Negli ultimi due anni, il caro vita ha messo a dura prova le tasche delle famiglie venete, costando loro quasi 3mila 500 euro in più a causa di un’inflazione che ha toccato il più 14,5 per cento. Secondo i dati forniti dall’ufficio studi della Cgia, la spesa media annuale delle famiglie venete è passata dai 23mila 529 euro nel 2021 ai 27mila 6 euro nel 2023, registrando un aumento del 14,8 per cento.
Questo incremento ha rappresentato un colpo duro soprattutto per le famiglie economicamente più fragili, che hanno subito una perdita di potere d’acquisto senza precedenti degli ultimi 25 anni. In pratica, molte famiglie hanno speso di più negli ultimi due anni, ma hanno portato a casa un numero di beni e servizi notevolmente inferiore.
A pagare il prezzo più alto sono anche le piccole attività commerciali, con le vendite delle botteghe artigiane e dei negozi di vicinato in netta contrazione in termini reali. La chiusura di molti di questi esercizi ha portato a un aumento delle saracinesche abbassate sia nei centri storici che nelle periferie, riducendo i luoghi di socializzazione e creando una sensazione di grigio nelle aree urbane.
La situazione ha avuto un impatto particolarmente negativo sugli anziani, una popolazione che, in Italia, conta oltre 10 milioni di persone sopra i 70 anni. Con la diminuzione dei negozi di prossimità, fare la spesa è diventato un problema significativo per coloro che non dispongono spesso dell’auto.
Nonostante le difficoltà, sembra che il peggio sia passato per quanto riguarda il caro vita. Le previsioni indicano che nel 2024 l’inflazione dovrebbe rallentare, registrando una crescita media inferiore al 2 per cento. Tuttavia, rimangono dubbi e incertezze, soprattutto in relazione alle situazioni di crisi in Medio Oriente e in Ucraina, che potrebbero far lievitare l’inflazione ben oltre il previsto.
Analizzando nel dettaglio le voci di spesa, i maggiori aumenti si sono verificati nelle bollette di luce e gas (più 64,7 per cento), nei costi di autocaravan e imbarcazioni (più 22,4 per cento), nei servizi di alloggio (più 22,1 per cento), nei trasporti (più 21,9 per cento) e nei prodotti alimentari (più 21,1 per cento). Al contrario, alcuni prodotti come gli apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici hanno registrato una riduzione del prezzo del 6,7 per cento, mentre gli apparecchi telefonici hanno subito una diminuzione del 12,2 per cento.