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Lo Spi Cgil di Rovigo aderisce alla campagna sulle liste d’attesa

La pandemia ha lasciato, anche in Polesine, una pesante eredità in campo sanitario, con il blocco forzato di visite ambulatoriali ed esami diagnostici, che si sono accumulati creando disagi e ritardi per i cittadini. Le lunghe liste d’attesa rappresentavano una delle principali criticità in ambito sanitario già da prima del Covid. Partendo da queste considerazioni, i Sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto hanno deciso di avviare una campagna ad hoc. Nelle ultime settimane, è stato lanciato un questionario, rivolto agli iscritti, incentrato sulle personali esperienze relative alla prenotazione di esami e di visite ambulatoriali e specialistiche. In questi giorni, è in corso la somministrazione anche ai pensionati polesani iscritti al Quadrato Rosso.

Lunghe liste d’attesa: c’è chi rinuncia a effettuare visite ed esami clinici

“Con questa campagna ci poniamo più obiettivi – spiega Nicoletta Biancardi, Segretaria Generale dello Spi Cgil di Rovigo -: informare i cittadini sui loro diritti, mantenere alta l’attenzione sul problema delle liste d’attesa e stimolare le istituzioni a compiere ulteriori azioni per garantire il diritto alla cura sancito dalla legislazione. In particolare, l’indagine ci aiuterà a capire, in assenza di dati puntuali, la situazione che si vive in Polesine. Teniamo conto che, seguendo i dati della Regione stessa, facciamo i conti con una quota importante, fra il 16 e il 32 per cento, di prestazioni accumulate durante il Covid e non ancora effettuate. In molti casi, di fronte a liste d’attesa particolarmente lunghe, ci sono cittadini che hanno rinunciato a effettuare visite o esami clinici. Mancano all’appello quattro prestazioni su dieci”.

E’ possibile compilare il questionario online o cartaceo nelle sedi dello Spi Cgil

Si può compilare il questionario online o in forma cartacea nelle sedi dello Spi Cgil in provincia di Rovigo. La campagna intende inoltre informare i cittadini sulla possibilità di attivare il “percorso di tutela”, diritto previsto dalla legge nazionale che però la Regione Veneto dimentica di attuare.

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