Approfondimenti

CGIL e associazioni. Urgenza e senso di un lavoro comune

Pochi giorni fa, il 19 luglio, la CGIL e un nutrito gruppo di realtà associative, che comprende ANPI, ARCI, AUSER, CRS, Fondazione L. Basso, Forum delle diseguaglianze e diversità e molti altri, hanno sottoscritto un accordo di consultazione e confronto animato dal proposito di dar vita a un’Alleanza per un nuovo modello di sviluppo e società. La firma del documento costituisce il punto di arrivo – e di immediata ripartenza – di un percorso iniziato solo da alcuni mesi e già contrassegnato da importanti momenti di collaborazione. Dunque un risultato maturato in tempi relativamente brevi, frutto di un processo serrato, come pure intende essere la prosecuzione dell’iniziativa.

D’altro canto va detto che l’esperienza appena avviata non è priva di precedenti. E ci sembra importante, proprio in questa occasione, ricordare l’iniziativa della Coalizione Sociale che nel 2015 fu lanciata proprio da Maurizio Landini, allora segretario nazionale della FIOM, e da Stefano Rodotà. Più recentemente, nel luglio del 2019, due incontri seminariali – uno dedicato alla qualità dello sviluppo con particolare riguardo ai temi ambientali e uno al rapporto tra lavoro e cultura – hanno raccolto attorno alla CGIL forze intellettuali e sociali disposte a impegnarsi in un comune percorso di elaborazione e ricerca, in vista della sperimentazione di una formula del tipo ‘stati generali’. Di lì a poco, lo scoppio della pandemia avrebbe costretto ad abbandonare il progetto, ma la strada di un raccordo impegnativo e stabile con l’associazionismo e il mondo della cultura era stata segnata con chiarezza.

Alla nuova esperienza, le Associazioni ed in particolare il CRS partecipano da quando l’idea di promuoverla è stata concepita e continuerà a impegnarsi affinché essa si sviluppi in modo ricco, produttivo, intenso. Con il proposito, in particolare, di valorizzare il doppio registro che ha caratterizzato l’intero percorso di definizione dell’accordo: per un verso, una mobilitazione di energie e risorse al fine di affrontare come meglio sia possibile i pressanti passaggi politici e sociali che mai come oggi, si può dire, il corso delle cose impone di affrontare; per un altro, una mobilitazione di energie e risorse per cercare di fare qualche passo avanti nella lettura delle attuali condizioni economiche e sociali, e perciò, anche, nella definizione delle strategie che in esse ha senso perseguire.

Naturalmente, la distinzione non va intesa in modo rigido. Anzi, l’avvicinamento dei due piani è parte, esso stesso, dei passi avanti che bisogna compiere. Allo stato degli atti, però, conviene riconoscere i limiti nei quali l’azione a ridosso delle urgenze politiche e sociali si può giovare della collocazione all’interno di un quadro interpretativo degno di questo nome, delineato con sufficiente ampiezza, e robusto, costruito intorno a idee pregnanti. Perciò, massimamente, importa che entrambi i registri siano presenti e che la loro differenza non manchi di attenzione, così che al secondo, in particolare, non tocchi la sorte di essere spiazzato dal diverso grado di cogenza che si connette al primo. Le ragioni delle battaglie che di volta in volta si devono combattere sono stringenti e fin troppo chiare – e però bisogna evitare che la peculiarità della loro forza non metta in ombra il piano della riflessione orientata ai dati della realtà di tipo strutturale, e al lungo periodo, se pure non si vuole che lo stesso orizzonte dell’agire diventi sempre più ristretto e le stesse capacità d’azione perdano di incisività.

Quest’ultima affermazione riposa su un giudizio – o almeno su una ‘percezione’ – nel merito della situazione che ci troviamo a vivere. In breve, si tratta di riconoscere la portata dei cambiamenti da tempo intervenuti nelle condizioni di base, materiali e morali, che governano i processi di integrazione della realtà sociale. Come in parte accennato, la convinzione di avere a che fare con mutamenti più che cospicui si è ripetutamente affacciata nel corso dei lavori che hanno portato alla firma dell’accordo, e puntualmente, con essa, è emersa l’esigenza di innovare le categorie e le chiavi interpretative delle quali ci serviamo per orientarci nel corso degli eventi. Ecco, il proposito al quale s’è fatto cenno è quello di contribuire a far sì che tale esigenza esca dal generico – meglio, che cessi di essere un’‘esigenza’ – per trasformarsi in ipotesi di lavoro o ‘programmi di ricerca’ delle quali controllare la fecondità.

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