici, Berlusconi per primo. Ricordo con quanta sufficienza replicavano al mio entusiasmo, anni fa, miei amici, assolutamente scettici rispetto a questa grande rivoluzione monetaria, che è anche politica.

E adesso? Adesso che  l’euro è un solido punto di riferimento è arrivata Giorgia Meloni; sembrava una ventata di novità vera, in grado di far volar via vecchie incrostazioni,  anche se gli opportunisti non si involano e sono sempre pronti ad ingrossare le file delle formazioni che offrono loro più “possibilità”.

Anche in Polesine e a Rovigo si registrano gli stessi fenomeni e comportamenti. Persino nei banchi del Consiglio comunale del capoluogo si materializza il mio dire. Adesso poi che il Sindaco si è dimesso e la campagna elettorale è già iniziata con toni sgradevoli e poco inclini ad un confronto pur serrato ma rispettoso e veramente democratico, si infittiscono gli incontri per formare le coalizioni e le liste. E a proposito di revival trapela con insistenza una voce che parla di una possibile riproposizione di Paolo Avezzù, che è passato agli annali come il Sindaco che ha fatto erigere il polo natatorio in un contesto totalmente opposto e lontano dal polo scolastico rendendo impossibile un connubio non secondario per il percorso di crescita degli studenti rodigini.

Aiace ovvero Massimo Zanella

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