Approfondimenti

CGIA: SEMPRE MENO GIOVANI E ANCORA TROPPO LONTANI DAL LAVORO

Negli ultimi dieci anni in Veneto il numero dei giovani in età lavorativa (15-34 anni)[1] è sceso di quasi 28.500 unità. Questa contrazione della popolazione nella fascia più produttiva della vita lavorativa (pari al -2,8 per cento) ha, rispetto alle regioni del Sud (-15,1 per cento), una dimensione molto contenuta.

Tuttavia, nei prossimi anni l’onda lunga della denatalità investirà anche la nostra regione con effetti sul mercato del lavoro molto negativi. Già oggi, infatti, molti imprenditori faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo.

Figuriamoci nei prossimi decenni. Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nel giro di breve tempo la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente.

  • Entro 2027 dovremo “rimpiazzare” quasi 250 mila addetti

Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro veneto richiederà poco meno di 250 mila addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione[2]. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. Non solo. Ancorché nel Veneto abbia dimensioni molto contenute, il tasso di disoccupazione giovanile è comunque al 13,4 per cento. Insomma, i giovani calano di numero e rimangono ancora troppo lontani dal mercato del lavoro. Il quadro, nel Veneto, si presenta meno sconfortante di altre aree del Paese, ma comunque destinato a peggiorare e rischiamo di pagare caro se, come sistema Paese, non torneremo ad aumentare il numero delle nascite e a investire maggiormente nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale.

  • Serve un patto sociale con gli immigrati che vogliono stabilirsi in Italia

Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese, appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni dovremo ricorrere stabilmente anche all’impiego degli extracomunitari. In che modo? Per legge, a nostro avviso, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese. Il contenuto dell’accordo? Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, al conseguimento di questi obbiettivi lo Stato italiano lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione. Sia chiaro: è un’operazione complessa e non facile da gestire, anche perché il tema dell’immigrazione e del suo rapporto con il mondo del lavoro è molto articolato. Non solo; tutto ciò richiede una Pubblica Amministrazione in grado di funzionare bene e con performance decisamente superiori a quelle dimostrate fino a ora. Il buon esito di un’iniziativa di questo tipo, ad esempio, non può prescindere da una ritrovata efficienza dei Centri per l’impiego, altrimenti la possibilità che l’iniziativa naufraghi è pressoché certa. Grazie al coinvolgimento anche delle Camere di Commercio, dovremo accelerare il processo di avvicinamento e di conoscenza tra la scuola e il mondo del lavoro, senza dimenticare che non potremo rinunciare a un forte incremento degli investimenti sugli ITS e sulla qualità della formazione professionale; materia, quest’ultima, di competenza delle Amministrazioni regionali.

  • Gli under 34 sono diminuiti soprattutto a Rovigo e Belluno

Le province venete più colpite dalla denatalità sono state Rovigo e Belluno. Se il capoluogo polesano in questo ultimo decennio ha subito una contrazione del 15,3 per cento (-7.214 giovani), quello dolomitico ha registrato un -5 per cento (-1.976). Più contenute, invece, le flessioni di Padova con -2,9 per cento (-5.481), Vicenza con -2,4 per cento (-4.487), Verona con -2 per cento (-3.942), Treviso con -1,7 per cento (-3.083) e Venezia con -1,4 per cento (-2.263).

Elaborazione Ufficio studi CGIA su dati Istat

 

Tab. 1 – Il calo della popolazione giovanile in Italia (15 – 34 anni) per regioni

Regione 2013 2019 2023 Variazione 2023/2013
numero var.%
Sardegna 361.165 316.142 289.275 -71.890 -19,9
Calabria 487.957 440.287 395.436 -92.521 -19,0
Molise 70.692 64.701 58.339 -12.353 -17,5
Basilicata 135.895 123.752 113.064 -22.831 -16,8
Sicilia 1.240.213 1.131.585 1.050.008 -190.205 -15,3
Abruzzo 294.176 265.650 250.388 -43.788 -14,9
Puglia 976.314 884.764 836.482 -139.832 -14,3
Campania 1.484.962 1.393.846 1.296.357 -188.605 -12,7
Umbria 181.721 167.171 163.228 -18.493 -10,2
Marche 320.844 296.946 290.007 -30.837 -9,6
Lazio 1.215.586 1.161.044 1.130.718 -84.868 -7,0
Piemonte 856.209 818.340 817.788 -38.421 -4,5
Valle d’Aosta 25.138 24.199 24.132 -1.006 -4,0
Toscana 722.645 694.774 696.681 -25.964 -3,6
Veneto 1.001.887 967.750 973.441 -28.446 -2,8
Friuli Venezia Giulia 230.441 222.484 225.111 -5.330 -2,3
Liguria 277.513 272.459 275.926 -1.587 -0,6
Lombardia 2.019.534 1.999.737 2.027.574 +8.040 +0,4
Prov. Aut. Bolzano 118.997 120.330 120.571 +1.574 +1,3
Prov. Aut. Trento 114.177 115.024 116.303 +2.126 +1,9
Emilia Romagna 854.881 851.097 873.180 +18.299 +2,1
Italia 12.990.947 12.332.082 12.024.009 -966.938 -7,4
Nord-ovest 3.178.394 3.114.735 3.145.420 -32.974 -1,0
Nord-est 2.320.383 2.276.685 2.308.606 -11.777 -0,5
Centro 2.440.796 2.319.935 2.280.634 -160.162 -6,6
Mezzogiorno 5.051.374 4.620.727 4.289.349 -762.025 -15,1

                                                         Elaborazione Ufficio Studi CGIA

 

Tab. 2 – Il calo della popolazione giovanile in Veneto (15 – 34 anni) per province

Province 2013 2019 2023 Variazione

2023/2013

ass. %
Rovigo 47.084 40.909 39.870 -7.214 -15,3
Belluno 39.309 37.796 37.333 -1.976 -5,0
Padova 191.036 184.257 185.555 -5.481 -2,9
Vicenza 183.703 177.347 179.216 -4.487 -2,4
Verona 194.787 189.048 190.845 -3.942 -2,0
Treviso 183.688 178.870 180.605 -3.083 -1,7
Venezia 162.280 159.523 160.017 -2.263 -1,4
Veneto 1.001.887 967.750 973.441 -28.446 -2,8
Italia 12.990.947 12.332.082 12.024.009 -966.938 -7,4

                                                      Elaborazione Ufficio Studi CGIA

 NOTA I dati si riferiscono al 1° gennaio di ogni anno.

 

[1] Per la precisione, la diminuzione è stata pari a 966.938.

[2] “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027). Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione”. La stima dei fabbisogni occupazionali è fornita dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere – Anpal che, periodicamente, raccoglie i dati attraverso delle interviste rivolte agli imprenditori e successivamente li elabora per mezzo di un modello econometrico multisettoriale.

 

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