Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 28 giugno scorso della cosiddetta “legge Calderoli” sull’autonomia differenziata ha preso avvio il percorso verso il referendum abrogativo di tale legge.
Anche in Provincia di Rovigo, nei giorni scorsi, si è costituito il Comitato di coordinamento provinciale, che comprende le articolazioni territoriali di Associazioni, Partiti ed Organizzazioni Sindacali che hanno formalmente costituito il Comitato Promotore a livello nazionale, oltre ad Associazioni e Liste Civiche che hanno aderito a livello locale, non avendo rappresentanza nazionale.
Per il Polesine, il Comitato di coordinamento è attualmente composto da: Acli, Anpi, Arci, Legambiente, Libera, WWF, UDU/Rete Studenti Medi, Viva la Costituzione, AVS (Verdi e Sinistra Italiana), Comunisti Italiani, Movimento 5 Stelle, PD, Partito della Rifondazione Comunista, PSI, Forum dei Cittadini, Civica per Rovigo, CGIL e UIL ed è comunque aperto a ulteriori adesioni che dovessero aggiungersi nei prossimi giorni.
Un ampio fronte, quindi, che ritiene totalmente errata l’impostazione dell’autonomia differenziata quale disciplinata da questa normativa, che nulla ha a che vedere con quel virtuoso decentramento amministrativo in grado di avvicinare le Istituzioni ai cittadini auspicato dal terzo comma dell’art. 116 della nostra Costituzione: al contrario, il taglio delle risorse a disposizione degli Enti Locali non potrà che impoverire i servizi nel Territorio, già in grave difficoltà, creando malcontento e aumentando il disagio e la diffidenza nei confronti del legislatore. Si finirà inoltre solo per creare un nuovo centralismo regionale a discapito dei Comuni.
I promotori del referendum ritengono che la legge Calderoli non migliorerà le condizioni degli italiani – tantomeno di chi oggi è in maggiore difficoltà socio-economica – ma finirà addirittura per ampliare le diseguaglianze già esistenti non solo tra le Regioni più ricche e quelle più povere, ma anche tra i diversi territori all’interno della stessa Regione: una sorta di “secessione dei ricchi” che dividerà il Paese in tante piccole patrie. E ciò accadrà a maggior ragione se l’applicazione della normativa non sarà preceduta dalla precisa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e dall’adeguato finanziamento degli stessi.
Materie come la sanità pubblica, la pubblica istruzione, il lavoro con il valore universale del CCNL, ma anche le infrastrutture, le tematiche energetiche ed ambientali (solo per citarne alcune, dato che alle Regioni viene data facoltà di chiedere l’autonomia in alcune o tutte le 23 materie previste dal Titolo V della Carta Costituzionale) non possono essere frammentate, né possono essere negati ad alcuno i diritti a queste collegati: per esempio, con l’entrata in vigore di questa legge, in molte Regioni d’Italia i bambini non avranno il tempo pieno mentre in poche altre sì; in alcune zone del Paese ci saranno meno asili nido che in altre; maestri e maestre saranno pagati di più in alcune Regioni e meno in altre; di fatto avremo cittadini con diritti di cittadinanza di serie A e di serie B, classificati in base alla Regione o Territorio in cui vivono
Un ulteriore esempio concreto è anche fornito dallo stato in cui versa la Sanità pubblica, soprattutto territoriale nelle Regioni, che da tempo ormai spinge le persone più abbienti verso il privato e costringe chi non può permettersi le strutture a pagamento a rinunciare alle cure.
La questione dell’autonomia differenziata non è quindi solo un tema di “architettura costituzionale” ma incide profondamente sulla concreta possibilità di garantire a tutti i cittadini uguaglianza nei diritti e nell’accesso alle prestazioni sociali, e ciò indipendentemente dalla loro residenza.
Questa legge accentuerà il divario tra le Regioni e frammenterà ulteriormente il nostro Paese, che in questo modo è destinato a fallire: non può esserci sviluppo senza solidarietà, e accentuare gli squilibri già esistenti tra i territori significa mettere a repentaglio le basi stesse del vincolo di solidarietà tra le Regioni su cui si fonda il principio di unità della Repubblica. Ci attendono sfide globali e transizioni sociali, economiche, ambientali ed industriali che non potremo affrontare se non unendo forze e competenze, in un Paese coeso.
Per tutte queste ragioni, gli aderenti al Comitato si attiveranno anche nel nostro Territorio per informare le persone e raccogliere le 500mila firme necessarie per abrogare la legge.
La raccolta firme avrà inizio sabato 20 luglio e proseguirà fino al 20 settembre 2024 per portare l’Italia al voto nella Primavera 2025. Dal 24 luglio 2024 sarà anche possibile firmare on-line, utilizzando lo SPID o la carta d’identità elettronica, attraverso l’apposita piattaforma digitale che verrà resa disponibile a livello nazionale.
Per maggiori informazioni – e ovviamente per firmare – potrete rivolgervi ai Comuni, alle sedi delle Associazioni, dei Partiti e di tutti i Sindacati aderenti ma ci troverete anche nei mercati di molti Comuni, nelle feste dei partiti che aderiscono al Comitato e in tante altre iniziative pubbliche, il cui elenco sarà disponibile presso le sedi di tutti i soggetti aderenti al Comitato.
Il coordinamento provinciale di Rovigo del comitato promotore del referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata