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Soffocati dalle norme, ma istituzioni al top

Si stima che in Italia vi siano circa 160 mila norme, di cui poco più di 71 mila approvate a livello nazionale e le rimanenti 89 mila promulgate dalle Regioni e dagli Enti locali. Un groviglio legislativo che è 10 volte superiore al numero complessivo, pari a 15.500, di provvedimenti di legge presenti in Francia (7.000), in Germania (5.500) e nel Regno Unito (3.000). A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.
L’eccessiva proliferazione del numero delle leggi presenti in Italia è in larga parte ascrivibile a due fattori: alla mancata soppressione di leggi concorrenti, una volta che una nuova norma viene approvata definitivamente; al sempre più massiccio ricorso ai decreti legge che, per la loro natura, richiedono l’approvazione di ulteriori provvedimenti (decreti attuativi).
Questa sovraproduzione normativa ha ingessato il funzionamento della Pubblica Amministrazione (PA) con ricadute pesantissime soprattutto per gli imprenditori di piccole dimensioni che, in Veneto, sono particolarmente diffuse.

La qualità delle istituzioni venete è comunque al top
L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche presenti in tutte le realtà territoriali italiane. Lo stesso è stato concepito nel 2014 dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Questo misuratore assume un valore che va da 0 a 1; a differenza di altri che si basano sulle percezioni dei cittadini, questo redatto dai docenti napoletani fa riferimento a dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Recentemente è stato aggiornato al 2019. Il risultato che emerge dall’applicazione di questo indice ci consegna un Paese spaccato a metà; se i livelli di eccellenza più elevati della nostra PA a livello territoriale si concentrano prevalentemente al Nord, quelli più modesti, invece, si trovano al Sud.

Le prime due realtà più virtuose a livello regionale sono occupate da regioni a Statuto speciale. Esse sono il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Il Veneto, invece, si colloca al terzo posto; prima tra tutte le 15 regioni ordinarie presenti in Italia
La realtà provinciale più eccellente d’Italia, invece, è Trento, con indice IQI 2019 pari a 1. Seguono al secondo posto Trieste e al terzo Treviso che, rispetto a dieci anni prima, ha recuperato due posizioni. Appena fuori dal podio scorgiamo Venezia che si posiziona al sesto posto nazionale (stessa graduatoria del 2009), Vicenza al nono (ha recuperato 5 posizioni) e Padova all’undicesimo (meno due posizioni). Va segnalato che nei primi dieci posti della classifica nazionale, ben otto province sono ubicate nella macro area del Nordest.

Norme scritte male, alimentano corruzione e concussione
Oltre a essere tantissime e in molti casi in contraddizione tra loro, le leggi in Italia sono tendenzialmente scritte male e incomprensibili ai più, per cui applicarle è molto difficile. Questa situazione di incertezza e di confusione interpretativa ha rallentato l’operatività degli uffici pubblici. Di fronte a un quadro così deprimente, i dirigenti pubblici acquisiscono sempre più potere quando stabiliscono scientemente di rinviare o bloccare una decisione. Con tante regole, la discrezionalità dei funzionari aumenta e, conseguentemente, anche le posizioni di rendita di questi ultimi, salgono al crescere del valore economico del provvedimento da deliberare. Un corto circuito che in molti casi innesca comportamenti corruttivi o concussivi, purtroppo, molto diffusi in tutta Italia.

Soluzioni? Stop al burocratese e all’abuso di ufficio
Innanzitutto, secondo l’Ufficio studi della CGIA, bisogna diminuire le norme presenti nel nostro ordinamento. Altresì, è necessario che queste leggi siano scritte meglio, cancellando le sovrapposizioni esistenti tra i vari livelli di governo, bandendo il burocratese e imponendo, in particolar modo, un monitoraggio periodico sugli effetti che queste producono, soprattutto in campo economico. E’ altresì necessario semplificare le procedure e introdurre controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo del silenzio-assenso, senza dimenticare che bisogna digitalizzare i processi produttivi di tutti i soggetti pubblici, obbligando il dialogo tra le loro banche dati per evitare la duplicazione delle richieste che periodicamente travolgono cittadini e imprenditori ogni qual volta si interfacciano con uno sportello pubblico.
Infine, come ha proposto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, bisogna abolire l’abuso d’ufficio. Nonostante l’intervento legislativo introdotto dal governo Conte 2, non sta venendo meno il ricorso alla “burocrazia difensiva” da parte di molti funzionari pubblici, perché la misura legislativa non incide sulle denunce, che una volta presentate, impongono di condurre le indagini. Tale situazione continua a provocare la cosiddetta “fuga dalla firma”, rallentando enormemente lo smaltimento delle pratiche nell’edilizia, nell’urbanistica e nel settore degli appalti. Per contro, infine, vanno premiati i dirigenti/funzionari che si comportano correttamente e rendono efficienti le proprie aree di lavoro: l’aumento della produttività, anche nel pubblico, va riconosciuto economicamente.

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