RUGBY
Rovigo città in mischia
Rovigo, Palazzo Roncale
22 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023
All’anagrafe risultava essere stato iscritto come Mario Battaglini, ma per tutti era semplicemente il “Maci”. Dove quel Maci è un diminutivo di Maciste.
Per capire la genesi di questo appellativo bisogna andare ai tempi in cui al cinema andavano tutti ma proprio tutti. Imperversavano film che poi furono ribattezzati “peplum”, le grandi storie di miti ed eroi dell’antichità che crearono icone come Spartaco e soprattutto Maciste, un personaggio mitologico, un supereroe che è protagonista di un film già nel 1915 ma che viene ripreso, in guerra contro tutto e tutti, sempre vincitore, in tanti film soprattutto degli anni Sessanta.
Nella mostra “Rovigo, città in mischia”, curata da Ivan Malfatto, Willy Roversi e Antonio Liviero, da una idea di Sergio Campagnolo, al Roncale dal 22 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023, per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, non poteva certo mancare un omaggio al grande “Maci”.
Di Maciste, a Maci Battaglini non mancava certo le fisique du rol: alto un metro e 88, che a quei tempi valeva due metri, per 135 chili. È il quarto di sei fratelli e sorelle. Francesco, 7 anni più grande, fa parte del gruppo dei “12 apostoli” che il 22 marzo 1935 si raccolgono intorno a Davide Lanzoni quando porta a Rovigo il primo pallone ovale. Maci come tutti i giovani dell’epoca pratica tanti sport, per esuberanza fisica e spinta dell’educazione fascista: atletica leggera (12 metri nel lancio del peso, 45 metri in quello del giavellotto), calcio, nuoto, ciclismo, basket, pugilato. La leggenda vuole che nello stesso giorno disputi una partita di calcio il mattino, una di rugby il pomeriggio e un incontro di boxe la sera. A portarlo al rugby nel novembre 1936 è un ufficiale della milizia federale fascista. A dargli i primi insegnamenti è l’allenatore francese Jean Brana, inviato dal Fascismo a Rovigo insieme a Nando Strozzi (boxe) e Gianni Caldana (atletica leggera) per sviluppare le sezioni di questi sport da combattimento, ritenuti dal regime strumento per forgiare la gioventù. Dal 1937 Maci fa parte in pianta stabile della squadra della Gil, la Gioventù italiana del Littorio erede dei Fasci giovanili di combattimento. Una squadra capace di conquistare 19 vittorie consecutive, il primo titolo di una lunga serie (il trofeo triveneto “Amedeo Fusari”, 21-0 in finale sulla Gil Fiume), scatenare l’entusiasmo del pubblico e gettare il seme della popolarità e del radicamento di questo sport. In una parola, è la squadra che fa innamorare del rugby Rovigo.
La stagione 1939/40 è anche quella del debutto in Nazionale. Maci è il primo rodigino a vestire la maglia azzurra. Tornato a Rovigo, è protagonista della prima stagione rossoblù in serie A. In aprile parte per la guerra, arruolato nel 3° reggimento del Genio. Prima va nei Balcani, poi in Russia dove ottiene una Croce al Valore Militare. Finita la guerra disputa due stagioni con il Rovigo (1945/46 e 1946/47). Battaglini era già stato adocchiato dai club francesi, la Francia nel rugby è un altro mondo rispetto all’Italia, come oggi. La possibilità di misurarsi con alcuni dei migliori giocatori d’Europa fa crescere Battaglini tecnicamente, tatticamente e come lettura del gioco. Un completamento fondamentale della sua già spiccata aggressività e attitudine. Sono tre stagioni in cui da talento grezzo dalle enormi potenzialità si trasforma in campione a tutti gli effetti. Ma la nostalgia è più forte dell’ambizione.
Nel 1950/51 con Maci giocatore-allenatore il Rovigo vince il primo scudetto davanti all’Amatori Milano. Il titolo è bissato nel 1951/52 nonostante ci sia in mezzo la rovinosa alluvione del Po a novembre. Nel 1952/53 arriva il tris con uno drammatico spareggio vinto 8-6 contro il Parma. In tre campionati a girone unico i rossoblù ottengono 46 vittorie, 5 pareggi e 8 sconfitte.
Battaglini poi passa al Treviso, un po’ per le 60.000 lire al mese d’ingaggio, un po’ perché “una personalità magnetica – scrive Ravagnani – un carattere ruvido, un modo quasi animale di definire l’amicizia” come il suo lo porta inevitabilmente a conflitti, a lasciarsi e riprendersi con un ambiente passionale come quello del rugby a Rovigo.
Battaglini torna ancora ad allenare a Rovigo (1965/66-1968-69) quando la squadra è in declino e lotta per salvarsi. Ma diventa soprattutto l’icona della “città in mischia”, con la sua personalità da capobranco, il carattere irascibile, il nuovo lavoro di bidello alle scuole che lo fa diventare con la sua mole il “gigante buono” dei bambini di Rovigo. Con la maglia del Rovigo, Maci Battaglini, ha disputato 7 campionati, giocato 90 partite, segnato 460 punti, vinto 3 scudetti. E il monumento che gli è stato dedicato nello stadio che porta il suo nome, è un piccolo, doveroso tributo ad un grande uomo, prima ancora che grande atleta.