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FONDI EUROPEI: ENTRO IL 31 DICEMBRE IL VENETO DEVE SPENDERE 71 MILIONI, ALTRIMENTI LI PERDIAMO

Entro la fine di quest’anno il Veneto deve ancora spendere 71 milioni di euro di Fondi di coesione europea, altrimenti corriamo il rischio di perderli. Insomma, dei 682 milioni messi a disposizione in questi 7 anni di programmazione, fino ad ora ne abbiamo “messi a terra” 611. In altre parole, per il settennio 2014-2020, abbiamo speso l’89,6 per cento delle risorse messe a nostra disposizione da Bruxelles e, salvo, imprevisti, non dovremmo avere alcun problema a investirli tutti. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Molto diversa, invece, è la situazione nel resto del Paese. Dei 64,8 miliardi di euro di fondi europei di coesione messi a disposizione dell’Italia sempre nel ciclo 2014-2020[1], di cui 17 di cofinanziamento nazionale, la spesa complessiva certificata da Bruxelles al 31 dicembre scorso è stata di 35 miliardi, pari al 54 per cento dell’ammontare totale che include anche la quota che noi italiani abbiamo dovuto sostenere.

Pertanto, entro il 31 dicembre 2023, data di scadenza di attuazione di questo settennato, dobbiamo spendere i restanti 29,8 miliardi (pari al 46 per cento della quota totale), di cui 10 sono di cofinanziamento nazionale. Se non riusciremo a centrare questo obbiettivo, la quota di fondi UE non utilizzatati andrà persa.

Insomma, è a rischio una buona parte dei 19,8 miliardi che Bruxelles ci ha messo a disposizione da almeno nove anni.

Le ragioni di questa difficoltà nell’ utilizzare i soldi europei è nota da tempo[2]. Scontiamo, innanzitutto, una grossa difficoltà di adattamento della nostra Pubblica amministrazione alle procedure imposte dall’UE. Dopodichè, la nostra macchina pubblica presenta livelli di qualità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese molto modesti e una efficienza che può contare ancora su ampi margini di miglioramento. Il personale, soprattutto dell’area tecnica, ha retribuzioni basse e, spesso, risulta, anche per questa ragione, poco motivato. Specificità che caratterizzano, in particolar modo, i dipendenti pubblici delle regioni e degli enti locali del Mezzogiorno.

Va comunque segnalato che dei 19,9 miliardi di euro di risorse europee che dobbiamo “mettere a terra” entro la fine di quest’anno, 15,3 sono in capo allo Stato centrale (Progetti PON, FESR e FSE) e 4,6 alle regioni. Insomma, sarebbe sbagliato “prendersela” solo con le amministrazioni periferiche; la necessità di investire nel personale pubblico riguarda, purtroppo, tutti i livelli.

Come era prevedibile sono a rischio anche i fondi del PNRR. In attesa della presentazione del nuovo stato di avanzamento da parte di Italia Domani, secondo la Nota di aggiornamento al DEF (Nadef), presentata il 27 settembre scorso, entro il 31 dicembre 2022 dovremmo aver speso 20,5 miliardi di euro, praticamente la metà dei 41,4 miliardi previsti inizialmente dal DEF. In questo caso, l’aumento del costo dei materiali avvenuto nell’ultimo anno ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo “saltare” molti obbiettivi previsti dal PNRR.

Tornando ai dati relativi ai Fondi di coesione, al 31 dicembre scorso, dei 21,2 miliardi finanziati dall’UE e gestiti dalle nostre regioni nel settennio 2014-2020, 16,6 sono stati spesi e gli altri 4,6 dovranno esserlo entro quest’anno. Le amministrazioni regionali più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno. Entro la fine del 2023, pena la perdita delle risorse, la Puglia deve spendere altri 335 milioni di euro, la Calabria  616 milioni, la Campania 1,27 miliardi e la Sicilia addirittura 1,45 miliardi.  In buona sostanza, al 31 dicembre scorso, la percentuale di spesa realizzata sul totale da ricevere era solo del 65,5 per cento in Calabria, del 65,7 per cento in Campania e del 64 per cento in Sicilia.

Tab. 1- Attuazione della Politica di Coesione UE (Ciclo 2014 – 2020)

Piani Operativi Regionali (POR) Fondi FESR e FSE – milioni di euro

TERRITORI Risorse finanziate UE

2014-2020

Spesa richiesta a UE

2014-2020

Risorse UE a rischio entro

2023

(a) (b) c=(b/a) d=(a-b)
Sicilia 4.034 2.580 64,0% 1.453
Campania 3.713 2.438 65,7% 1.275
Calabria 1.784 1.168 65,5% 616
Puglia 3.561 3.226 90,6% 335
Basilicata 558 394 70,5% 164
Emilia Romagna 634 490 77,3% 144
Liguria 374 250 67,0% 123
Marche 437 329 75,4% 108
Sardegna 688 615 89,4% 73
Veneto 682 611 89,6% 71
Piemonte 919 860 93,5% 60
Toscana 763 704 92,3% 59
Umbria 325 279 85,7% 46
Abruzzo 207 175 84,5% 32
Friuli V. Giulia 254 222 87,3% 32
PA Trento 109 94 86,2% 15
Lombardia 970 963 99,2% 8
Valle d’Aosta 59 51 87,0% 8
PA Bolzano 137 130 94,9% 7
Molise 77 71 91,8% 6
Lazio 936 964 103,0% -28
(1) TOTALE REGIONI – POR 21.218 16.612 78,3% 4.607
Nord Ovest 2.322 2.123 91,5% 198
Nord Est 1.816 1.546 85,2% 269
Centro 2.460 2.275 92,5% 185
Mezzogiorno 14.621 10.667 73,0% 3.954

 

Piani Operativi Nazionali (PON) Fondi FESR e FSE – milioni di euro

TERRITORI Risorse finanziate UE

2014-2020

Spesa richiesta a UE

2014-2020

Risorse UE a rischio entro 2023
(a) (b) c=(b/a) d=(a-b)
(2) TOTALE – PON 26.658 11.369 42,6% 15.290
         

 

              Piani Operativi Nazionali e Regionali (PON e POR) Fondi FESR e FSE – milioni di euro

 

TERRITORI Risorse finanziate UE

2014-2020

Spesa richiesta a UE

2014-2020

Risorse UE a rischio entro 2023
(a) (b) c=(b/a) d=(a-b)
(1+2) TOTALE COMPLESSIVO 47.877 27.980 58,4% 19.897
         

Elaborazione Ufficio studi CGIA su dati del Ministero per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR

[1] Essi sono: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Programmi Operativi Nazionali e Programmi Operativi Regionali.

[2] https://ponculturaesviluppo.beniculturali.it/my_uploads_pcs/2018/06/POSITION-PAPER-COMMISSIONE-EUROPEA.pdf#page=14

 

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