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Lavoro povero – Cgil, Cisl e Uil: “Retribuzioni adeguate e lavoro meno precario le nostre priorità”

«I risultati emersi dallo studio della commissione sul “lavoro
povero” istituita dal ministro del lavoro e delle Politiche
sociali Andrea Orlando mette in evidenza quanto le Organizzazioni
Sindacali denunciavano ben prima della pandemia e che la crisi dovuta
al Covid ha soltanto acuito. Secondo il rapporto, nel 2019 l’11,8%
dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2.
Il fenomeno si concentra nei servizi a bassa qualifica ed è spinto
da part time e contratti precari.
Questo conferma che uno dei maggiori problemi emersi in Italia negli
ultimi anni, anche prima della pandemia, è che anche chi lavora,
oltre ovviamente ai disoccupati, non sempre riesce a garantire
un’esistenza dignitosa per sé e la propria famiglia. Uno dei
problemi principali è quello delle retribuzioni, sulle quali
abbiamo sempre molto insistito, sia nei confronti delle istituzioni
che delle parti datoriali, soprattutto in occasione dei rinnovi dei
contratti collettivi di lavoro.
Alla base di questo problema c’è una concezione del lavoro come
un semplice costo da abbattere, andata sempre più affermandosi negli
ultimi anni. Si è pensato erroneamente che la svalutazione del
lavoro, invece della sua valorizzazione anche salariale, potesse
permettere a un’impresa di rimanere sul mercato. Una ricetta che si
è rivelata perdente, perché in questo modo si sono creati sempre
più poveri, con maggiore evidenza durante la pandemia. A questo si
aggiunge un mercato del lavoro che si è fatto via va sempre più
precario. Anche su questo, come Organizzazioni Sindacali abbiamo
avanzato sempre proposte alternative. Un fenomeno che oggi ci fa
vedere con preoccupazione anche il rimbalzo dell’economia,
soprattutto in alcuni settori dove le nuove assunzioni, in
particolare nella fase post pandemia, hanno riguardato per oltre
l’80 lavoro precario, contribuendo quindi al fenomeno del lavoro
povero, che coinvolge in particolare le fasce più deboli: giovani e
donne, a cui spesso si impone un part-time cosiddetto volontario che
crea le problematiche messe in evidenza dello studio della
commissione.
Nella nostra provincia il lavoro precario si avvicina al 90% delle
nuove assunzioni dello scorso anno, quindi sopra la media nazionale.
Una situazione che noi crediamo vada sanata e sulla quale come
sindacato continueremo ad impegnarci, con le nostre proposte nei
confronti delle istituzioni per un lavoro meno precario e meno
povero, e per l’aumento salariale anche attraverso il rinnovo dei
contratti nazionali e aziendali. Ci aspettiamo un’azione concreta
anche attraverso le nuove norme sui tirocini, perché proprio i
tirocini, che sono tra le forme di lavoro più precarie, vengono
spesso usati in maniera impropria per tenere basso il costo del
lavoro soprattutto nei confronti dei giovani, che si trovano a
lavorare a tempo pieno anche per 400 euro al mese e senza il contesto
di orientamento e formazione previsto da questo strumento. Inoltre va
sottolineato che il lavoro povero ha anche delle ricadute negative
in termini di contributi previdenziali, in particolare per le
categorie più colpite come i giovani e le donne.
Crediamo quindi che sul fenomeno del lavoro povero e delle
problematiche ad esso connesse debbano interrogarsi tutti, non solo i
sindacati, ma anche le organizzazioni datoriali e le istituzioni. Noi
faremo la nostra parte e la faremo cercando di conquistarci anche
il dialogo che riteniamo fondamentale in fase di attuazione della
progettualità del Pnrr perché ad oggi, né a livello nazionale né
locale, il tema non solo della quantità del lavoro, ma soprattutto
della sua qualità in termini contrattuali – meno lavoro precario
e salariali adeguatamente retribuiti – sembra essere considerato
una priorità, cosa che invece è per noi. Anche a livello locale
come Organizzazioni Sindacali cercheremo quindi di tenere alta
l’attenzione su questo tema, finché non vedremo sviluppi concreti
sulla qualità del lavoro e non saremo riusciti ad arginare il lavoro
povero e tutte le conseguenze, anche di natura sociale, che questo
fenomeno porta con sé».
Pieralberto Colombo
Segretario generale
Cgil Rovigo

Samuel Scavazzin
Segretario generale
Cisl Padova Rovigo

Fabio Osti
Segretario generale
Uil Rovigo

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