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Lavoratrice licenziata dopo 15 anni dalla Rsa Villa Resemini di Stienta

La mattina dell’11 settembre Olga Rajotova, 60 anni, si era svegliata presto come sempre ed era andata a fare le pulizie alla residenza per anziani Villa Resemini di Stienta, come faceva da 15 anni, compresi quelli drammatici del Covid, quando il suo lavoro era fondamentale quanto pericoloso. Una volta arrivata, il direttore l’ha fatta chiamare e le ha comunicato che da quel momento era disoccupata. Cos’era successo?
«La lavoratrice era dipendente della ditta Alba Chiara Srls, alla quale è subentrata nell’appalto la Cooperativa Solidarietà di Padova, che secondo normativa contrattuale e codice degli appalti avrebbe dovuto assumerla – spiega Giovanni Gallo, della Fisascat Cisl Padova Rovigo – Invece si è trovata improvvisamente senza lavoro. E si è rivolta a noi». La Fisascat ha immediatamente inviato una lettera di messa a disposizione della lavoratrice, sia alla cooperativa Solidarietà che ad Alba Chiara Srls, che precedentemente aveva gestito il servizio di pulizie nella Rsa.
E qui succede la prima stranezza. «Nessuna delle due risponde al sindacato – ricorda Gallo – ma risponde la ditta appaltante, e cioè, contattato telefonicamente, il direttore in persona, che sulle prime nega recisamente di aver parlato con la lavoratrice, specificando con enfasi che all’ora in cui le addette alle pulizie iniziano il loro lavoro, lui sta dormendo. In seguito, e questa è la seconda anomalia, risponde con un messaggio di posta certificata, ritrattando quello che aveva detto, confermando di aver comunicato personalmente alla lavoratrice la cessazione del rapporto di lavoro e aggiungendo che però era stata lei a rifiutare uno spostamento di orario proposto. Circostanza, questa, assolutamente falsa».
Ora la lavoratrice è a casa da un mese e non sa se sarà retribuita o meno. «Riteniamo – conclude il sindacalista – che la direzione di villa Resemini abbia in questa vicenda una responsabilità materiale, oltre che morale e che abbia ispirato la decisione della cooperativa Solidarietà di allontanare la lavoratrice. L’appalto era per due dipendenti: una è stata confermata, l’altra no. Già prima di subentrare nell’appalto, la coop aveva espresso l’intenzione di modificare le mansioni delle lavoratrici, affidando loro incarichi inaccettabili. E la Fisascat glielo aveva segnalato. Per parare il colpo, la ditta appaltante ha annunciato una proroga dell’appalto ad Alba Chiara Srls, della durata di un mese. Ma questa proroga non è mai stata applicata».
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